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Oslo come a una possibile valvola di sfogo delle tensioni implicite nel modello<br />
della democrazia etnica. Nello stesso modo, sebbene da una prospettiva<br />
meno “progressista”, Raphael Cohen Almagor ha sostenuto il piano Gaza<br />
First portato avanti dal governo Sharon. Sergio Della Pergola, per parte sua,<br />
ha proposto soluzioni anche più radicali per una riformulazione su base etnica<br />
delle frontiere. 30<br />
Ciò che sembra emergere chiaramente dalla discussione è il fatto che – date<br />
anche le proiezioni demografiche per il futuro della regione, sfavorevoli alla comunità<br />
ebraica dentro e fuori Israele – territorio e demografia si trovano ancora<br />
una volta a essere tra i fattori principali nel processo di decision-making. 31<br />
Come la classe dirigente sionista pre 1948, Israele si trova oggi davanti alla prospettiva<br />
di confini incerti, a cui possono corrispondere bilanci demografici anche<br />
molto differenti. Il concetto di maggioranza ebraica diviene dunque la guida<br />
per valutare gli esiti territoriali dei processi in corso. Tale constatazione ha<br />
portato alla scelta esplicita di separare istituzionalmente le aree arabe ed ebraiche<br />
della Palestina. Ancora Dowty nota che “se Israele sceglie di integrare politicamente<br />
i territori, non potrà rimanere ebraico e democratico allo stesso tempo:<br />
esso potrebbe diventare uno stato binazionale arabo-ebraico, o negare pieni<br />
diritti civili ai non ebrei residenti”. 32 Lo stesso concetto è stato formulato anche<br />
da Shimon Peres: “Per rimanere uno stato ebraico, demograficamente e<br />
moralmente, Israele ha bisogno della nascita di uno stato palestinese”. 33 Ragionamenti<br />
simili sono stati presentati a sostegno delle politiche del governo di Ariel<br />
Sharon. Il suo successore, Ehud Olmert, nel suo discorso alla conferenza di<br />
Herzliya del 2006, ha sostenuto che “non vi è dubbio che il passo più importante<br />
e drammatico davanti a noi sia determinare i confini permanenti dello<br />
stato di Israele, per assicurare una maggioranza ebraica nel paese”. 34<br />
Della Pergola – che propone l’inclusione delle aree a maggioranza araba in<br />
Israele nel futuro stato palestinese – sottolinea:<br />
38<br />
il conflitto intrinseco fra l’essere uno stato ebraico e democratico allo stesso<br />
tempo è inevitabilmente connesso alla questione della composizione etnoreligiosa<br />
della popolazione [...]. L’interesse israeliano ed ebraico nel mantenere<br />
una società basata su esplicite coordinate culturali ebraiche – e quindi fondata<br />
su una maggioranza ebraica permanente – implica la rinuncia alle rivendicazio-<br />
stione palestinese [cioè la questione dei Territori occupati], si può immaginare l’eliminazione delle restrizioni<br />
per gli arabi in Israele, la loro ammissione alla leva, e il loro riconoscimento come minoranza [...] cui<br />
è concessa un’autonomia di tipo non territoriale”; S. Smooha, Ethnic Democracy: Israel as an Archetype,<br />
cit., pp. 203, 234.<br />
30 A. Dowty, Is Israel Democratic? Substance and Semantics in the “Ethnic Democracy” Debate, cit., pp.<br />
9-10; A. Cohen Almagor, Israeli Democracy at the Crossroads, cit. pp. 266-275; S. Della Pergola, Demographic<br />
Trends in Israel and Palestine. Prospects and Policy Implications, in “American Jewish Yearbook”,<br />
23, 2003; P. Sorbi, Sergio Della Pergola, Fioritura o declino? Il futuro del popolo ebraico. Intervista con Sergio<br />
della Pergola, in “Avvenire”, 28 dicembre 2005.<br />
31 Si vedano le proiezioni demografiche presentate da vari studi: Israeli Central Bureau of Statistics<br />
(Icbs), Statistical Abstract (2006); S. Della Pergola, Demographic Trends in Israel and Palestine. Prospects<br />
and Policy Implications, cit.; Y. Courbage, Reshuffling the Demographic Cards in Israel/Palestine, in “Journal<br />
of Palestine Studies”, 28, 4, estate 1999.<br />
32 A. Dowty, The Jewish State. A Century Later, cit., pp. 233-234.<br />
33 S. Peres, Ecrire l’histoire à l’encre verte, in “Le Monde Diplomatique”, maggio 1998.<br />
34 Ivi, p. 11.