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finale rappresentavano i principi guida. 34 La logica economica sulla quale il<br />
Gruppo di Aix ha basato le proprie raccomandazioni differisce da quella dei<br />
regimi economici adottati in passato, da quello imposto da Israele dopo il<br />
1967 a quello previsto dal Protocollo di Parigi. Il gruppo ha suggerito di adottare<br />
confini commerciali, un’area di libero scambio israeliano-palestinese e di<br />
prevedere flussi controllati di forza lavoro. Vi sono poi raccomandazioni specifiche<br />
per quanto riguarda le questioni finanziarie e monetarie.<br />
Epilogo 2006: un vicolo cieco?<br />
L’ascesa al governo di Hamas, nel gennaio 2006, dopo il suo sorprendente<br />
successo alle elezioni, sembra indicare l’inizio di una nuova era. Benché il<br />
quadro di riferimento relativo alle opzioni per le relazioni tra i due popoli sia<br />
rimasto immutato, le posizioni di Hamas e le risposte della comunità internazionale<br />
e di Israele alla sua vittoria fanno sorgere un importante interrogativo:<br />
c’è qualche possibilità di raggiungere un accordo? Inoltre, nelle circostanze<br />
attuali, non è chiaro in che modo possa svolgersi una normale vita economica.<br />
Le opzioni valutate in questo articolo sono state presentate nel quadro di uno<br />
schema a due dimensioni: una riferita all’esistenza o meno di confini, l’altra al<br />
carattere imposto o consensuale delle decisioni assunte (si veda il diagramma<br />
1). La politica economica che Israele adottò nel 1967 nei confronti dei Territori<br />
occupati – “integrazione economica imposta” – continuò sino al 1994,<br />
quando venne firmato il Protocollo di Parigi. L’“integrazione consensuale”,<br />
basata sull’assenza di confini, caratterizzava il Protocollo di Parigi. In realtà,<br />
confini economici imposti – quella che abbiamo chiamato “politica di chiusura”<br />
– sono esistiti di fatto a partire dal 1994. La quarta alternativa, che si basa<br />
su confini consensualmente stabiliti, è un’opzione che non è mai stata sperimentata.<br />
In questo articolo sostengo che nel corso degli ultimi anni si è creato<br />
un vasto consenso sui suoi vantaggi sia politici sia economici.<br />
L’ascesa del governo di Hamas rappresenta una sfida inattesa. Secondo la<br />
sua piattaforma programmatica, Hamas rifiuta un accordo definitivo con Israele,<br />
soprattutto per quanto riguarda la divisione della terra lungo un confine<br />
consensualmente stabilito. Sembra quindi che Hamas non possa essere il<br />
partner di alcun accordo, dato che per giungere a un accordo sono necessarie<br />
due parti che si legittimino reciprocamente. Tutti gli accordi esistenti prevedevano<br />
che i due stati si sarebbero riconosciuti reciprocamente. Le parti avrebbero<br />
potuto decidere su un’unica entità economica senza confini, ovvero<br />
un’entità politica binazionale i cui accordi economici avrebbero potuto assomigliare<br />
a quelli dell’Unione europea successivi al 1992 o avrebbero potuto istituire<br />
economie separate con confini riconosciuti e consensuali. Tuttavia, il<br />
rifiuto di riconoscere legittimità al partner, come quello rivendicato dai politici<br />
palestinesi appartenenti a Hamas o fatto proprio dai politici israeliani che in<br />
34 È opportuno informare il lettore del fatto che all’interno del Gruppo di Aix io ero il coordinatore<br />
del gruppo israeliano. Le opinioni riportate in queste pagine sono esclusivamente mie, e non sono necessariamente<br />
condivise dagli altri membri del gruppo.<br />
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