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Montava, dava di voce al cavallo e partiva, reiterando<br />
cenni di commiato.<br />
<strong>Il</strong> carrozzino descrisse una conversione sul selciato, le<br />
ruote stridettero, i cani abbaiarono, ci fu una fuga di galline.<br />
Poi il cavallo mosse più svelto quelle sue zampe calzate di<br />
bianco, il sole s’impadronì di tutto quel fuoco dei raggi delle<br />
ruote, lo impastava e frullava, ne faceva una gaia girandola<br />
fiammea, che spiccava violentemente sul bianco della strada,<br />
il verde della macchia e il bruno dei campi arati.<br />
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IV<br />
IL VERDE SULLA COLLINA<br />
Uno più uno più uno più uno, senza fine. Migliaia di<br />
migliaia. Decine di migliaia di migliaia. E ciascuna piantina<br />
tre fili quattro fili magari più, corti tenerissimi come velluto,<br />
tutta una distesa una piantina di fila all’altra una sorta di<br />
uniforme ininterrotta pelurie verde. La collina si era messa<br />
la veste della domenica, fasciata le spalle e i fianchi di questo<br />
scialle verde, aderente e morbido. Signore Dio, ti ringrazio.<br />
Si chinava tra le zolle, accarezzava quel nulla vegetale, alto<br />
tre dita, che sbucava dalla terra, uno dei tanti: un ciuffettino<br />
di peli. Avrebbe voluto fargli riparo con le mani piegate<br />
a coppa, affinché il vento, il freddo, non lo aduggiassero.<br />
Ma uno; e gli altri?, le migliaia di altri?<br />
Continuava comunque a carponare sul terreno, sostare,<br />
alzarsi, tornare a chinarsi. Perdendosi nello stesso tempo nei<br />
vani pensieri, inesprimibili, che prendono l’uomo allorché<br />
si soffermi a osservare le piccole cose, i prodigi minuscoli, le<br />
cose insomma che tutti i giorni sono sotto gli occhi di tutti<br />
e alle quali per questo nessuno fa caso. Pensare: si seppellisce<br />
nella terra un seme, che è cosa secca, inerte e come morta.<br />
E invece qualcosa vive là dentro il seme, segretamente,<br />
nascostamente. Poi l’umido della terra mette in movimento<br />
questo qualcosa, il seme come tale si spappola e muore, ma<br />
la vita che è in lui preme con tutta la forza per venir fuori.<br />
E viene fuori difatti, e diventa pianta, destinata col tempo a<br />
produrre altri semi. E così il giro ricomincia. Morte vita vita<br />
morte, sempre così. La smania che ha la vita di dissolversi<br />
nella morte e l’orrore della morte conficcato in ogni vita.<br />
Chissà chi sa spiegarle, queste contraddizioni. E gli uomini,<br />
del resto? Forse diversi? Anche loro, gira e rigira, la stessa<br />
cosa: vita, morte, disgusto della vita, paura della morte. E il<br />
bisogno di tramandare la vita nei figli. Chissà perché. Grani<br />
di frumento, anche loro: semenza d’uomini. E come i semi<br />
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