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te, cioè esplicitamente mirate, o indirette, per gli effetti che producono non<br />

intenzionalmente.<br />

Da questa molteplicità di attori emerge un modello di controllo delle risorse<br />

idriche caratterizzato dalla proliferazione delle autorità, istituzionali e<br />

non, e dalla persistenza, accanto a forme di gestione moderna, di forme di<br />

gestione di tipo premoderno, assumendo qui come “moderno” un sistema<br />

retto da istituzioni di tipo statale o di libero mercato, cioè disgiunte da criteri<br />

di funzionamento consuetudinario, familiare o di clan. La sovrapposizione di<br />

queste istanze eterogenee determina, accanto a un problema di scarsità strutturale<br />

dovuto a problemi climatici e geomorfologici e ai limiti allo sfruttamento<br />

e al consumo imposti da Israele, un secondo ordine di problemi dovuto<br />

alle capacità sociali e istituzionali di gestione palestinese, che potrebbe, secondo<br />

alcuni autori, determinare un livello di scarsità indotta addirittura più<br />

elevato di quello determinato dai fenomeni di scarsità strutturale. 16 Senza<br />

dubbio l’agricoltura palestinese soffre di un gap idrico, che si evince dall’esigua<br />

percentuale di terreni irrigui, 17 ma per valutare l’impatto e le interrelazioni<br />

reciproche tra i limiti intrinseci ed estrinseci alla radice di questo gap, di<br />

questa domanda latente di risorse idriche insoddisfatta, bisogna considerare<br />

il modello e i volumi dei consumi idrici palestinesi e analizzare i sistemi locali<br />

di gestione delle acque.<br />

I consumi idrici palestinesi si attestano intorno ai 252,4 Mm 3 /a, 120<br />

Mm 3 /a in Cisgiordania e 132 Mm 3 /a nella Striscia di Gaza. Il settore agricolo<br />

ne assorbe la parte principale, pari a circa il 59 per cento, quello domestico il<br />

34,7 per cento e quello industriale il 6,5 per cento (tabella 4). I sistemi idrici<br />

palestinesi fanno capo ai pozzi, alle sorgenti naturali e alle cisterne domestiche,<br />

rifornite, nelle situazioni di penuria, da autobotti, e devono soddisfare<br />

essenzialmente due tipi di domanda, domestica e agricola, dal momento che<br />

il fabbisogno industriale è quasi irrilevante. L’altro sistema di distribuzione idrica<br />

in funzione nei Territori occupati è quello che fa capo a Mekorot. La<br />

rete, che inizialmente serviva solo le basi militari e gli insediamenti coloniali,<br />

come accennato, fra gli anni settanta e ottanta si è allargata, allacciando anche<br />

molte città e villaggi palestinesi, diventata in molti casi l’unica fonte di<br />

approvvigionamento. L’allacciamento delle abitazioni private palestinesi alla<br />

rete idrica di Mekorot ha determinato un’impennata nei consumi domestici,<br />

introducendo un elemento innovativo sul fronte sia dei sistemi di gestione idrica<br />

sia del modello dei bisogni. Il livello di percezione di questo meccanismo<br />

da parte della popolazione palestinese sembrerebbe molto limitato, non<br />

solo perché l’allacciamento alla rete idrica israeliana viene vissuto come un<br />

miglioramento delle condizioni di vita senza alcuna considerazione dei mec-<br />

16 J. Trottier, Water and the Challenge of Palestinian Institution Building, in “Journal of Palestine Studies”,<br />

inverno 2000; L. Ohlsson, Water: an Elusive and Ultimate Constraint for Development in Regional<br />

Case Studies of Water Conflict, University of Göteborg, Göteborg 1992; Id., Hydropolitics: Conflict over Water<br />

as a Development Constraint, Zed Book, London-New York 1995; Id., Environment, Scarcity and Conflict.<br />

A study of a Malthusian Concern, University of Göteborg, Göteborg 1999.<br />

17 Applied Research Institute, Water Resources and Irrigate Agriculture in the West Bank, Jerusalem-<br />

Bethlehem, marzo 1998, p. 94; Palestinian National Authority, Strategy for Water Authority, Pna, gennaio<br />

1999, p. 3.<br />

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