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2. Profilo aziendale - Azienda Ospedaliera di Parma

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la viremia è già elevata e il danno epatico già in atto, rendendo quin<strong>di</strong> particolarmente <strong>di</strong>fficile stu<strong>di</strong>are le primissime<br />

fasi dell’interazione tra il virus ed il sistema immunitario. Per tale motivo, la maggior parte dei dati sul comportamento<br />

dell’immunità innata nelle fasi precoci dell’infezione derivano da esperimenti in modelli animali.<br />

Obiettivi e metodo: L’identificazione <strong>di</strong> due donatori <strong>di</strong> sangue, risultati accidentalmente positivi per HBsAg prima del<br />

rialzo della viremia, ha fornito l’opportunità unica <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are longitu<strong>di</strong>nalmente la cinetica delle risposte innata e<br />

adattativa.<br />

Risultati e ricaduta assistenziale: Sono stati isolati i linfociti del sangue periferico dei due donatori in <strong>di</strong>versi punti<br />

tempo, dal momento in cui sono risultati positivi per HBsAg, con un titolo sierico <strong>di</strong> HBV-DNA ancora basso, fino a<br />

negativizzazione della viremia, con sviluppo <strong>di</strong> anticorpi anti-HBs. Sono stati stu<strong>di</strong>ati fenotipo e funzionalità dei linfociti<br />

natural killer (NK) e natural T (NT) e anche dei linfociti T CD8 e CD4 HBV-specifici.<br />

I dati ottenuti in<strong>di</strong>cano che le cellule NK e NT vengono prontamente attivate prima della massima elevazione dell’HBV-<br />

DNA, mentre i linfociti T HBV-specifici raggiungono il loro picco quando la carica virale sta già declinando, con<br />

produzione <strong>di</strong> IL2 che precede quella <strong>di</strong> IFN- , confermando l’importanza <strong>di</strong> IL2 nel controllo <strong>di</strong> HBV. Quin<strong>di</strong>, a<br />

<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quanto precedentemente osservato in modelli animali, il nostro stu<strong>di</strong>o ha evidenziato una tempestiva ed<br />

efficiente attivazione dell’immunità innata in seguito all’infezione da HBV, permettendo <strong>di</strong> acquisire nuove informazioni<br />

sui fenomeni che si associano al controllo dell’infezione. I risultati dello stu<strong>di</strong>o potrebbero quin<strong>di</strong> essere utili al fine <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>segnare nuove immunoterapie per il trattamento dell’infezione da HBV.<br />

8. Gaibazzi, N; Squeri, A; Reverberi, C (2009) Ra<strong>di</strong>ation and contrast-free characterization of an<br />

unexpected mass during pregnancy EUROPEAN HEART JOURNAL 30 (12) : 1439-1439 IF=8.917 IF<br />

assegnato =8.917<br />

Titolo: Caratterizzazione <strong>di</strong> una massa intracar<strong>di</strong>aca inaspettatamente rilevata durante la gravidanza senza utilizzo <strong>di</strong><br />

ra<strong>di</strong>azioni ionizzanti o contrasto<br />

Razionale dello stu<strong>di</strong>o: Le meto<strong>di</strong>che invasive <strong>di</strong> imaging car<strong>di</strong>aco, come la TAC, pur essendo <strong>di</strong> estrema utilità per<br />

la formulazione della <strong>di</strong>agnosi, possono presentare controin<strong>di</strong>cazioni per potenziali pericoli da ra<strong>di</strong>azioni ionizzanti.<br />

Obiettivi e metodo: Questo case report descrive un caso in cui l’integrazione <strong>di</strong> due tecnologie non ra<strong>di</strong>ogene come<br />

l’ecocar<strong>di</strong>ografia 3D e la risonanza magnetica senza mdc hanno consentito la definizione della <strong>di</strong>agnosi con un<br />

approccio non invasivo.<br />

Risultati e ricaduta assistenziale: La paziente in oggetto è una donna ventisettenne gravida asintomatica,<br />

sottoposta a ecocar<strong>di</strong>ografia per lieve soffio sistolico rilevato durante visita <strong>di</strong> routine, con ECG normale.<br />

