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IL LIBRO DEGLI ASTROLABI - Nicola Severino

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tassero l'osservazione, cioè i "parapegmi". Da tutto<br />

ciò, pare che si deduca che il "parapegma" di<br />

Vitruvio fosse uno strumento astronomico. Che<br />

fosse però proprio l'astrolabio ne ho qualche dubbio...Il<br />

mio sentimento è che sotto il nome di "parapegma"<br />

debba assolutamente intendersi uno strumento<br />

qualunque col quale potesse osservarsi il<br />

moto degli astri, e non le tabelle, sulle quali le<br />

osservazioni si registravano. Secondo alcuni (si<br />

veda Horn-D'Arturo, Piccola Enc. Astronomica) il<br />

"parapegma" era un calendario astro-meteorologico.<br />

Forse è interessante ricordare l'eccezionale ritrovamento<br />

di una nave greca affondata circa 100 anni<br />

a.C. presso l'isola di Cerigotto, tra il Peloponneso e<br />

Creta. Da essa furono tratte stupendi reperti archeologici,<br />

tra cui tre frammenti di bronzo. Derek J. de<br />

Solla Price, ritiene che essi facessero parte di un<br />

unico strumento che doveva servire alla navigazione,<br />

in quanto permetteva l'osservazione<br />

degli istanti del sorgere e tramontare di determinate<br />

stelle. Doveva essere composto da più di dieci<br />

ruote con denti triangolari e una scala divisa in<br />

gradi. Inoltre vi erano dei cerchi concentrici che si<br />

muovevano separatamente. Come si vede, questo<br />

strano strumento, antesignano dell'astrolabio,<br />

potrebbe avere anche qualcosa di assimilabile a ciò<br />

che allora chiamavano "parapegma", almeno<br />

restando nel significato letterale del termine.<br />

5<br />

Un astrolabio dimenticato<br />

Parleremo ora di uno strumento del tutto assimilabile<br />

ad un astrolabio, sebbene a prima vista sia<br />

difficile accettarlo come tale, che con tutta probabilità<br />

fu conosciuto anche dagli Arabi. E' d'obbligo<br />

precisare che, a parer nostro, lo strumento di cui<br />

andiamo trattando non risulta essere stato ricordato<br />

nelle opere degli autori moderni relative agli<br />

astrolabi. Considerata, invece, l'importanza che<br />

tale oggetto può meritare nel campo degli strumenti<br />

scientifici dell'antichità, come ha fatto giustamente<br />

rilevare il suo "scopritore", dobbiamo concludere<br />

che la mancanza di citazioni e descrizioni<br />

dello stesso, sia dovuta al fatto che lo strumento fu<br />

dimenticato e mai più rammentato. Per questa<br />

ragione, lo presentiamo come una novità nella sto-<br />

ria dell'astrolabio e degli strumenti scientifici in<br />

genere. E dobbiamo ancora una volta elogiare il<br />

merito del Matematico Giuseppe Settele che appena<br />

avuta la segnalazione da un collega, ne comprese<br />

immediatamente l'importanza, e ne diede<br />

subito una precisissima descrizione, l'unica che ci è<br />

rimasta. Tanto più importante, quanto si consideri<br />

che ad oggi si sono di nuovo perse le tracce dello<br />

strumento, e forse questa volta definitivamente.<br />

La scoperta e la descrizione di questo prezioso<br />

strumento, non solo si aggiunge alle poche fonti<br />

storiche a nostra disposizione, sulla memoria degli<br />

strumenti astronomici degli antichi, ma ci porta<br />

addirittura alla conoscenza di uno strumento<br />

nuovo, mai visto prima, che può identificarsi con<br />

un astrolabio semisferico. Precisiamo che tale<br />

monumento può con ragione definirsi, almeno etimologicamente,<br />

astrolabio (prenditore di stelle), in<br />

quanto è sicuramente uno strumento usato per calcoli<br />

di natura astronomica e calendariale.<br />

Giuseppe Settele, precedentemente citato,<br />

descrisse questo strumento in un articolo del 1817.<br />

Noi seguiremo passo passo le sue parole, tanto più<br />

che questo è l'unico documento in nostro possesso.<br />

Un emisfero convesso di rame (figg. 2 e 3) del<br />

diametro di circa 13.5 centimetri, circondato da un<br />

orlo, ovvero una zona piana sempre di rame larga<br />

qualche centimetro. Questa zona è divisa nella<br />

parte sottostante in 16 spazi uguali e da altrettante<br />

linee tendenti verso il centro del mezzo globo. In<br />

ciascuno di questi spazi vi è riportato un numero<br />

romano dall'I, progressivamente fino al XVI. Tra<br />

gli spazi indicati dai numeri III e V si legge distindamente<br />

"ORIIS", che facilmente si traduce in<br />

Oriens. Alla distanza di 90 gradi da questo punto,<br />

cioè tra gli spazi VIII e VIIII vi sono tracce di<br />

alcune lettere, ma di queste si riesce a discernere<br />

soltanto una B all'inizio, e una S alla fine. E ciò fa<br />

pensare che la parola intera debba leggersi Boreas.<br />

Nell'altro quarto di circolo, cioè tra gli spazi XII e<br />

XIII, dove si dovrebbe trovare l'Occidente, in quanto<br />

è il punto opposto all'Oriente, non si scorge<br />

alcun indizio di lettere, e forse non vi sono mai<br />

state, come ipotizza Settele che ebbe a vedere il<br />

monumento da vicino, che è in quella parte oltretutto<br />

ben conservato. Nella parte opposta a Boreas,<br />

cioè tra gli spazi I e XVI, il "grafito" è molto deteriorato<br />

e quindi inintelligibile, ma per analogia con<br />

gli altri punti, si suppone che vi fosse incisa la<br />

parola Meridies.<br />

<strong>Nicola</strong> <strong>Severino</strong> Il Libro degli Astrolabi<br />

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