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IL LIBRO DEGLI ASTROLABI - Nicola Severino

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astronomici del medioevo. Tutto ciò si evidenzia,<br />

di conseguenza, nella scarsissima produzione di<br />

manoscritti europei relativi all'argomento. Ernst<br />

Zinner, nell'opera Verzeichnis der astronomischen<br />

Handschriften des deutschen Kulturgebietes - Monaco,<br />

1925 - ricorda due soli manoscritti in latino; il<br />

primo, nella State Library, manoscritto latino n.<br />

19691. I, ff 30v-32v, datato 1521. Il secondo, nella<br />

University Library, Utrecht, che reca il numero 725,<br />

ff. 206v-213v, del XV secolo. Ma si conosce, inoltre,<br />

un testo tradotto in latino sull'uso dell'astrolabio<br />

sferico nel fondo dell'archivio della Corona de<br />

Aragòn, a Barcellona. Esso è il manoscritto Ripoll<br />

225, ff. 17v-18r. Questo testo, dal titolo De horologio<br />

secundum alkoram, è inserito in un trattato, De utilitatibus<br />

astrolabii, sull'astrolabio planisferico.<br />

Millas-Vallicrosa fa risalire questo prezioso manoscritto<br />

al X secolo. Parleremo ancora, tra breve, di<br />

questo manoscritto di eccezionale interesse.<br />

Noi aggiungeremo ancora che esiste nel fondo<br />

cella Bibliotheca Laurentiana Medicea, un manoscritto<br />

sulla composizione di questo strumento<br />

scritto nel 1303 per mano di Joannem De<br />

Harlebeke de Olaus (si veda la Bibliografia alla<br />

fine di questo volume).<br />

Il diametro del globo dell'astrolabio sferico conservato<br />

nel Museo di Storia della Scienza di Oxford, è<br />

approssimativamente di 83 millimetri ed è tutto di<br />

ottone, con delle iscrizioni, le linee orarie, i meridiani,<br />

e gli almucantarat, con intervalli di 5° gradi,<br />

intarsiati d'argento. L'alhancabuth è in ottone, laminato<br />

con argento sul circolo dell'eclittica e quello<br />

dell'equatore e sul quadrante verticale, nonchè il<br />

pezzo di sospensione che è pure in ottone. Tutte le<br />

iscrizioni sono visibili sulla parte esterna dei pezzi<br />

che compongono lo strumento ed hanno carattere<br />

Kufico orientale, dello stile che era usato per gli<br />

strumenti islamici e persiani. Sul globo è riportato<br />

anche l'autore e l'anno di costruzione, nel seguente<br />

modo:<br />

amal Musà sana dfh<br />

Lavorato da Musà nell'anno 885<br />

che è l'anno dell'Egira (A.H.) il quale corrisponde<br />

all'era cristiana (A.D.) 1480/1<br />

L'alhancabuth è fornito di certi "indici" che servono<br />

per indicare 19 stelle fisse, tutte sopra il cerchio<br />

dell'eclittica, e ciascuna stella è contrassegnata con<br />

il suo nome. La rete dell'alhancabut che porta gli<br />

indicatori delle stelle, consiste in una fascia che<br />

rappresenta il circolo dell'eclittica, una piccola<br />

banda circolare parallela all'equatore che facilita le<br />

misurazioni sul circolo equatoriale, e un quadrante<br />

verticale graduato con scale numerate delle latitudini<br />

celesti e le distanze polari e zenitali. Lungo le<br />

due scale di questo quadrante vi è una scanalatura<br />

nella quale può spostarsi uno gnomone per le misure<br />

delle altezze solari. L'alhancabut è traforato nel<br />

polo equatoriale e nel polo nord dell'eclittica e la<br />

sua rete è in contatto con il globo e può muoversi<br />

sopra di esso.<br />

Le stelle dell'Alhancabuth<br />

Le stelle che sono riportate sull'alhancabuth dell'astrolabio<br />

sferico sono 19 e di queste Maddison<br />

riporta pure le coordinate eclittiche (L= Lambda,<br />

B= Beta):<br />

Sirra (L 9°, B 26°);<br />

Khadib (L 28°, B 55°);<br />

Muthallath (L 34°, B 16°);<br />

Misam (L 48°, B 41°.5);<br />

Rukba al-yamnà (L 61°, B 34°);<br />

Fawq (?) al-rukba (L 120°, B 37°);<br />

an-Nacsh (L 140°, B 45°);<br />

Fiqrat al-ulà (L 153°, B 27°);<br />

Sàqà (L 193°, B 24°);<br />

Mankib (L 208°, B 50°);<br />

Fakka (L 218°, B 45°);<br />

ar-Ramih (L 230°, B 32°);<br />

Janb (L 236°, B15°);<br />

ar-raci (L 257°, B 35°);<br />

dhanab (L 283°, B 36°);<br />

minqar (L 300°, B50°);<br />

dulfin (L 311°, B 30°);<br />

ra's al-faras ( L 316°, B 23°);<br />

unuq (L 340°, B 38°).<br />

Questi nomi non sono sempre corrispondenti ai<br />

nomi delle stelle e la loro esatta identificazione<br />

comporta molte difficoltà.<br />

Questo astrolabio sferico non è, probabilmente, un<br />

esemplare evoluto, come può dedursi dalla mancanza<br />

dei fori nel polo nord e sud. In apparenza<br />

potrebbe rappresentare uno dei modelli di astrolabi<br />

sferici di al-Biruni, ma l'esistenza dello gnomone<br />

scorrevole lungo le scale graduate del quadrante<br />

verticale, farebbe pensare ad una caratteristica<br />

costruttiva riconosciuta negli strumenti di an-<br />

Nairizi.<br />

<strong>Nicola</strong> <strong>Severino</strong> Il Libro degli Astrolabi<br />

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