L’ecocar<strong>di</strong>ografia transtoracica ha rilevato una sottile cisti tondeggiante (13 mm <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro), reperto confermato da<br />

ecocar<strong>di</strong>ografia tri<strong>di</strong>mensionale in tempo reale. Per una migliore caratterizzazione del tessuto è stata eseguita una<br />

risonanza magnetica car<strong>di</strong>aca senza contrasto, controin<strong>di</strong>cato dalla gravidanza, che ha <strong>di</strong>mostrato la natura ematica<br />

della cisti. Sebbene le cisti car<strong>di</strong>ache ematiche in gravidanza siano un evento raro, è possibile <strong>di</strong>agnosticarle con<br />

approccio non invasivo, tramite ecocar<strong>di</strong>ografia e RMN car<strong>di</strong>aca, senza necessità <strong>di</strong> mezzo <strong>di</strong> contrasto.<br />

9. Menozzi, A; Solinas, E; Ortolani, P; Repetto, A; Saia, F; Piovaccari, G; Manari, A; Magagnini, E;<br />

Vignali, L; Bonizzoni, E; Merlini, PA; Cavallini, C; Ar<strong>di</strong>ssino, D (2009) Twenty-four months clinical<br />

outcomes of sirolimus-eluting stents for the treatment of small coronary arteries: the long-term SES-<br />

SMART clinical study EUROPEAN HEART JOURNAL 30 (17) : 2095-2101 IF=8.917 IF assegnato<br />

=8.917<br />

Titolo: Beneficio clinico a <strong>di</strong>stanza dell’impiego degli stent me<strong>di</strong>cati al sirolimus per la rivascolarizzazione dei vasi<br />

coronarici <strong>di</strong> piccolo calibro. Risultati a 24 mesi dello stu<strong>di</strong>o SES-SMART<br />

Razionale dello stu<strong>di</strong>o: La rivascolarizzazione coronarica me<strong>di</strong>ante angioplastica ed impianto <strong>di</strong> stent metallico<br />

tra<strong>di</strong>zionale è parzialmente limitata nella sua efficacia dalla restenosi intrastent. Tale fenomeno consiste in un nuovo<br />

restringimento del lume vasale e si verifica generalmente dopo circa 6 mesi dalla procedura <strong>di</strong> impianto, determinando<br />

<strong>di</strong> frequente ripresa <strong>di</strong> sintomatologia anginosa. Il rischio <strong>di</strong> restenosi intrastent dopo impianto <strong>di</strong> stent metallico è<br />

superiore nei vasi <strong>di</strong> piccolo calibro. Gli stent me<strong>di</strong>cati al sirolimus hanno <strong>di</strong>mostrato <strong>di</strong> ridurre l’incidenza <strong>di</strong> restenosi<br />

angiografica e della necessità <strong>di</strong> ulteriori procedure <strong>di</strong> rivascolarizzazione della lesione coronarica rispetto agli stent<br />

metallici tra<strong>di</strong>zionali, ma non sono noti i risultati clinici a lungo termine <strong>di</strong> questo trattamento nella popolazione ad alto<br />

rischio <strong>di</strong> restenosi rappresentata dai pazienti trattati con angioplastica ed impianto <strong>di</strong> stent in vasi <strong>di</strong> piccolo calibro.<br />

Obiettivi e metodo: Obiettivo principale dello stu<strong>di</strong>o è confrontare il risultato clinico a lungo termine (24 mesi)<br />

dell’impiego <strong>di</strong> stent me<strong>di</strong>cati al sirolimus vs stent metallici nel trattamento <strong>di</strong> pazienti con stenosi coronariche situate<br />

in arterie <strong>di</strong> piccolo calibro. Si tratta <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o multicentrico, randomizzato e a singolo cieco. L’end-point primario<br />

dello stu<strong>di</strong>o è rappresentato dagli eventi maggiori car<strong>di</strong>aci e cerebrovascolari a 24 mesi, che includono morte, infarto<br />

miocar<strong>di</strong>co non fatale, nuova rivascolarizzazione della lesione trattata ed ictus.<br />

Risultati e ricaduta assistenziale: 257 pazienti sono stati randomizzati a uno dei due trattamenti, e seguiti per 24<br />

mesi. Il follow-up è stato completato da 254 pazienti (98.8%). L’impiego degli stent me<strong>di</strong>cati al sirolimus rispetto a<br />

quelli me<strong>di</strong>cati è risultato essere associato in modo significativo ad una riduzione dell’end-point clinico primario (1<strong>2.</strong>6%<br />

vs 33.1%; HR 0.30, 95% CI: 0.17-0.55; P

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