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IL LIBRO DEGLI ASTROLABI - Nicola Severino

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Il testo più antico<br />

Il più antico testo in latino sull'astrolabio sembra<br />

essere quello proveniente dall'abbazia di Ripoll, in<br />

Catalogna 2 . Più precisamente, fa parte di un<br />

manoscritto copiato nel X secolo in questa abbazia,<br />

chiamato manoscritto Ripoll 225, di cui si è fatto<br />

cenno nel precedente capitolo, scritto quando era<br />

abate Arnolfo (948-970). E' interessante rilevare che<br />

l'esistenza del centro scientifico di Ripoll, e le sue<br />

origini, sono da rapportare al viaggio che fece in<br />

Catalogna, attorno al 967, il monaco Gerberto<br />

d'Aurillac, che poi sarà arcivescovo di Reims e<br />

quindi Papa Silvestro II.<br />

Da questo fatto nasce, forse, l'ipotesi che Gerberto<br />

fosse stato forse il primo studioso ad aver contribuito<br />

alla diffusione dell'astrolabio nella scienza<br />

cristiana. E una testimonianza diretta di questa diffusione,<br />

indipendente dai veri trattati sull'astrolabio<br />

che a volte non è possibile datare, si trova in<br />

una lettera di Radolf, studente a Liège, spedita<br />

verso il 1025 a Ragimbold, studente di Cologne 3 18<br />

:<br />

Radolf si dichiarava disposto ad inviare al suo<br />

amico che ne aveva fatta richiesta un astrolabio,<br />

ma pare che questo fosse solo una copia dello strumento<br />

originale forse perchè doveva servire come<br />

modello al suo corrispondente per costruirne<br />

un'altro.<br />

Non tutti gli autori sono comunque d'accordo sulla<br />

datazione del manoscritto di Ripoll. Ma sembra<br />

che dallo stile con il quale fu scritto, e considerata<br />

la scarsità di dettagli descrittivi, la datazione più<br />

attendibile sia quella che abbiamo riportato, con<br />

un margine che arriva fino alla prima metà dell'XI<br />

secolo.<br />

Secondo Derek J. de Solla Price, il più antico testo<br />

europeo sull'astrolabio (senza considerare il<br />

Libellus de mensura Astrolabii di Beda il Venerabile,<br />

che appartiene alla fine dell'antichità, ovvero all'alto<br />

medioevo) sarebbe il Sententiae astrolabii, che<br />

egli data alla seconda metà del decimo secolo,<br />

attribuito a Gerberto, in cui si descrive l'uso ma<br />

non la costruzione dello strumento.<br />

La maggior parte dei manoscritti di quell'epoca<br />

comunque riportano la descrizione, la costruzione<br />

e l'uso dell'astrolabio, ma purtroppo moltissimi<br />

sono anonimi. Uno solo di questi è formalmente<br />

attribuito al monaco Ermanno le "Boiteaux", cioè<br />

Ermanno Contratto, morto nel 1054, il quale fu<br />

abate di Reichenau. Questo manoscritto è stato<br />

pubblicato dall'abate Migne nella monumentale<br />

opera Patrologia Latina<br />

19<br />

4 . Secondo E. Poulle qui<br />

non si tratta che della sola costruzione dell'astrolabio.<br />

Il Manoscritto di Ermanno Contratto<br />

Vediamo in qualche particolare questo trattato<br />

nella traduzione del manoscritto latino Inclyti,<br />

conservato nel Monastero di S. Pietro a Salisburgo<br />

e pubblicato da Petz nel secolo XVIII 5 . L'opera si<br />

intitola B Hermanni Contracti Monachi Augiensis<br />

Ord. S. Bened. De Mensura Astrolabii Liber.<br />

Scorrendo le poche pagine di questo volumetto<br />

forse ci si può meglio rendere conto di come poteva<br />

essere un'opera sull'astrolabio che conta quasi<br />

mille anni. Per questo credo sia interessante<br />

riportare almeno i titoli dei paragrafi.<br />

Ermanno comincia con una prefazione e nel capitolo<br />

I descrive i Circoli Equinoziali, i Coluri<br />

(alcotan per gli arabi), i Solstizi e il modo per tracciarli<br />

sull'astrolabio. Inoltre, ci dice che lo strumento<br />

astrolabico armillare descritto da Tolomeo<br />

era chiamato Walzachora 6 .<br />

2 J.M. Millas-Vallicrosa, Assaig d'historia de les idees fisiques i matematiques a la Catalunya medieval, t.I, Barcellona, 1931, in<br />

8°, XV-351pp. (Estudis iniv. catalans, serie monografica, I).<br />

3 P. Tannery, A. Clerval, Une corrispondence d'écolàatres du XI siècle, in Noticies et extraits des manuscrits de la Bibliotheque<br />

nationale et autres bibliotheques, t. XXXVI, 2 p., 1901, p.487-543; si veda anche P. Tannery "Memoires scientifiques", T.V, 1922,<br />

P.229-303.<br />

4 P.L. CXLIII, 381-390; ristampato da R.T. Gunther, The Astrolabes of the world, t.II, Oxford, 1932, P. 404-408. Edizione sostituita<br />

con quella di J. Drecker, Hermannus Contractus uber das Astrolab, in "Isis", t. XVI, 1931, p. 203-212.<br />

5 R.P. Pezii, Thesauri Anecdot. Noviss. Tom. III, Pars II<br />

6 In metienda igitur subtilissimae inventionis Ptolomaei Walzachora, id est: plana sphaera, quam Astrolabium vocitamus...<br />

<strong>Nicola</strong> <strong>Severino</strong> Il Libro degli Astrolabi<br />

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