IL LIBRO DEGLI ASTROLABI - Nicola Severino
IL LIBRO DEGLI ASTROLABI - Nicola Severino
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lo della nostra era.<br />
Le operazioni che possono effettuarsi con questo strumento<br />
egli le immagina in questo modo: "Per fa vedere<br />
l'uso delle 16 divisioni sulla zona orizzontale, immaginiamo,<br />
che nello spazio compreso da questa zona vi<br />
fosse una lastra circolare divisa in più circoli concentrici<br />
con un indice mobile attorno al centro. Suppongasi il<br />
primo circolo diviso in 12 parti, e le divisioni si comincino<br />
a contare dal punto assegnato al "Meridies"<br />
andando verso oriente: è evidente che messo l'indice a<br />
qualunque di queste divisioni, si avranno ridotte in ore<br />
"equinoziali" le ore "ineguali" del giorno del solstizio<br />
estivo, e messo l'indice alle divisioni della zona, si<br />
conoscerà a quante ore "civili" corrispondano tante ore<br />
"equinoziali", se poi in un altro circolo si divida in 12<br />
parti la sola metà della circonferenza, si avranno in ore<br />
"equinoziali" le ore "ineguali", e viceversa le ore<br />
"ineguali" ridotte in "equinoziali" nel giorno del solstizio<br />
d'inverno: questa seconda divisione ci darà in ore<br />
"equinoziali" le ore "civili" della notte del solstizio estivo,<br />
e la prima ci mostrerà le ore "ineguali" della notte<br />
in ore "eguali" per il solstizio invernale. Ripetendo<br />
questa operazione colle dovute modificazioni per altri<br />
tempi dell'anno, si potranno sempre ottenere in ore<br />
"equinoziali" le ore "civili", e le "civili" in<br />
"equinoziali", del giorno e della notte, per quei giorni<br />
per i quali sono stati descritti i circoli.<br />
Il Settele, giustifica questa sua ipotesi oltretutto<br />
dicendo: "Questa costruzione non me la sono<br />
immaginata del tutto, poichè la trovo indicata in<br />
Proclo Diacono astronomo del V secolo, il quale ci<br />
ha lasciato un lungo, e ben intralciato trattato sull'astrolabio;;;<br />
e lo stesso procedimento lo ritrovo in<br />
Gemma Frisio".<br />
Lasciata la descrizione della zona orizzontale, egli<br />
passa a spiegare l'uso della parte convessa dello<br />
strumento. Per curiosità si ricorda che Settele mal<br />
volentieri colloca questo strumento nella "classe<br />
degli Astrolabi" denunciando, nel suo articolo citato,<br />
il desiderio di collocare lo stesso in una classe di<br />
strumenti più "nobili".<br />
"Nel centro delle zone circolari s'intenda collocato un<br />
indice mobile che con la sua punta arrivi alla zona che<br />
riporta le divisioni di 6 in 6. Facendo passare questo<br />
indice successivamente da una divisione all'altra, darà<br />
all'incirca la "longitudine del sole" per ogni cinque<br />
giorni.<br />
Nel vertice dell'emisfero s'immagini adattato un altro<br />
indice, curvato secondo la curvatura dell'emisfero, e che<br />
comprenda 90 gradi: questi gradi si segnino sopra<br />
l'indicato indice, cominciando a contarli dal piano orizzontale,<br />
ci darà questo la "massima altezza del sole"<br />
sopra l'orizzonte di 5 in 5 giorni, facendolo passare<br />
sopra il punto che occupa il Sole in quei giorni nel zodiaco.<br />
Se poi si aggiunga un terzo indice, che giri attorno al<br />
polo, curvato secondo la convessità dell'emisfero, potrà<br />
questo indicarci la declinazione del sole per i giorni ivi<br />
segnati; e se inoltre suppongasi, che questo indice possa<br />
scorrere, onde la sua estremità possa adattarsi a qual<br />
giorno si voglia, ci darà il "parallelo" che percorre il<br />
Sole in quel dato giorno, e quindi le "ampiezze ortive, ed<br />
occidue": e se la sua estremità sia munita di una punta<br />
perpendicolare alla sfera, si potrà ottenere il "luogo del<br />
Sole" nel suo parallelo, allorchè questa punta non getterà<br />
alcun'ombra, e si avrà così la "distanza del Sole dal<br />
meridiano"...<br />
Il Settele non si dispensa dall'aggiungere alla<br />
macchina qualsiasi un altro congegno, a quelli già<br />
descritti, che possa esser utile nella ricerca di dati<br />
astronomici; tuttavia non gli riesce di poter<br />
dimostrare se tali congegni fossero un tempo<br />
davvero appartenuti allo strumento. D'altra parte,<br />
la sua forma porta in modo naturale a fare le considerazioni<br />
del nostro autore il quale giustifica le<br />
sue ipotesi, dovendo supplire alle parti mancanti e<br />
dovendo classificare il suo monumento tra gli<br />
astrolabi: "Tutte queste cose devono ottenersi dagli<br />
astrolabi, e facilmente si deducono da quanto si è conservato<br />
sul nostro monumento, onde non è del tutto<br />
arbitraria la mia costruzione...".<br />
Infine, l'autore si cruccia di dare una spiegazione al<br />
fatto che i trattati degli antichi astronomi (Sinesio,<br />
Proclo), erano su astrolabi costruiti in piano orizzontale,<br />
mentre lo strumento da lui descritto è un<br />
mezzo globo. Ma siccome la datazione lo colloca<br />
alla metà del III secolo d.C., prima cioè degli scritti<br />
sull'astrolabio piano che conosciamo, egli suppone<br />
che in quei tempi poteva essere anche questa<br />
la forma dei primi astrolabi. Tanto più che sia<br />
Sinesio che Proclo parlano dei loro astrolabi come<br />
strumenti da essi perfezionati, sulla base quindi di<br />
antichi modelli più scomodi per le pratiche operazioni.<br />
Da parte nostra facciamo rilevare che questo singolarissimo<br />
strumento, del tutto assimilabile ad un<br />
antico astrolabio, fu forse conosciuto dagli<br />
astronomi arabi che lo mutarono nell'astrolabio<br />
"Camillah", descritto per esempio nel codice 1147<br />
di Aboul Hhassan Alì al-Marrakushi, nel XIII seco-<br />
<strong>Nicola</strong> <strong>Severino</strong> Il Libro degli Astrolabi<br />
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