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La forza della comunicazione - Ministero per i Beni e le Attività ...

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1705) Il giuramento di Bruto dopo il suicidio di Lucrezia , (olio su tela, cm. 228<br />

x 176) databi<strong>le</strong> agli anni 1670-1680.<br />

Dopo circa due anni dalla proposta di acquisto presentata dalla Soprintendenza<br />

BSAE <strong>della</strong> Basilicata al <strong>Ministero</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> e <strong>Attività</strong> Culturali, la preziosa o<strong>per</strong>a<br />

è stata finalmente acquisita al patrimonio pubblico stata<strong>le</strong>.<br />

«<strong>La</strong> tela raffigura - come scrive il Soprintendente Abita - il momento in cui, dopo<br />

il suicidio di Lucrezia, il marito Lucio Collatino e Lucio Giunio Bruto giurano vendetta.<br />

L’episodio, narrato da Tito Livio, benché raro nella pittura italiana, appare<br />

nel Seicento privo degli intenti moralistici cui soggiaceva nell’epoca medieva<strong>le</strong><br />

e rinascimenta<strong>le</strong> e, <strong>per</strong> <strong>le</strong> diverse esigenze rappresentative, viene dato risalto all’intimo<br />

dramma di Lucrezia che decide di togliersi la vita a causa dell’abuso subito<br />

da Sesto Tarquinio, figlio di Tarquinio il Su<strong>per</strong>bo, ultimo re di Roma, oppure<br />

al momento in cui i suoi famigliari giurano vendetta, dando fine così alla progenie<br />

dei re di Roma, avviando la Città verso la costituzione repubblicana. E’ possibi<strong>le</strong><br />

che il soggetto, specie considerando la seconda interpretazione, abbia<br />

avuto singolari sviluppi nell’ambito seicentesco <strong>della</strong> ripresa dell’interesse verso<br />

la storia romana, giacché lo si ritrova spesso realizzato en pendant con episodi<br />

ugualmente a essa col<strong>le</strong>gati come la Congiura di Catilina ovvero il Suicidio di<br />

C<strong>le</strong>opatra. Nel dipinto il corpo esanime di Lucrezia è rappresentato in basso a<br />

destra retto dal<strong>le</strong> ancel<strong>le</strong>, con una bellissima idea e un alto senso coloristico,<br />

che si delinea sul contrappunto tra il manto azzurro e il biancore dell’incarnato<br />

privo di vita. Ugualmente d’effetto la figura di Bruto, inondata da una soffusa luce<br />

che ne mette in risalto l’armatura e il roseo incarnato. Tali espedienti, assieme al<br />

grande tendaggio che copre il gruppo del<strong>le</strong> ancel<strong>le</strong>, rimarcano l’interesse neoveneziano,<br />

cortonesco e rubensiano del pittore e <strong>per</strong>mettono di datare l’o<strong>per</strong>a<br />

alla fine del 1670, primi dell’80».<br />

<strong>La</strong> pregevo<strong>le</strong> e inedita o<strong>per</strong>a è stata presentata prima agli organi di informazione, nell’ambito<br />

di una partecipata conferenza stampa tenutasi qualche giorno prima (12<br />

Febbraio) <strong>della</strong> Festa di Va<strong>le</strong>ntino e, successivamente è stata esposta al pubblico,<br />

e attualmente fa parte del<strong>le</strong> col<strong>le</strong>zioni <strong>per</strong>manenti del Museo di Palazzo <strong>La</strong>nfranchi.<br />

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