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separato; significa rispettare i <strong>di</strong>ritti del proprio vicino, ma non amarlo. Non<br />
è per caso che la regola aurea è <strong>di</strong>ventata la massima religiosa più popolare,<br />
oggi; poiché può essere interpretata in termini <strong>di</strong> giustizia etica è una<br />
massima religiosa che ognuno capisce e vuole praticare. Ma la pratica<br />
dell'amore deve cominciare col riconoscere la <strong>di</strong>fferenza tra giustizia e<br />
amore.<br />
A questo punto, tuttavia, sorge una questione importante. Se la nostra<br />
intera organizzazione economico-sociale è fondata sui propri vantaggi<br />
personali, se è governata dal principio etico dell'egotismo, mitigato solo dal<br />
principio etico della giustizia, come si può lavorare, come si può agire nella<br />
struttura della società attuale e nel medesimo tempo praticare l'amore? Non<br />
implica tale pratica l'abbandono <strong>di</strong> tutte le cose terrene per <strong>di</strong>videre la vita<br />
col povero? Questa questione è stata sollevata e risolta in modo ra<strong>di</strong>cale dai<br />
monaci cristiani e da persone come Tolstoi, Albert Schweitzer e Simone Weil.<br />
Ci sono altri che con<strong>di</strong>vidono l'idea della assoluta incompatibilità tra l'amore<br />
e la vita normale nella nostra società. Essi arrivano così alla conclusione che<br />
parlare d'amore oggi significa solo partecipare alla frode generale;<br />
sostengono che solo un martire o un pazzo può <strong>amare</strong> il mondo d'oggi, e <strong>di</strong><br />
conseguenza che ogni <strong>di</strong>squisizione sull'amore non è altro che pre<strong>di</strong>ca.<br />
Questo rispettabilissimo punto <strong>di</strong> vista è estremamente cinico. Purtroppo<br />
esso è con<strong>di</strong>viso implicitamente dalla persona me<strong>di</strong>a che sente: "Io vorrei<br />
essere un buon cristiano, ma morirei <strong>di</strong> fame se lo facessi davvero." Questo<br />
"ra<strong>di</strong>calismo" si risolve nel nichilismo morale. Sia i "pensatori ra<strong>di</strong>cali" sia la<br />
persona me<strong>di</strong>a sono automi che non amano, sola <strong>di</strong>fferenza è che gli automi<br />
non se ne rendono conto, mentre gli uomini lo sanno e ne riconoscono la<br />
"necessità storica". Io sono dell'idea che una risposta all'incompatibilità<br />
assoluta tra l'amore e la vita "normale " possa darsi solo in senso astratto. Il<br />
principio che anima la società capitalistica e il principio dell'amore sono<br />
incompatibili. Ma la società moderna, vista in maniera concreta, è un<br />
fenomeno complesso. Un commerciante <strong>di</strong> merci inutili, per esempio, non<br />
può funzionare economicamente senza mentire; un tecnico specializzato, un<br />
chimico o un fisico, può farlo. Così pure un fattore, un conta<strong>di</strong>no, un maestro<br />
e molti uomini d'affari possono tentare <strong>di</strong> praticare l'amore senza cessare <strong>di</strong><br />
funzionare dal punto <strong>di</strong> vista economico. Pur riconoscendo il principio che il<br />
capitalismo è incompatibile col principio dell'amore, si deve ammettere che il<br />
"capitalismo" è in se stesso una struttura complessa e in continua evoluzione,<br />
che permette ancora una certa dose <strong>di</strong> anticonformismo e <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio critico.<br />
Dicendo ciò, tuttavia, non voglio <strong>di</strong>re che ci aspettiamo che l'attuale sistema<br />
sociale continui indefinitamente e nello stesso tempo sperare nella<br />
realizzazione dell'ideale d'amore per il proprio fratello. La gente capace<br />
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