tassero l'osservazione, cioè i "parapegmi". Da tutto ciò, pare che si deduca che il "parapegma" di Vitruvio fosse uno strumento astronomico. Che fosse però proprio l'astrolabio ne ho qualche dubbio...Il mio sentimento è che sotto il nome di "parapegma" debba assolutamente intendersi uno strumento qualunque col quale potesse osservarsi il moto degli astri, e non le tabelle, sulle quali le osservazioni si registravano. Secondo alcuni (si veda Horn-D'Arturo, Piccola Enc. Astronomica) il "parapegma" era un calendario astro-meteorologico. Forse è interessante ricordare l'eccezionale ritrovamento di una nave greca affondata circa 100 anni a.C. presso l'isola di Cerigotto, tra il Peloponneso e Creta. Da essa furono tratte stupendi reperti archeologici, tra cui tre frammenti di bronzo. Derek J. de Solla Price, ritiene che essi facessero parte di un unico strumento che doveva servire alla navigazione, in quanto permetteva l'osservazione degli istanti del sorgere e tramontare di determinate stelle. Doveva essere composto da più di dieci ruote con denti triangolari e una scala divisa in gradi. Inoltre vi erano dei cerchi concentrici che si muovevano separatamente. Come si vede, questo strano strumento, antesignano dell'astrolabio, potrebbe avere anche qualcosa di assimilabile a ciò che allora chiamavano "parapegma", almeno restando nel significato letterale del termine. 5 Un astrolabio dimenticato Parleremo ora di uno strumento del tutto assimilabile ad un astrolabio, sebbene a prima vista sia difficile accettarlo come tale, che con tutta probabilità fu conosciuto anche dagli Arabi. E' d'obbligo precisare che, a parer nostro, lo strumento di cui andiamo trattando non risulta essere stato ricordato nelle opere degli autori moderni relative agli astrolabi. Considerata, invece, l'importanza che tale oggetto può meritare nel campo degli strumenti scientifici dell'antichità, come ha fatto giustamente rilevare il suo "scopritore", dobbiamo concludere che la mancanza di citazioni e descrizioni dello stesso, sia dovuta al fatto che lo strumento fu dimenticato e mai più rammentato. Per questa ragione, lo presentiamo come una novità nella sto- ria dell'astrolabio e degli strumenti scientifici in genere. E dobbiamo ancora una volta elogiare il merito del Matematico Giuseppe Settele che appena avuta la segnalazione da un collega, ne comprese immediatamente l'importanza, e ne diede subito una precisissima descrizione, l'unica che ci è rimasta. Tanto più importante, quanto si consideri che ad oggi si sono di nuovo perse le tracce dello strumento, e forse questa volta definitivamente. La scoperta e la descrizione di questo prezioso strumento, non solo si aggiunge alle poche fonti storiche a nostra disposizione, sulla memoria degli strumenti astronomici degli antichi, ma ci porta addirittura alla conoscenza di uno strumento nuovo, mai visto prima, che può identificarsi con un astrolabio semisferico. Precisiamo che tale monumento può con ragione definirsi, almeno etimologicamente, astrolabio (prenditore di stelle), in quanto è sicuramente uno strumento usato per calcoli di natura astronomica e calendariale. Giuseppe Settele, precedentemente citato, descrisse questo strumento in un articolo del 1817. Noi seguiremo passo passo le sue parole, tanto più che questo è l'unico documento in nostro possesso. Un emisfero convesso di rame (figg. 2 e 3) del diametro di circa 13.5 centimetri, circondato da un orlo, ovvero una zona piana sempre di rame larga qualche centimetro. Questa zona è divisa nella parte sottostante in 16 spazi uguali e da altrettante linee tendenti verso il centro del mezzo globo. In ciascuno di questi spazi vi è riportato un numero romano dall'I, progressivamente fino al XVI. Tra gli spazi indicati dai numeri III e V si legge distindamente "ORIIS", che facilmente si traduce in Oriens. Alla distanza di 90 gradi da questo punto, cioè tra gli spazi VIII e VIIII vi sono tracce di alcune lettere, ma di queste si riesce a discernere soltanto una B all'inizio, e una S alla fine. E ciò fa pensare che la parola intera debba leggersi Boreas. Nell'altro quarto di circolo, cioè tra gli spazi XII e XIII, dove si dovrebbe trovare l'Occidente, in quanto è il punto opposto all'Oriente, non si scorge alcun indizio di lettere, e forse non vi sono mai state, come ipotizza Settele che ebbe a vedere il monumento da vicino, che è in quella parte oltretutto ben conservato. Nella parte opposta a Boreas, cioè tra gli spazi I e XVI, il "grafito" è molto deteriorato e quindi inintelligibile, ma per analogia con gli altri punti, si suppone che vi fosse incisa la parola Meridies. <strong>Nicola</strong> <strong>Severino</strong> Il Libro degli Astrolabi 7
fig. 2 fig. 3 <strong>Nicola</strong> <strong>Severino</strong> Il Libro degli Astrolabi 8