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maggiori partiti laici israeliani, con l’appoggio implicito della maggior parte<br />

degli altri partiti laici e religiosi, condividono un accordo informale che esclude<br />

i partiti arabi dalle coalizioni di governo”. 13 A questo fenomeno è corrisposta,<br />

ovviamente, una sostanziale sottorappresentazione della popolazione non<br />

ebraica all’interno del governo e della pubblica amministrazione. Analoghi<br />

meccanismi hanno caratterizzato l’evoluzione dell’Histadrut. 14 Un capitolo a<br />

parte è rappresentato dalla questione del welfare e dello sviluppo territoriale,<br />

e dal ruolo svolto in questo senso da Ja e Histadrut. Lo status della Ja e delle<br />

altre agenzie sioniste, lo abbiamo notato, è decisamente particolare, come lo<br />

erano i problemi che si ponevano alla classe dirigente sionista. Ecco come Ben<br />

Gurion si esprimeva, per esempio, sulla questione degli incentivi alla natalità:<br />

Nella misura in cui il problema del [basso] tasso di natalità non riguarda tutti<br />

gli abitanti, ma solo la comunità ebraica, esso non può essere risolto dal governo.<br />

[Se] il governo pianificasse di aumentare il tasso di natalità garantendo una<br />

speciale assistenza alle famiglie numerose, i principali beneficiari sarebbero gli<br />

arabi. [...] Dato che sono solo gli ebrei che hanno bisogno di questi incentivi, il<br />

governo non può occuparsi del problema, e la questione deve essere trasferita<br />

nella mani della Ja o di qualche altra organizzazione ebraica. Se il tasso di natalità<br />

ebraico non aumenta, è in dubbio la sopravvivenza dello stato ebraico. 15<br />

La citazione chiarisce diversi punti importanti. Come prima cosa, l’affermazione<br />

esplicita della funzione di queste organizzazioni, ossia la gestione “etnica”<br />

di una serie di politiche che lo stato, vincolato al principio di uguaglianza<br />

dei cittadini, non può attuare in modo discriminatorio. In secondo luogo, la<br />

preoccupazione riguardo ai destini demografici di Israele chiarisce che il campo<br />

di intervento di tali organizzazioni, lungi dall’essere accessorio o residuale,<br />

riguarda aspetti fondamentali dell’esistenza dello stato ebraico. Il fatto che il<br />

governo “non si possa occupare” di problemi strategici per il futuro dello stato,<br />

dunque, costituisce la ragion d’essere delle agenzie sioniste nel contesto<br />

post 1948.<br />

Nella storia del welfare israeliano, inizialmente, il coinvolgimento diretto<br />

dello stato era relativamente poco importante. Dopo il 1948 Israele mantenne<br />

una tripartizione delle politiche di welfare, derivata dal periodo mandatario.<br />

La prima categoria riguardava le attività finanziate da Wzo e Ja; la seconda<br />

era rappresentata dal sistema previdenziale gestito dall’Histadrut; la terza<br />

rappresentava il livello di assistenza sociale “universale” garantita direttamente<br />

dallo stato. I primi due canali costituivano la gran parte del finanziamento<br />

israeliano del welfare, mentre al terzo era assegnata un’importanza residuale.<br />

Secondo Ze’ev Rosenhek e Michael Shalev “era politicamente e fiscalmente<br />

13 E. Kapelowitz, Religious Politics and Israel’s Ethnic Democracy, in “Israel Studies”, 6, 3, autunno<br />

2001, p. 3.<br />

14 Sul ruolo istituzionale dell’Histadrut nel campo del lavoro e della previdenza – e sul suo atteggiamento<br />

verso gli arabi – si veda M. Shalev, Jewish Organized Labor and the Palestinians. A Study of State-Society<br />

Relations in Israel, in B. Kimmerling (a cura di), The Israeli State and Society. Boundaries and Frontiers,<br />

Suny Press, Albany 1989; S.B. Greenberg, Race and State in Capitalist Development. Comparative Perspectives,<br />

Yale University Press, New Haven-London 1980, pp. 372-380.<br />

15 I. Lustick, Arabs in the Jewish State. Israel’s Control of a National Minority, cit., pp. 108-109.<br />

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