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ESTERI DOPO IL VOTOAlcuni campioni di roccedi scisto da cui vieneestratto lo shale gasre mondiale nel giro di pochi anni. Trasformandoin realtà a portata di manoquella che fino a due-tre anni fa era soloun sogno: l’“indipendenza energetica”americana (così viene chiamata dai tempidel presidente Nixon).Quest’anno gli Stati Uniti produrrannoda sé l’84 per cento di tutta l’energiadi cui hanno bisogno, e prima dellafine del decennio raggiungeranno la pienaautosufficienza: solo quattro anni fa,nel 2008, producevano il 73,9 per centodell’energia che consumavano. Dopo il2020 non si vedranno più petroliere dalMedio Oriente o dal Venezuela attraccarenei porti statunitensi. Niente più guerreamericane per il petrolio in giro peril mondo. E per di più, una fenomenalereindustrializzazione del paese e dellasua economia. Che è in corso già ora, eha contribuito in misura decisiva alla rielezionedi Obama.I numeri della fortunaAlla fine di quest’anno gli Usa produrranno,grazie all’apporto dei gas di scistee dei biocarburanti, l’equivalente di11,4 milioni di barili al giorno di petrolio,cioè quasi quanto l’Arabia Saudita.E nel 2014 diventeranno il primo produttoremondiale di idrocarburi. Volendo,a quel punto potrebbero esportaregas in Europa e soprattutto in Asia: inquelle due aree geo-economiche, infatti,il gas costa rispettivamente fra i 6 egli 8 e fra i 15 e i 16 dollari per milionedi unità termali. Negli Stati Uniti inveceil costo oscilla ormai fra i 2 e i 3 dollari:sembra impossibile, ma appena quattroanni fa era di 12 dollari. La rivoluzionedei costi è stata resa possibile dall’immissionesul mercato del gas di sciste, dicui l’America è il terzo detentore di riservemondiale dopo Cina e Russia,ma il primissimo per valorizzazioneeconomica. Gli StatiUniti potrebbero dunqueesportarlo già ora con profittoin Oriente, ma hanno sceltodi non lanciarlo sul mercatomondiale per una validissimaragione: la rapidissimaflessione del costo dell’energiasta spingendo le impreseamericane che avevano delocalizzatoattività in Europa e in Oriente a ritornarein patria, e sta attraendo come unmagnete investimenti di multinazionalistraniere. La Shell sta per aprire un grandeimpianto per la produzione di etano(idrocarburo che è la base dei polimericon cui si produce la maggior parte dellematerie plastiche che utilizziamo) a BeaverCounty, vicino a Pittsburg,fino a ieri un cimitero industrialedell’acciaio. La DowChemical sta chiudendo lesue attività in Belgio, Olanda,Spagna, Regno Unito e Giapponema investe intensamentenella produzione di propilenein Texas. Cinquanta nuoviprogetti nel settore chimiconegli Usa hanno visto o stannoper vedere la luce, e 30 miliardi didollari di investimenti riguardano i soliimpianti per la produzione di etilene edi fertilizzanti. Uno studio dell’AmericanChemistry Council afferma che l’iniezionedi competitività portata dallo shalegas ha invertito il declino delle industriechimiche, delle plastiche, dell’alluminio,metallurgica, della gomma, dei rivestimentimetallici e del vetro.Abbinata all’aumento del 16per cento dei salari cinesi nelcorso dell’ultimo decennio,la benedizione del gas di scistesta producendo un grandefenomeno di rimpatrio delleattività industriali manifatturieredelocalizzate in Orientedei settori delle macchineutensili, dei prodotti elettronici,dei materiali per trasporto, dell’arredamento,eccetera. Il revival dell’industriachimica è tale che persino la Basf,la grande azienda chimica tedesca, hadovuto ammettere che è impossibile competerecoi costi americani.84PER CENTOla quota del fabbisognoenergeticoche gli Stati Uniticopriranno da sé nel2012. Nel 2020 saràil 100 per cento11,4MILIONIdi barili di petrolio algiorno. È l’equivalenteche gli Usa produconograzie all’apportodei gas di sciste edei biocarburanti484MILAi nuovi posti di lavoroche in America sisono registrati nelsettore dell’energiaa partire dal 2009fino ad oggiL’impatto sulla creazione di posti dilavoro non è ancora quantificato, se nonper i nuovi impieghi nel settore dell’energia:484 mila fra il 2009 e oggi.Imponenti riserve di gas di scisteesistono, oltre che in Cina e in Russia,anche in Europa, ma soloin America si è potuto materializzarein pochi anni unmiracolo economico del tuttoinatteso. La ragione apparenteè la differente valutazionedel rischio ecologico: mentrei paesi europei guardanocon estremo sospetto le tecnichedi trivellazione dette “fracking”,che hanno permessodi valorizzare economicamente il gas disciste, gli Stati Uniti che queste tecnichehanno inventato si sono mostrati permissivifin dall’inizio. L’iniezione ad altapressione di acqua mista a uno 0,5 percento di reagenti chimici negli strati profondiper provocare le crepe da cui poifuoriesce il gas è stata proibita in Franciae Bulgaria, confinata all’ambito sperimentalein Germania. Mala ragione profonda è il diversoregime delle proprietà fondiarie:negli Usa la proprietàprivata si estende al sottosuolodel terreno posseduto,invece in Europa ciò che sitrova sotto la superficie è diproprietà dello Stato e richiedeil suo permesso e le sueregolamentazioni per esseresfruttato. In America i proprietari di terresono incoraggiati a concedere i lorofondi per ricerche e trivellazioni con tecnologiesperimentali dalla prospettivadelle royalties che verrebbero loro senzaalcun investimento. La loro disponibilitàe la legislazione che non attribuisce alloStato il monopolio delle risorse minerarieha incoraggiato piccole imprese adassumersi il rischio di esplorazioniche potevano concludersicon profitti limitati, tuttaviainteressanti per investitorisu piccola scala, mentrele grandi compagnie avrebberodisdegnato l’operazione.Le piccole imprese che sisono assunte i rischi dell’avviodi attività hanno apertola strada alle grandi compagnie,quando i dati geologici raccolti grazieai loro sforzi sono diventati invitanti.È il modello americano dell’impresa cheha permesso all’America di ricominciarea sognare, altro che Obama.Rodolfo CasadeiFoto: AP/LaPresse28 | 21 novembre 2012 | |

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