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LETTEREAL DIRETTORELa legge è un elasticosoggetto al tiremmolla.Il caso Ruby insegnaMi è parsa rivelatrice la lettura che il Corriere dellaSera ha fatto della lettera indirizzata da donJulián Carrón alla Fraternità di Cl. Ovviamente ilquotidiano si è fermato solo sul passaggio in cui il sacerdoteparagona «quanto accade in questi tempi al nostro movimento»alle vicende bibliche del popolo di Israele. «Mi auguroche non ci debba capitare quello che è successo adesso: rifiutandosi di ascoltare i richiami dei profeti, il popolofu portato in esilio», scrive Carrón. Eppure, rilanciando que-sto brano della lettera, il Corriere scegliedi titolare “Carrón: ‘esilio’ per renderciumili”, suggerendo l’idea che infondo il vero intento di Cl sia quello diautoesiliarsi dal mondo. O meglio, rivelandoquale sia in realtà l’auspicio delgiornalone della bella borghesia: cheCl si levi dalle balle una volta per tuttee si dedichi alla filosofia. La prova delnove? Eccola: «L’intransigenza dellaLega che dice di essere pronta a correreda sola se gli alleati non accetterannola candidatura Maroni sembradestinata a fare da preludio a un’inevitabilesconfitta. Ma anche questa èuna scelta politica: paradossalmente èla stessa strada che don Julián Carrónsuggerisce al suo movimento quandoinvita a liberarsi “da qualsiasi pretesaegemonica” e ricorda l’esilio biblicodel popolo di Israele che “spogliato ditutto capì dove stava la sua vera consistenza”»(Claudio Schirinzi, Corrieredella Sera Milano). Ma solo uno pienodi pretese egemoniche poteva leggerel’invito del capo di Cl alla conversionecome un ordine di ritirata in sagrestia.Più che «la strada suggerita da Carrón»,pare l’avvertimento del padrone:cari bamini, non fatevi più vedere ingiro, di modo che non siamo costrettia farvi veramente male. Paola Finessi via internetLa lettura dell’esilio altrui è un esercizioparrocchiale sempre molto interessatoe suadente. Immagino peròche Carrón non abbia scritto quelche ha scritto per farsi benedire daquelli lì.2Rispondo “di getto” alla lettera pubblicatasu Tempi numero 45 a firmadi Andrea Baldazzi, che si sbalordisceperché gli insegnanti ritengonouna beffa l’offerta di 15 giorni di feriein più a fine anno scolastico. Forsenon tutti sanno che il lavoro dell’insegnantesi distribuisce in 6 giorni allasettimana e che il cosiddetto “giornolibero” è una consuetudine, ma nonobbliga il dirigente ad assegnarlo aisuoi docenti; inoltre il “giorno libero”è libero dall’attività di lezione in classe,ma non dalla correzione dei compiti,dalla preparazione delle lezioni equant’altro (per tutto ciò a volte serveanche la domenica o qualche serata).Quando un docente chiede 30 giornidi ferie estive deve includere anche isabati. Un lavoratore dipendente, laureato,che guadagna né più né ne menodi un insegnante, ha circa 30 giornidi ferie estive più 52 sabati per un totaledi quasi 3 mesi all’anno! È sì unabeffa offrire 15 giorni di ferie in piùnel periodo di astensione delle lezioni,sarebbe come offrire a un dipendentedei giorni in più di ferie nei sabatia fronte della richiesta di maggior lavoronelle altre giornate. Sarebbe facileanche contestare l’affermazioneche le 40 ore settimanali debbano esserefatte a scuola (dove? Con qualistrumenti? Con quale servizio mensa?Eccetera), tuttavia il problema non èquantificare il lavoro dell’insegnante,ma riconoscere che questa bellissimaprofessione non può essere ridotta alivello impiegatizio. Giovanni Pasi via internetE anche questo è sacrosanto. Insomma,vedete che l’oggettivitàmeritocratica è la fossa della vita?2Ho molto apprezzato l’articolo sulgrande balzo in avanti in Cina (Tempinumero 45). Giustamente vi si parlaanche della censura che su tali fattiviene operata dalla nostre parti. Miricordo tuttavia che avevo letto un articolosimile nei primi anni Sessanta inSelezione dal Reader’s Digest; tra l’altromi ricordavo del particolare delleacciaierie. Voglio dire che chi volevapoteva sapere anche prima, solo checerte pubblicazioni venivano considerate“propaganda filoamericana”. Nazareno Morresi MacerataÈ vero. Anch’io avevo in casa la famosaSelezione e non ci ho buttatoocchio. Vabbè ero pioniere di Mao.2Leggendo le cronache dal Tribunaledi Milano sul processo Ruby-Berlusconi(nel quale sono una contro l’altronon avendolo lei mai accusato luidi nulla), mi sono ricordato di una co-SPORTÜBERALLESUNA RIFLESSIONE ATLANTICO-MILANISTACi sono rotte che non si invertonomanco se cambia il comandante in capodi Fred PerriNon lo dite a me, gli Stati Uniti sono uno mito finda quando ho visto Albertone con il suo “wuozzamerica”e il suo “maccarone, m’hai provocatoe me te magno”. Per anni da là abbiamo importatoil meglio. Hemingway e Lola Falana, i Platters e BobMcAdoo, i pop corn al cinema e Elvis the Pelvis, JohnWayne e Philip Roth, Kennedy e Ava Gardner. Poi, però,abbiamo cominciato a deragliare, a fare i fenomenie a prendere il peggio, non per colpa loro, degli americani,ovviamente, ma per colpa nostra.Ci sono cose che laggiù hanno un senso e qui no.Halloween è un film dell’orrore fatto molto bene (ilprimo), ma pensare di riprodurre quel rito da noi mifa inferocire. Conosco addirittura chi organizza ilFoto: AP/LaPresse62 | 21 novembre 2012 | |

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