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Il raccolto - Sardegna Cultura

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Montava, dava di voce al cavallo e partiva, reiterando<br />

cenni di commiato.<br />

<strong>Il</strong> carrozzino descrisse una conversione sul selciato, le<br />

ruote stridettero, i cani abbaiarono, ci fu una fuga di galline.<br />

Poi il cavallo mosse più svelto quelle sue zampe calzate di<br />

bianco, il sole s’impadronì di tutto quel fuoco dei raggi delle<br />

ruote, lo impastava e frullava, ne faceva una gaia girandola<br />

fiammea, che spiccava violentemente sul bianco della strada,<br />

il verde della macchia e il bruno dei campi arati.<br />

44<br />

IV<br />

IL VERDE SULLA COLLINA<br />

Uno più uno più uno più uno, senza fine. Migliaia di<br />

migliaia. Decine di migliaia di migliaia. E ciascuna piantina<br />

tre fili quattro fili magari più, corti tenerissimi come velluto,<br />

tutta una distesa una piantina di fila all’altra una sorta di<br />

uniforme ininterrotta pelurie verde. La collina si era messa<br />

la veste della domenica, fasciata le spalle e i fianchi di questo<br />

scialle verde, aderente e morbido. Signore Dio, ti ringrazio.<br />

Si chinava tra le zolle, accarezzava quel nulla vegetale, alto<br />

tre dita, che sbucava dalla terra, uno dei tanti: un ciuffettino<br />

di peli. Avrebbe voluto fargli riparo con le mani piegate<br />

a coppa, affinché il vento, il freddo, non lo aduggiassero.<br />

Ma uno; e gli altri?, le migliaia di altri?<br />

Continuava comunque a carponare sul terreno, sostare,<br />

alzarsi, tornare a chinarsi. Perdendosi nello stesso tempo nei<br />

vani pensieri, inesprimibili, che prendono l’uomo allorché<br />

si soffermi a osservare le piccole cose, i prodigi minuscoli, le<br />

cose insomma che tutti i giorni sono sotto gli occhi di tutti<br />

e alle quali per questo nessuno fa caso. Pensare: si seppellisce<br />

nella terra un seme, che è cosa secca, inerte e come morta.<br />

E invece qualcosa vive là dentro il seme, segretamente,<br />

nascostamente. Poi l’umido della terra mette in movimento<br />

questo qualcosa, il seme come tale si spappola e muore, ma<br />

la vita che è in lui preme con tutta la forza per venir fuori.<br />

E viene fuori difatti, e diventa pianta, destinata col tempo a<br />

produrre altri semi. E così il giro ricomincia. Morte vita vita<br />

morte, sempre così. La smania che ha la vita di dissolversi<br />

nella morte e l’orrore della morte conficcato in ogni vita.<br />

Chissà chi sa spiegarle, queste contraddizioni. E gli uomini,<br />

del resto? Forse diversi? Anche loro, gira e rigira, la stessa<br />

cosa: vita, morte, disgusto della vita, paura della morte. E il<br />

bisogno di tramandare la vita nei figli. Chissà perché. Grani<br />

di frumento, anche loro: semenza d’uomini. E come i semi<br />

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