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Il raccolto - Sardegna Cultura

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«Devi essere abbastanza infuriata con me perché non mi<br />

sono fatto vedere, ma ti assicuro…».<br />

Lo interruppe con un gesto: non occorreva. E poi, infuriata?<br />

Non era la parola giusta, si trattava di ben altro. Ma come<br />

fare a spiegarglielo? Non seppe che cosa dire e stette zitta.<br />

«Bene» lui disse, piccato del suo silenzio. «Hai tanto insistito<br />

che volevi parlarmi. Parla dunque. Che vuoi?». Ridiventato<br />

brusco e perentorio.<br />

Lei si era messa, nel punto indicato da lui, accoccolata<br />

contro un cespuglio, ginocchia unite, braccia conserte sulle<br />

ginocchia e il capo piegato in giù, fino a poggiare la fronte<br />

sull’incontro dei polsi. Immobile, come scolpita, modellata in<br />

terracotta.<br />

Si riscosse a quel parlare, alzò la testa e l’osservò un lungo<br />

istante. Ferma nel resto. Solo la testa si alzò. E l’osservava.<br />

«Sono disperata, Fieli» disse semplicemente.<br />

E né pianti né scene madri, questo soltanto; e a voce bassa,<br />

anche. Ma lo fissava come con spasimo, viveva tutta negli<br />

occhi.<br />

Lui gettò il rametto dietro le spalle, dopo averne fatto<br />

scempio.<br />

«Lo so» disse levandosi e prendendo a camminare. «Ma il<br />

punto non è questo, il punto è un altro, è come uscirne. Per<br />

questo ti ho domandato di dirmi che cosa vuoi».<br />

Cosa voleva? Ma questo, appunto: che lui l’aiutasse, la<br />

salvasse, le dicesse lui stesso che cosa doveva fare. Che altro,<br />

se no? Come se lei già non sapesse che proprio quello era il<br />

punto, come diceva lui. Ma ci si era consumata la testa, a<br />

pensarci, senza venirne a capo: fare che cosa, decidere che cosa.<br />

Era tutto così assurdo. E precisamente era qui perché lui<br />

le illuminasse la mente, glielo chiedeva come a un santo.<br />

Lui continuava a passeggiare su e giù davanti a lei. Da<br />

un cespuglio strappò un altro rametto e ne fece una pertica<br />

con la quale si frustava i calzoni. Era sorpreso e quasi irritato<br />

della sua calma, si aspettava chissà che smanie. Ed era irritato<br />

dei lunghi silenzi, quel muto interrogare e aspettare di lei.<br />

«Io lo so» disse a un certo punto «quello che tu vorresti».<br />

«Che cosa?» lei domandò prontamente. Come dovesse<br />

essere lui a spiegarle finalmente ciò che lei stessa voleva. Per<br />

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parte sua, non lo sapeva ormai più neppure lei, nel trambusto<br />

che aveva in testa.<br />

«Si prende» disse lui «e si fa un bel matrimonio».<br />

Lei ripeté: matrimonio. Ma solo muovendo le labbra,<br />

senza emettere suono. Ma si accorse che lui aveva pronunziato<br />

quelle parole con sarcasmo, perché? Matrimonio, certo:<br />

era giusto. Non era giusto? E dunque perché quel tono?<br />

Sciolse le braccia da sopra i ginocchi, lasciò che le mani<br />

(continuando i suoi occhi a fissare lui) si cercassero e si trovassero,<br />

intrecciassero le dita fra loro. E le ricollocò, così unite,<br />

sulle ginocchia.<br />

«A me, Fieli» disse candidamente «questo andrebbe bene».<br />

Aveva pensato in precedenza a questa eventualità? L’aveva<br />

considerata come un possibile scioglimento del dramma? Se<br />

lo stava chiedendo; e non sapeva, non ricordava, era tanto<br />

confusa. Ma, certo, se qualcosa attendeva di nascere dalla sua<br />

mente, dopo tante doglie, era questo. E lui, per quanto con<br />

mal garbo, era stato la levatrice.<br />

«Lo avrei giurato» egli disse tagliente.<br />

Essa rifletté. Impiegò un tempo infinito a comprendere.<br />

«A te non farebbe piacere» disse finalmente, a bassa voce.<br />

Aveva finalmente estratto la conclusione.<br />

Lui tornò a sedersi, cercò di cambiare argomento. Vediamo,<br />

i suoi sapevano nulla? No. Sua madre? No. Suo padre,<br />

’Ntoni e quell’altro, come è che si chiama? No. E non poteva<br />

essere che sua madre, almeno lei, sai questi fatti di donne, si<br />

fosse accorta da sola, avesse afferrato, intuito? No, no e no.<br />

Gli rispondeva, lo secondava, ma era come se lui, ponendo<br />

quelle domande, camminasse, camminasse, portandosi<br />

sempre più al largo. Mentre lei era rimasta al cippo di<br />

partenza: non gli faceva piacere. Matrimonio? No, non gli<br />

faceva piacere. Questo era il dato fondamentale dal quale,<br />

conquistatone infine il senso, non le riusciva di disancorarsi.<br />

Sapete, Fieli Pòrcina si sposa. Oh, e con chi? Mah, con una<br />

di Baronia che adesso abita a Serri, una certa Pasqua Cinus.<br />

No, questo, a lui, non piaceva.<br />

E a questo punto le tornava alla mente il pensiero dell’altro,<br />

il terzo, quello là che, ammucchia ammucchia, era affaccendato<br />

a preparare se stesso. Perché in fondo non era poi solo<br />

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