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IL LIBRO DEGLI ASTROLABI - Nicola Severino

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conseguenza i gradi dello zodiaco che corrispondono<br />

a queste tappe. Piazzato quindi il grado dello<br />

zodiaco ove si trova il sole all'inizio della malattia<br />

sulla linea del mezzodì (initium morbi), si hanno<br />

direttamente i gradi dello zodiaco che si trovano<br />

su ciascuno degli "angoli" del timpano; la stessa<br />

operazione può farsi con la luna e le "case lunari"<br />

Conclusione<br />

La rinascita dell'astronomia nell'Europa del secoli<br />

XII e XIII contribuisce alla diffusione di uno strumento<br />

preciso e versatile come l'astrolabio. Dalla<br />

redazione di testi insicuri, in cui compaiono<br />

grossolani errori teorici e di costruzione, si arriva<br />

piano piano a sviluppare, durante il tardo periodo<br />

universitario, delle tecniche perfette di realizzazione<br />

grazie anche allo sviluppo delle nuove tecnologie<br />

artigiane.<br />

A questo proposito è importante sottolineare la<br />

grande difficoltà che si incontra nella classificazione<br />

e catalogazione degli astrolabi dall'anno<br />

Mille in poi, tenendo conto dei diversi particolari<br />

costruttivi che caratterizzavano le varie scuole<br />

europee. In più, è da considerare che pochissimi<br />

sono i pezzi firmati. Per esempio, non ci è giunto<br />

nessun astrolabio gotico (cioè realizzato in stile<br />

gotico) firmato - come fa rilevare Tullio Tomba in<br />

un suo articolo di qualche decennio fa 17 27<br />

-, pochissimi,<br />

uno o due, recano un monogramma quasi<br />

indecifrabile e in più ci sono le possibili modifiche<br />

avvenute nelle posizioni degli indici delle stelle, e<br />

questo rende quasi impossibile la loro datazione<br />

usuale col calcolo delle coordinate astronomiche.<br />

Dalla descrizione di Tomba dei due astrolabi latini<br />

risalenti al XIV secolo, possiamo notare i miglioramenti<br />

costruttivi apportati dagli artigiani e di cui<br />

faranno tesoro gli astrolabisti della Rinascenza:<br />

"...l'elemento degli archi trilobati è comune a quasi tutti<br />

gli strumenti delle prime scuole d'Occidente, ma qui è<br />

di una raffinatezza e di un equilibrio che troviamo ben<br />

di rado in altri esemplari insieme ad una tecnica di real-<br />

izzazione perfetta, degna del miglior professionismo...".<br />

Questi particolari, insieme con quello della sistemazione<br />

del lembo sulla madre per mezzo di<br />

spine cilindriche ribattute, si ritrovano sugli astrolabi<br />

dell'epoca, ed anche più antichi, come quello<br />

islamico del X secolo conservato nella collezione<br />

Lewis Evans di Oxford, che reca un lembo distinto<br />

dalla madre, oppure l'astrolabio gotico della<br />

collezione Michel, e l'ispano moresco della raccolta<br />

Billmeier, il gotico n° 175 della stessa ed altri 18 .<br />

Inoltre, tali particolari non si riscontrano con facilità<br />

nei testi medievali e pare che l'unico trattato che<br />

ne parli sia quello di Roberto Anglico nel capitolo<br />

"De inscriptione matris Rotule et Limbi" dei suoi rari<br />

Canones de Astrolabio, stampato a Perugia nel 1480,<br />

in cui afferma che il "Limbum seu margilabrum"<br />

deve essere adeguato al numero delle "Tabulae" e<br />

ci dà la precisa sensazione che questo pezzo costituisse<br />

un elemento a sé da potersi anche sostituire<br />

se si fosse presentata l'occasione di aumentare il<br />

numero dei timpani.<br />

Anche Peregrino di Maricourt, nella Nova compositio<br />

Astrolabii particularis (Codice Vaticano Latino<br />

1332, carta 14 r.) offre particolari costruttivi interessanti<br />

trattando di due procedimenti per la<br />

costruzione della madre e del lembo, l'uso del<br />

tornio oppure l'applicazione del lembo di una "tabula"<br />

con l'antica saldatura all'argento: "Vel aliter<br />

facies tabulam fabricari super quam limbum sibi aptum<br />

cum armilla decenter composita unges (sta per coniuges)<br />

cum argento in quo..." 19 .<br />

Sembrerà strano, ma nonostante la loro popolarità<br />

ben pochi sono gli astrolabi che si conservano in<br />

Italia, più precisamente sembrano esserne in<br />

numero non superiore ad una decina. Sempre il<br />

Tomba 20 , dà la seguente collocazione: 5 astrolabi<br />

sono conservati al Museo Copernicano di Monte<br />

Mario (Roma), 3 al Museo di Storia della Scienza di<br />

Firenze, 1 all'Osservatorio Astronomico di<br />

Bologna, 1 al Museo di Venezia.<br />

Questo probabilmente dimostra, nonostante tutto,<br />

come fossero in pochi i costruttori professionisti di<br />

astrolabi e strumenti astronomici in quell'epoca tra<br />

cui vanno ricordati i poco noti Ibrahim ibn Said as-<br />

Sahli di Valencia e Muhammed Ibn Futtuh di<br />

17 Tullio Tomba, Due astrolabi latini del XIV secolo conservati a Milano, in "Physis", VIII, 1966 - Olschki Ed., Firenze<br />

18 T. Tomba, ibid. p. 298<br />

19 T. Tomba, ibid., pp. 299-300<br />

20 T. Tomba Un astrolabio del XIV secolo di probabile origine italiana, in "Physis", anno 12, 1970, Leo S. Olschki ed. , Firenze<br />

<strong>Nicola</strong> <strong>Severino</strong> Il Libro degli Astrolabi<br />

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