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IL LIBRO DEGLI ASTROLABI - Nicola Severino

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una determinata latitudine. Quindi, per potersene<br />

servire a diverse latitudini era necessario cambiare<br />

continuamente le lamine. L'arabo spagnolo az-<br />

Zarqali, latinizzato in Arzachel, inventò verso la<br />

fine dell'anno Mille, un astrolabio "universale" che<br />

poteva servire a diverse latitudini, senza cabiare<br />

lamina.<br />

Per fare questo, ideò un procedimento in cui<br />

l'osservatore si pone in uno dei punti del Primo<br />

Verticale (Est, od Ovest dell'orizzonte) e il piano di<br />

proiezione coincide con il piano del coluro solstiziale,<br />

ovvero del meridiano passante per i punti<br />

solstiziali. Ottenne ciò per mezzo della proiezione<br />

stereografica orizzontale. Aboul Hhassan ci fornisce<br />

il nome di Arzachel in una forma forse più<br />

precisa: Abou-Ishac Ibrahim ben-Yahia al-<br />

Razcalah, o al-Zarcalah.<br />

Naturalmente anche su questo punto, molti studiosi<br />

non si trovano d'accordo. Per esempio<br />

d'Herbelot, nel sec. XVIII dice semplicemente che<br />

il termine zarcalah indica uno strumento che ha<br />

tratto il nome dal suo inventore. Nel Catalogus<br />

Codicum orientalium Biblioth. Acad. Lugduno Batavae<br />

(vol.III, 1865, p. 96), si legge "Tractatus de tabula<br />

Zarcalitica auctore Abu Ishak Ibrahim ibn Jahja an-<br />

Nakkasch, vulgo Ibnoz- Zarkalah (al-Kortobi)". Gli orientalisti<br />

confermano che la "tavoletta" che si trova<br />

nei vari manoscritti sparsi nelle biblioteche è proprio<br />

lo strumento nominato "Shafiah", ma a questo<br />

proposito il discorso diventerebbe lungo e complicato.<br />

Noi ricorderemo il manoscritto latino n° 7195,<br />

della Biblioteca Nazionale di Parigi, segnalato da<br />

Sédillot, che fornisce una traduzione del trattato<br />

originale scritto dallo stesso Arzachele, sulla<br />

costruzione di questo astrolabio universale.<br />

Il foglio 89 comincia così: "Incipit compositio tabulae<br />

quae Saphea dicitur sive astrolabium Arzachelis". C'è<br />

poi il manoscritto latino n° 7295 "Instrumentum<br />

sapheae magistri Johannis de Lineriis" che contiene la<br />

descrizione di uno strumento ugualmente nominato<br />

"shafiah" e attribuito a Johannes de Lineriis che<br />

visse a Parigi verso la fine del XIV secolo.<br />

Sédillot menziona un esemplare di Saphea perfettamente<br />

conservato nella Biblioteca Nazionale di<br />

Parigi e acquistato successivamente da Jomard.<br />

Questo strumento faceva parte della collezione di<br />

Schultz (fig. 33). Forse il più antico esemplare di<br />

shafiah è l'astrolabio costruito da Muhammad ibn<br />

al-'Aama iri in Siviglia nel 1216 d.C. (enciclopedia<br />

Treccani) illustrato nelle figg. 35-36.<br />

Al-Zarkali chiamò "al-abbadiya" il suo nuovo strumento,<br />

in onore di al-Mustamid b. 'Abbad, re di<br />

Siviglia nella seconda metà dell'XI secolo. Una<br />

variazione della Saphaea è il cosiddetto "Safiha<br />

shakaziya”, o shakariya, di cui non abbiamo nessuna<br />

precisa informazione.<br />

Hhassan si sofferma ancora su un altro strumento<br />

che è una specie di shafiah, costruito nel 1337 d.C.<br />

Su una faccia di questo strumento, nei pressi dell'anello<br />

di sospensione, si legge "Strumento che riunisce<br />

le operazioni e le latitudini - (il che è in perfetto<br />

accordo con lo scopo dello strumento di<br />

Arzachele) - costruito e collaudato da Ali ben Ibrahim<br />

Almuthim". E sulla seconda faccia "Per lo Sceicco Ali<br />

ben Mohammed Al- Derbendi, anno 738", cioè 1337<br />

d.C. Sull'"alancabuth" sono segnati i nomi di 58<br />

stelle.<br />

Infine egli parla ancora di qualche strumento<br />

assimilabile alla Shafiah di Arzachele, e che nomina<br />

Chekasiah; quindi passa alla descrizione della<br />

cosiddetta bacchetta di Nasir-eddin Thousi, altrimenti<br />

detto Astrolabio Lineare (fig. 34).<br />

Questo grande astronomo arabo, morto attorno al<br />

1213, ideò l'astrolabio lineare, dal vago aspetto di<br />

un regolo calcolatore che pur essendo molto più<br />

semplice dell'astrolabio piano, era meno preciso, e<br />

per questo non ebbe molta fortuna. Egli ne<br />

descrisse la costruzione e l'uso nella sua opera in<br />

persiano intitolata Bait Babhfil astarlab.<br />

15L'astrolabio<br />

Chamilah<br />

Si compone di una semisfera incavata, che deve<br />

essere realizzata con molta esattezza. Il centro<br />

della superficie convessa coincide con quello della<br />

superficie concava. La circonferenza massima<br />

della semisfera rappresenta il cerchio massimo<br />

dell'orizzonte che viene diviso in 360 parti uguali.<br />

Un anello diviso in quattro facce coincide con il<br />

cerchio dell'orizzonte, diviso nello stesso modo.<br />

Una shafiah di rame, di forma rotonda avente una<br />

circonferenza uguale a quella del cerchio dell'orizzonte,<br />

completa lo strumento nelle sue parti essenziali.<br />

Su questo strumento si tracciano gli azimut e gli<br />

almucantarat suddivisi in gradi; infine si mette<br />

presso la circonferenza del shafiah, un cerchio che<br />

<strong>Nicola</strong> <strong>Severino</strong> Il Libro degli Astrolabi<br />

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