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L'arte di amare-Erich Fromm.pdf

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della sua indole, del suo amore. Con ciò non voglio <strong>di</strong>re che una persona non<br />

possa cambiare le proprie opinioni; l'importante è che resti salda nei suoi<br />

principi, nel suo rispetto per la vita e per la <strong>di</strong>gnità umana. Nello stesso<br />

modo abbiamo fede in noi stessi. Siamo consci dell'esistenza <strong>di</strong> un nostro io,<br />

<strong>di</strong> quella parte intima della nostra personalità che resta immutata, e che<br />

resiste durante tutta la vita, ad onta delle circostanze e <strong>di</strong> ogni eventuale<br />

cambiamento d'opinione e <strong>di</strong> sentimenti. t la parte intima, il vero significato<br />

della parola "io", sulla quale si fonda la coscienza del nostro vero essere. Se<br />

non abbiamo fede nella sopravvivenza del nostro io, la nostra libertà è<br />

minacciata e noi <strong>di</strong>ventiamo succubi <strong>di</strong> altre persone la cui approvazione<br />

<strong>di</strong>venta per noi un'affermazione della nostra personalità. Solo colui che ha<br />

fede in se stesso è in grado <strong>di</strong> essere fedele agli altri, lui solo può avere la<br />

certezza <strong>di</strong> essere per loro, in un tempo futuro, com'è oggi e che, <strong>di</strong><br />

conseguenza, sentirà e agirà come ora sente e agisce. La fede in se stessi è una<br />

con<strong>di</strong>zione della propria capacità <strong>di</strong> promettere e poiché, come Nietzsche<br />

<strong>di</strong>sse, l'uomo può essere definito dalla sua capacità <strong>di</strong> promettere, la fede è<br />

una delle con<strong>di</strong>zioni dell'esistenza umana. Ciò che conta, in relazione<br />

all'amore, è la fede nel proprio amore e nella propria capacità <strong>di</strong> suscitare<br />

l'amore negli altri.<br />

Aver fede in una persona è anche aver fede nella potenzialità degli altri. La<br />

forma più ru<strong>di</strong>mentale <strong>di</strong> questa fede è quella che la madre ha nel suo<br />

bambino appena nato: lui vivrà, crescerà, parlerà, camminerà. Eppure lo<br />

sviluppo fisico del bambino avviene con regolarità tale che l'attesa della<br />

madre sembrerebbe non richiedere fede. Diverso è, invece, per quelle<br />

potenzialità che potrebbero non svilupparsi: la potenzialità del bambino<br />

d'<strong>amare</strong>, <strong>di</strong> essere felice, <strong>di</strong> usare la ragione, ed altre potenzialità più<br />

specifiche quali le tendenze artistiche. Sono i semi che crescono e si<br />

manifestano se vi sono le con<strong>di</strong>zioni adatte allo sviluppo, e possono essere<br />

soffocati se queste mancano.<br />

Una delle con<strong>di</strong>zioni principali è che la persona più importante nella vita<br />

del bambino abbia fede in queste potenzialità. La presenza <strong>di</strong> questa fede<br />

costituisce la <strong>di</strong>fferenza tra l'educazione e la coercizione. Educazione significa<br />

aiutare il bambino a realizzare le sue potenzialità. (La ra<strong>di</strong>ce della parola<br />

"educazione" è e-ducere, alla lettera, condurre avanti, oppure portare alla<br />

luce qualcosa che è potenzialmente presente).<br />

L'opposto della educazione è la coercizione, che è basata sulla mancanza <strong>di</strong><br />

fede nello sviluppo delle potenzialità e sulla convinzione che il bambino sarà<br />

nel giusto solo se gli adulti istillano in lui il bene e sopprimono ciò che è<br />

male. Non si può aver fede nel robot, poiché è privo <strong>di</strong> vita.<br />

La fede negli altri ha la sua massima espressione nella fede per la specie<br />

umana. Nel mondo occidentale questa fede era espressa in termini religiosi<br />

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