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e spazzate via con notevoli perdite. “Il giorno dopo Ben Gurion in persona visitò<br />

il fronte: non era un bello spettacolo.” Ciononostante, per la storia, il 30<br />

maggio l’azione fu ritentata con il rinforzo del 52° battaglione della brigata<br />

Ghivati. Altro scacco. Il colonnello americano Mickey Markus, chiamato a dirigere<br />

le operazioni, telegrafò a Yadin, con la burbanza di chi sta a vedere e<br />

non partecipa: “Ero là e ho visto la battaglia. Il piano era buono; buona l’artiglieria;<br />

eccellenti i mezzi corazzati; fanteria vergognosa”.<br />

Se fosse scampato, Silica avrebbe avuto il destino di essere tra coloro che<br />

fondarono la nuova colonia collettiva (kibbuz) di Zikim (Scintille): quasi sul<br />

mare, a sud della cittadina di Migdal (poi Ashkelon), là dove era esistita la località<br />

palestinese di Hirbiya, a pochi chilometri dalla Striscia di Gaza occupata<br />

dalle truppe egiziane. Per sua buona sorte morì perché il kibbuz fu coinvolto<br />

in uno stillicidio di violenze, scontri e ritorsioni con i palestinesi appena rifugiatisi<br />

intorno a Gaza. Lungo il mare correva, infatti, una pista clandestina per<br />

il passaggio di quei palestinesi che tentavano di infiltrarsi verso nord o anche<br />

per quelli che cercavano di recuperare almeno una piccola parte dei raccolti<br />

sulle loro terre che adesso erano state assegnate proprio a Zikim. A costoro si<br />

aggiungevano pure ladruncoli ebrei dei poveri centri dell’area, anch’essi attirati<br />

dagli opulenti aranceti e limoneti. Come ha scritto Benny Morris, l’autore<br />

forse più famoso e prolifico della cosiddetta “nuova storiografia israeliana”, gli<br />

scontri nella zona andarono avanti con intensità almeno per il triennio 1949-<br />

1951, con decine di morti e feriti palestinesi, colpiti specialmente da minetrappola.<br />

4 Nel piazzarle quelli di Zikim divennero presto così conosciuti che<br />

nelle cerchie dei kibbuzim ci si riferiva al “sistema Zikim”. Nel luglio 1949,<br />

però, anche un ragazzo del kibbuz rimase ferito da una mina mentre Arye<br />

Goldstein, uno dei giovani arrivati dalla Romania, fu ucciso il 24 giugno 1953<br />

dallo scoppio d’un ordigno che stava maneggiando come esperto di esplosivi.<br />

Come ovvio, la lunga catena di vittime con la consapevolezza della ingiusta<br />

occupazione delle terre palestinesi dalle quali erano stati cacciati i proprietari<br />

legittimi provocò a Zikim e in altri kibbuzim di “sinistra” una tempesta di discussioni:<br />

ciò in riferimento, in particolare, da un lato con il principio della<br />

“fraternità tra i popoli” di cui il movimento del Kibbuz Arzì si fregiava, dall’altro<br />

con l’ipocrita adeguamento complessivo all’andazzo delle espulsioni,<br />

dei saccheggi e delle uccisioni da parte della direzione del Mapam e di non<br />

pochi compagni di base, disposti a far tesoro della manna arrivata a portata di<br />

mano. A metà del 1949 una circolare del Dipartimento per la sicurezza del<br />

Kibbuz Arzì, che definiva ambiguamente gli infiltrati palestinesi “forse degli<br />

infelici, forse elementi pericolosi”, non fece altro che gettare olio sul fuoco dei<br />

dibattiti interni. Fu allora che a Zikim i più coerenti con l’idea dell’intesa internazionalistica<br />

tra le genti, non avendo ancora dimenticato il principio di un<br />

unico stato bi-nazionale arabo-ebraico in Palestina, sostenuto fieramente dal<br />

Kibbuz Arzì fino al 1948, scelsero lo scontro politico a fondo, probabilmente<br />

a causa di nuovi incidenti (si parlò di un furto di bestiame a opera di membri<br />

del kibbuz, condannato dagli organi centrali del movimento con una sorta di<br />

multa da versare agli organi stessi). È presumibile, però, che fossero in mino-<br />

4 B. Morris, Israel’s Border Wars 1949-1956, Clarendon Press, Oxford 1993, pp. 132-134.<br />

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