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IL LIBRO DEGLI ASTROLABI - Nicola Severino

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appresenta l'eclittica divisa in dodici parti, con i<br />

nomi dei dodici segni e le loro suddivisioni in<br />

gradi; si potrà aggiungere il quadrato delle due<br />

ombre (umbra versa - umbra recta), le ore "dei<br />

tempi", l'ombra khouarzemi, o khouarezmi, in pratica<br />

i tracciati che in genere si rappresentano sulle<br />

quarte di cerchio.<br />

Poi c'è un'alidada a due pinnule attaccata al centro<br />

della shafiah per mezzo di un asse che permette di<br />

muoverla con facilità e che serve per prendere le<br />

altezze degli astri. Infine, con una lima si ricava<br />

un'incisione sulla semisfera, a partire dall'anelli<br />

dell'orizzonte e fino al polo dell'orizzonte stesso.<br />

Questo rappresenta il circolo meridiano. Il semicerchio<br />

diviso in 180 gradi e piazzato sull'eclittica<br />

da dove comincia il punto dell'ariete (punto<br />

gamma) e quello della Bilancia, serviva a determinare<br />

l'arco del giorno e della notte, i coascendenti<br />

dei segni e l'obliquità (dell'eclittica) (figg. 37-<br />

38-39-40-41-42)<br />

Come si è accennato prima, questi strumenti,<br />

Chamilah, Chebakah, Mesatirah, ecc., sono assimilabili<br />

all'astrolabio descritto da Settele. Infatti, oltre<br />

alla forma, sono quasi identiche le operazioni di<br />

ritrovamento degli archi semidiurni e seminotturni<br />

e via dicendo.<br />

16 L'astrolabio Sferico (kurì, ukarì)<br />

E' questo uno strumento molto poco conosciuto a<br />

causa, probabilmente, della sua scarsa produzione.<br />

Aboul Hhassan ce ne dà una descrizione piuttosto<br />

buona che, tra l'altro, è forse l'unica che si conosce,<br />

oltre a delle singole citazioni in altri testi<br />

medievali, come vedremo tra breve.<br />

L'astrolabio sferico, (figg. 43-44-45-46) la cui<br />

costruzione deriva, come è evidente, dal globo<br />

celeste, si compone di due sfere "inscritte".<br />

Termine da tradurre alla buona come due "palle<br />

che stanno una dentro all'altra le cui superfici si<br />

toccano e possono ruotare indimentendemente ad<br />

un comune centro". Si traccia sulla parte circonscritta<br />

l'eclittica e l'equatore, le stelle fisse, gli<br />

almucantarat e gli azimut, le ore dei tempi e le latitudini<br />

di alcuni luoghi. Poi si costruisce un<br />

chebakah, ossia una rete, o inviluppo sul quale si<br />

riporta il polo dell'eclittica e quello dell'equatore;<br />

quindi si costruisce una linguetta la cui estremità<br />

tocca l'equatore dove si trova uno gnomone che ha<br />

la direzione del raggio della sfera.<br />

La storia di questo astrolabio è alquanto oscura. Le<br />

poche informazioni che abbiamo sono state riassunte<br />

in un unico articolo comparso su una rivista<br />

più di trent'anni fa, oggi quindi quasi sconosciuto,<br />

a cura di Francis. Maddison, del Museo di Storia<br />

della Scienza di Oxford.<br />

Egli descrive l'unico esemplare pervenutoci di<br />

astrolabio sferico. Uno strumento di origine islamica<br />

orientale, acquistato in quegli anni dal Museo<br />

di Oxford (si vedano fig. precedenti), che fu costruito<br />

nel 1480 o 1481 da un'autore finora sconosciuto,<br />

Musà.<br />

Un'accurata ricerca bibliografica ha permesso di<br />

stabilire che Al-Khwarizmi, verso la metà del secolo<br />

IX, menziona per la prima volta l'astrolabio<br />

sferico. E a tal proposito si può vedere il testo pubblicato<br />

da Carl Schoy, Alì ibn Isà. Das astrolab und<br />

sein Gebrauch, in "Isis" n. 30, vol. IX, Giugno 1927.<br />

Ma il primo vero trattato sull'astrolabio sferico è<br />

probabilmente quello di Qustà b. Lucà che visse<br />

attorno al 922 d.C. Altri scrittori islamici sullo stesso<br />

soggettu furono al-Nairizi (c.ca 922 d.C.), al-<br />

Birouni (937-1048) e, come si è visto, al-<br />

Marrakushi. Una dettagliata descrizione e sull'uso<br />

di questo astrolabio è stata curata da Isaac b. Sid,<br />

ed inclusa nei Libros del Sber de Astronomia (1276) -<br />

"Libros dell'astrolabio redondo" - voluti da Alfonso<br />

X, detto el Sabio, Re di Castiglia.<br />

Al-Nairizi considera l'astrolabio sferico superiore<br />

all'astrolabio planisferico e agli altri strumenti<br />

astronomici. Anche nei Libros del Saber, si legge un<br />

buon parere in proposito: "uno de los buenos estrumentos<br />

que fueron fechos". Tuttavia, come già detto,<br />

l'astrolabio sferico non ebbe mai quella diffusione<br />

che invece meritava e di cui godette il suo primo<br />

rivale, l'astrolabio planisferico. Infatti, nei Libros del<br />

Saber, esso era solo menzionato, senza una<br />

descrizione delle sue parti e del suo uso. Il Re<br />

Alfonso X allora ordinò a Isaac b. Sid di scrivere un<br />

nuovo libro per questo, ma la nuova Europa<br />

nascente non accolse con spirito di critica il nuovo<br />

trattato e questo soggetto passò quasi inosservato<br />

nella cultura dell'Occidente Cristiano. In effetti,<br />

poi, le difficoltà di realizzazione pratica dell'astrolabio<br />

sferico, nonchè del suo uso, molto più elevate<br />

che in quello planisferico, non fecero che<br />

diminuire l'interesse dei costruttori di strumenti<br />

<strong>Nicola</strong> <strong>Severino</strong> Il Libro degli Astrolabi<br />

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