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ecensire i giornaliIl blog di AntonioGurradoSu tempi.itAntonio Gurradogestisce Qwerty,il blog che recensiscei giornali.Finora ha analizzatoIL, TeleSette,Il Secolo d’Italia,Sportweek,la ProvinciaPavese, Il Tirreno,Panorama, l’edizionefrancesedi Repubblica,l’Adige, TV Sorrisie Canzoni, ilCorriere dellaSera, L’Europeo eil Guerin SportivoI lettori di Repubblica sono così lontanida ogni provincialismo che sembranoessere i maggiori beneficiari del taglio delleprovince imposto dal governo, a eccezionedegli alunni delle terze elementari chedovranno impararne a memoria molte dimeno. Chissà se questo non contrari CorradoAugias, che sabato 3 tuona dalla suatribuna contro «quei genitori che assistonopassivi al precoce corrompimento intellettualedei loro figli» in risposta a una signorache sta valutando se iscrivere la sua frugolettaalla Deutsche Schule perché inquella italiana mancano le lavagne multimedialie ci sono suore che parlano maledell’aborto. Augias d’altronde gestisce le prdi Repubblica con i lettori e far finire unapropria lettera nel suo box grigio equivalea un cavalierato, talché si crea una sorta disindrome di Stoccolma per la quale i lettoricercano di assecondare Augias e Augiascerca di assecondare i lettori. Memorabilela lettera di martedì 30 ottobre, in cui untale Paolo Lupo e Augias conversano amabilmentedi Berlusconi senza nominarlo,come due amici sorpresi sul treno a chiacchieraredi un terzo: lo evocano come coluiche «ha rubato il sogno di una generazioneonesta», colui che «ha cambiato la percezionedel denaro», «uomo furente e spaventato»,«attore consumato».Quando si tratta di Berlusconi, l’inamericanifavorevole alla sua rielezione èschiacciante rispetto a chi vorrebbe che avincere fosse il suo sfidante».Astenersi provincialiD’altra parte, chi si sognerebbe di criticareBloomberg e Stiglitz una volta chevenissero citati, con grande autorità ecompetenza, dai lettori più attenti nelcorso del pranzo domenicale? Non ci riferiamoalle loro opinioni ma ai loro nomi.Repubblica offre loro validi sostituti anagrafici;le stesse idee, sostenute da GianLuigi Scabbia o da Giacomo Frangiflutti(pesco nomi a caso dalle firme delle lettereal quotidiano), suonerebbero se nonmeno credibili di sicuro più criticabili.Basta invece che si chieda: «Avete lettoBloomberg e Stiglitz?», e tutti automaticamentedanno loro ragione al soloscopo di non fare la figura dei provinciali.Mica per niente Michele Serra, inapertura de “L’amaca” dello stesso giorno,spara: «Non potrei essere provincialeneanche se lo volessi: non sarei credibile».Lettori e autori di Repubblica tuttopossono essere meno cheprovinciali e infatti venerdì2 alle province in bilico,quelle in cui l’accorpamentopotrebbe comportarela guerra civile, vienededicata un’intera pagina tutta rivoltaall’allisciamento dell’immaginario deltarget di Repubblica: il pisano Marco Malvaldipreferisce contaminarsi coi livornesipiuttosto che «pagare auto blu a Fiorito»(che non è né pisano né livornese),il tarantino Giancarlo De Cataldo plaudealla fusione con Brindisi così da poter«lottare insieme per lavoro e ambiente»(perché evidentemente separati non nevale la pena), Luca Bottura rivendica che«la diversità è la nostra ricchezza» (ma aben guardare sta parlando delle ricettedei tortellini), l’erudito Umberto Eco nonbatte ciglio di fronte al miscuglio tra Alessandriae Asti «tanto io parlo entrambi idialetti» (e quindi io, che parlo inglese efrancese, posso dirmi favorevole all’accorpamentodell’Italia a Inghilterra e Francia).Massimo Carlotto si oppone invecealla fusione di Padova intellettuale e filooperaiacon «la Treviso della Lega»: è notoinfatti che la miglior maniera per insegnareai leghisti i benefici dell’integrazionemulticulturale è isolarli in un angolinocon Giancarlo Gentilini.Il formato consente di piegare il quotidianonella sacca della giacca di vellutoo nello zainetto finto-povero lasciandosempre in bella evidenza la testata| | 21 novembre 2012 | 37

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