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Sopra, il sovrintendentedella Fenice di VeneziaCristiano Chiarot.Sotto, il maestroMyung-Whun Chung,alla guida dell’Orchestrae del Coro della Fenice(Foto: Jean-FrançoisLeclercq).A lato, una vedutadel teatro, riapertonel 2003 dopo cheun incendio dolosolo distrusse quasicompletamentenel 1996 (Foto:Michele Crosera)l’idea di far incontrare culturae mercato evoca continuamentemal di pancia, ilterrore che l’una possa esseresvenduta in nome delmo».Semplice, ma non banale. La Fenice,come e forse più di altri teatri, ha unventaglio di pubblici estremamente diversi.Ci sono i melomani che arrivano dallacittà e dal resto d’Italia e poi ci sono i turisti,spesso solo genericamente innamoratidella musica ma ugualmente interessati abeneficiare di quel “brand” internazionaleche è La Fenice. «Per i turisti – riprendeil Sovrintendente – abbiamo modulatoun’offerta su misura, immutata in terminidi qualità ma più agile in termini ditempi». Così si spiega il grande sforzo dimettere in cartellone anche due spettacolidiversi nello stesso weekend, «per darela possibilità a chi è in città di passaggiodi vedere anche più di una recita. In questastagione – spiega Chiarot – abbiamo18 titoli e 122 recite d’opera, senza contarei concerti sinfonici e ormai da annicerchiamo di proporre un’offerta validae specifica in ogni periodo dell’anno». Inattesa di conoscere i risultati di uno studioavviato con la Camera di Commercioper quantificare l’impatto economico delteatro sulla città di Venezia, Chiarot sottolineacome l’efficienza di cui va tanto fierosia figlia di un progetto culturale pre-«Il discorso sull’efficienza è un altro aspettodel discorso sulla qualità dell’offertaculturale. Le due cose non sono alternativeo destinate a non incontrarsi mai»ciso. «Insieme al direttore artistico FortunatoOrtombina siamo riusciti a valorizzarela grande fantasia dei professionistiche abbiamo qui mettendola al serviziodel teatro e della città stessa. Perchéil discorso sull’efficienza è un altro aspettodel discorso sulla qualità dell’offertaculturale. Le due cose non sono alternativeo destinate a non incontrarsi mai.Se non riuscissimo a pagare i costi con ilbotteghino non potremmo fare il lavoroche facciamo». Eppure| | 21 novembre 2012 | 49

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