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questa essenza di nardo, questo vino resinato odoroso. E non<br />
è neppure che fosse Fieli Pòrcina in quanto tale, il mescitore.<br />
Ma se mai ciò che operava – l’impulso, la forza, l’in sé dell’amore<br />
– in grazia e per mano di lui.<br />
Certo poteva avvenire – è da mettere nell’ordine delle cose<br />
possibili – che questo intervento fosse mancato; e allora<br />
nessuno, e lei nemmeno, avrebbe mai saputo che ricchezza e<br />
che dono erano in lei: il vino e il nardo perduti, inconsumati.<br />
(Di quelle anfore antiche, finite in fondo al mare e rimaste incastrate<br />
nelle carcasse delle navi sommerse, non avviene così?<br />
A volte qualcheduna, dopo migliaia di anni, ne riportiamo alla<br />
luce, tutta ingrommata di alghe e di residui di mitili; ebbene?<br />
Tenacemente sigillata l’imboccatura, ancora, ma il contenuto<br />
svanito, svaporato. Nessuno ha potuto godere di ciò<br />
ch’essa portava. <strong>Il</strong> tempo di quelli per i quali era stata riempita<br />
per sempre consumato).<br />
E anche poteva accadere, certo che il tocco fosse troppo<br />
brusco o il maneggio maldestro; e troppo in fretta spandesse<br />
l’anfora ciò che portava, andando essa stessa, magari, in frantumi.<br />
Se poi, fuor di metafora, fu proprio così per Pasqua,<br />
oppure no, è cosa che è da aspettarsi a vedere. Non tralasciandosi<br />
qui il notare, se mai, la singolare situazione nella quale –<br />
a pensarci – si trova colui che racconta una storia. Che lui sa<br />
già quello che per gli altri, che vengono ascoltandolo, è ancora<br />
il futuro; e non può mutarlo. E non è un po’ una parafrasi,<br />
modesta che sia, di ciò che a una sfera più alta, affaticò grandi<br />
menti? Veniamo noi ascoltando, vivendo, una storia a noi<br />
ignota nei suoi sviluppi futuri, ma già scritta per sempre?<br />
Per accordi con Pasqua, allo scopo di stornare sospetti,<br />
Fieli Pòrcina non mancava di farsi vedere ogni tanto alla fattoria,<br />
come già aveva fatto a due giorni di distanza dal primo<br />
incontro con Pasqua. E recitava in queste visite abbastanza<br />
bene la commedia; con Pasqua che, ancora più brava<br />
di lui (“Prima non sapevi mentire, sciagurata, e ora invece”),<br />
gli teneva bordone.<br />
Salutava con ostentazione i padroni di casa: «Come va,<br />
compare Cinus?», «Ave Maria, Mariangela Siddi». Ed era<br />
condiscendente anche con ’Ntoni, e perfino con Momo si<br />
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mostrava benevolo, che pure gli metteva addosso, ogni volta<br />
che lo vedesse, quello strano spavento. Quello che lui, dopo,<br />
a cose fatte, avrebbe interpretato come un “me lo diceva<br />
il cuore”.<br />
E Pasqua, naturalmente, faceva oggetto di speciale effusione:<br />
«Pasqua, sorella mia, che piacere vederti, come stai?<br />
Nessun amore in vista?».<br />
A volte, su questo terreno, il gioco si spingeva sino a limiti<br />
perigliosi. Come una volta che, presente Mariangela (vi<br />
erano già stati fra loro diversi incontri, ai margini della strada<br />
di Serri), disse alla ragazza:<br />
«E allora, bene mio, che nuove abbiamo? Te lo sei fatto<br />
o no, l’innamorato, dall’ultima volta che ci siamo visti?».<br />
E lei:<br />
«L’innamorato, io, Fieli Pòrcina? Che dite mai. E chi mai?<br />
Sapete bene che non vedo nessuno, all’infuori di voi qualche<br />
volta. E seconda cosa non sono in età di questo, io, domandatelo<br />
a mia madre. Sapete quanti anni ho? Vi sembro basilico<br />
da mettere alla finestra?».<br />
Lui:<br />
«Quanto a questo, se voi mi permettete, Mariangela Siddi,<br />
direi che sì. Salvo il rispetto che vi è dovuto, s’intende».<br />
Pasqua spingeva la propria improntitudine fino a replicare:<br />
«Oh, e voi per esempio mi prendereste, voi, come basilico<br />
da mettere alla vostra finestra?».<br />
Lui diventava cauto, sentiva che il terreno si faceva scivoloso:<br />
«Eh, dico, perché no? Ma sono cose da non trattare leggermente<br />
come fai tu, che ve ne pare, Mariangela Siddi?».<br />
E Mariangela infatti riprendeva la figlia, scandalizzata<br />
dalla sua audacia. Sebbene l’argomento, poi, non è che. Ma<br />
conveniva col giovane. Non sono cose da scherzarci.<br />
Con Giuanni Cinus invece, se anche lui era presente, Fieli<br />
Pòrcina parlava d’affari, di lavori e, c’è da chiederlo?, dell’attesa<br />
del <strong>raccolto</strong>.<br />
Una volta, anzi, il vecchio volle portarlo torno torno al<br />
possesso perché vedesse con i suoi occhi che roba, e che non<br />
erano parole.<br />
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