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IL LIBRO DEGLI ASTROLABI - Nicola Severino

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La superficie convessa del monumento è conservata<br />

abbastanza bene e il Settele rileva che su un<br />

ipotetico arco di cerchio condotto dalla zona orizzontale<br />

dove è la scritta meridies, fino alla sommità<br />

del semicerchio, si trova un foro a circa 44<br />

gradi dal piano orizzontale. Tale foro è il centro di<br />

quattro zone circolari (come si vede dalle figure 2 e<br />

3) concentriche divise ciascuna in 12 parti (dal foro<br />

centrale). La prima di queste, cominciando dall'interno,<br />

porta i nomi dei segni dello Zodiaco, indicati<br />

dalle sole tre prime lettere del loro nome, come<br />

ARI. TAV. GEM., eccetera, lo Scorpione però ha<br />

un'ortografia che indica la decadenza della lingua<br />

latina, poichè è scritto ISC, al posto di SCO. Nella<br />

seconda vi sono i nomi dei mesi del Calendario<br />

romano, i quali sono disposti, relativamente ai<br />

segni dello Zodiaco, secondo l'uso degli antichi, in<br />

quanto corrispondono ai segni in cui si trova il<br />

Sole al principio di ogni mese e non a quelli in cui<br />

entra in quel mese. Anche i nomi dei mesi sono<br />

indicati dalle prime tre lettere, come IAN. FEB.<br />

MAR., e si vede che Novembre ha NOB. invece che<br />

NOV. Le dodici divisione della terza zona, come si<br />

vede, sono a loro volta suddivise ciascuna in sei<br />

spazi da cinque piccole linee. L'ultima zona, riporta<br />

solo la lettera K, ad ogni principio di divisione.<br />

All'interno delle divisioni si notano le parole<br />

AEQV. e sotto VE, e nella parte opposta AEQV. e<br />

sotto AV. Poi sulla linea del meridiano vi è BRU. e<br />

nella zona settentrionale, verso il centro si legge<br />

LIS, parola mancante dell'inizio.<br />

Questa è la descrizione del monumento come fu<br />

visto dal Settele, il quale non mancava di nascondere<br />

la sua meraviglia per il fatto di non sapere da<br />

dove questo fosse venuto fuori: "Non si sa dove, nè<br />

quando sia stato trovato questo pregevole istrumento<br />

astronomico; il nostro Collega il Ch. Sig. Avvocato Fea<br />

lo vide in Siena, ove il possessore del medesimo, che non<br />

ne conosceva l'importanza, lo condannò a servire di<br />

base ad una testina antica di bronzo, per altro di ottima<br />

maniera, ma che ingombrava in gran parte il grafito<br />

della parte convessa: il prelodato Sig. Avv. Fea però<br />

avendo anche da quel poco, che rimaneva allo scoperto,<br />

saputo rilevarne il pregio, fece togliervi l'inutile ornato,<br />

e restituì agli amatori delle antichità un monumento,<br />

che senza questo suo impegno sarebbe ancora, e forse lo<br />

sarebbe stato anche per sempre, sepolto nell'oblivione...".<br />

Il Settele prosegue la sua relazione trovando una<br />

giusta spiegazione per ogni segno ed incisione che<br />

presenta il monumento. Così, secondo il suo studio,<br />

il bordo orizzontale, riporta 16 divisioni<br />

uguali che andrebbero ad indicare le 16 ore<br />

equinoziali del giorno più lungo dell'anno alla latitudine<br />

di circa 49 gradi che è quella per la quale fu<br />

concepito tale strumento, e nella quale il giorno del<br />

Solstizio estivo è all'incirca di 16 ore. Nondimeno,<br />

egli si fa scrupolo di precisare che gli antichi usavano<br />

comunemente le ore dette temporarie, oppure<br />

ineguali, per il fatto che esse, dividendo il giorno<br />

sempre in dodici parti uguali, risultavano essere<br />

durante tutto l'anno più corte o più lunghe, a seconda<br />

della stagione. Ma le ore equinoziali, sebbene<br />

non sempre per uso civile, erano anch'esse<br />

conosciute fin dall'antichità, come si può leggere in<br />

Plinio e in Ipparco, ed erano queste chiamate dai<br />

Greci col nome di "Isemerine". Dobbiamo precisare,<br />

però che le ore temporarie, erano quelle comunemente<br />

in uso nella vita civile sia dei Greci che dei<br />

Romani, e per tutto l'alto Medioevo. Le ore<br />

equinoziali furono d'impiego quasi esclusivo per<br />

gli studi astronomici e furono introdotte comunemente<br />

nell'uso civile, mentre le ore antiche temporarie<br />

lentamente scomparivano, solo a cominciare<br />

dal XII-XIII secolo.<br />

Secondo Settele, lo strumento che descrive serviva<br />

anche per passare agevolmente dalle ore<br />

equinoziali alle ore temporarie e viceversa. E<br />

questo non fa altro che confermare l'ipotesi di un<br />

uso dello strumento prevalentemente per calcoli<br />

astronomici.<br />

Nella parte convessa, la lettera K, premessa alle<br />

dodici suddivisioni dell'ultima zona, naturalmente<br />

dovrebbe indicare le Calende di ciascun mese. Le<br />

suddivisioni interne, dovute alle cinque lineette<br />

per parte, dovrebbero poter significare che ogni<br />

mese è stato diviso in sei parti di cinque giorni<br />

l'una. Ma in questo modo si avrebbe l'anno di soli<br />

360 giorni e il Settele giustifica questo asserendo<br />

che in quei tempi non si precorreva una precisione<br />

maggiore in macchine come questa.<br />

Avendo nella zona dei mesi le scritte Luglio e<br />

Agosto, si rileva che il monumento non dev'essere<br />

anteriore all'epoca in cui furono introdotti questi<br />

nomi. Ancora più internamente si scorgono i segni<br />

dello Zodiaco, disposti normalmente come nella<br />

sfera celeste.<br />

Dallo studio dell'ortografia riportata sopra la<br />

calotta sferica, il Settele prova che lo strumento<br />

dovette essere costruito verso la metà del III seco-<br />

<strong>Nicola</strong> <strong>Severino</strong> Il Libro degli Astrolabi<br />

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