11.08.2015 Views

FinMEccanica

Scarica il PDF - Settimanale Tempi

Scarica il PDF - Settimanale Tempi

SHOW MORE
SHOW LESS
  • No tags were found...

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

L’ITALIACHE LAVORAUna sceltadi campoTutto è iniziato con l’idea di “salvare” le terredel Parco Sud di Milano. Poi sono arrivatii primi raccolti, il negozio, l’allevamento dei vitellie il maneggio. Storia della cascina Santa Martae di una occasione che è diventata impresaUmiltà, pazienza, sacrificio e una certadose di coraggio. Serve questo peraccettare la proposta di tornare alavorare nei campi, far fruttare la terra,sudare sotto il sole cocente per far crescereuna piantina. È così che è nata la Cooperativaagricola Santa Marta. Da unaintuizione, una delle tante, di don LuigiGiussani: per salvaguardare i monacibenedettini della Cascinazza da una eventualespeculazione edilizia futura, occorrevaacquistare i terreni intorno al monastero,una cascina e tornare a lavorare laterra. Non solo, perché l’idea era anchequella di dar vita a un luogo pronto adaiutare chiunque fosse in cerca di aiuto.Emilio è stato il primo a imbarcarsinell’avventura che diverrà la CooperativaSanta Marta, che prende il nomedall’omonima cascina situata nel ParcoSud di Milano, a Zibido San Giacomo. Ilcasale non era abbandonato, ad abitarloera la famiglia Binda Beschi, ben lietadi accogliere qualcuno in quell’edificioenorme, e felice di poter condividere conaltre persone la fatica del lavoro. Fino aquel momento si coltivavano riso e mais,ma grazie all’arrivo dei nuovi inquilinie al loro dinamismo, il patrimonio dellatradizione agricola sarebbe tornato a viverenel suo splendore, seguendo la ricettadegli antichi valori.È il 1996 quando iniziano i primi lavoridi ristrutturazione. La corte è uno deitipici insediamenti rurali che da semprepopolano la pianura Padana. Ad accogliereil visitatore, quando arriva, un’anticatorre merlata del Settecento. Oggi, doposedici anni, ad abitare la cascina SantaMarta ci sono undici uomini e diecidonne dell’associazione laicale MemoresDomini, otto famiglie con relativa prolee don Gianni Calchi Novati: in tutto unasessantina di persone. E i lavori di rinnovamentonon sono ancora terminati.Dalla coltivazione di riso e mais sipassa a produrre anche frutta e verdura.L’idea è di Gianni: è da questo momentoche l’azienda familiare si trasforma inuna vera e propria cooperativa. Si riducela superficie della coltivazione di massa esi iniziano a piantare frutta e ortaggi divario tipo e per intensificare i raccolti sicostruiscono le prime serre.Nel 2002 entra in società Federico.Viene da Crema, ha un diploma in ragioneria,dopo le superiori ha frequentatouna scuola di pasticceria. E fino a quel«In questo lavoro bisogna essere umili.Basta una grandinata o un mese di siccitàe il raccolto va in fumo. Gli imprevistitra i campi sono sempre dietro l’angolo»momento si era divertito a sfornare tortee pasticcini. Niente a che vedere col lavorodell’agricoltore. Arare, irrigare, seminaree trebbiare non lo aveva mai fatto.«Ho cominciato da zero. Me lo hannoproposto e ho detto di sì», dice sorridendo.«Mi occupo principalmente dellaparte amministrativa e commerciale, mase bisogna andare nei campi non mi tiroindietro; in questo lavoro bisogna essereumili: quello che serve bisogna farlo senzatroppi programmi perché quelli sono iprimi a essere stravolti. Basta una grandinatao un mese di siccità e il raccolto vain fumo. Gli imprevisti tra i campi sonosempre dietro l’angolo. Quest’anno, adesempio, abbiamo piantato gli spinaci maper un motivo o per un altro non sonocresciuti come pensavamo e quelli chepossiamo vendere sono davvero pochi».Di lavoro ce n’è semprestato tanto in cascina, maFederico la sua busta pagal’ha dovuta inventare: «Erocontento della vita che avevoiniziato a fare, ma per52 | 21 novembre 2012 | |

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!