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Peter Watkins: il suo The Journey, quattordici ore e mezzo, è un tentativo<br />

di dire che abbiamo bisogno di un tempo non limitato per<br />

parlare della questione del tempo. Ma il risultato è un concetto anticinematografico.<br />

Dobbiamo sempre tenere in conto il fatto che il film è uno spettacolo,<br />

concetto niente affatto negativo. Se ora noi due stiamo seduti<br />

così a parlare per due giorni – e lo potremmo fare – questo elimina la<br />

possibilità che diventi uno spettacolo. Quello che definisce uno<br />

spettacolo è lo stare dentro un tempo, in un frammento di tempo.<br />

Quello di Watkins diventa un tempo anticinematografico, perché<br />

non tiene in considerazione il fatto a cui accennavi: non possiamo filmare<br />

un giorno intero... Sarebbe una telecamera di sorveglianza. E il<br />

paradosso della telecamera di sorveglianza, che è poi il paradosso di<br />

Aus Liebe zum Volk, è che più immagini abbiamo più la nostra possibilità<br />

di vedere diminuisce, non il contrario. [...]<br />

Un problema del nostro tempo è che una serie di immagini, di icone,<br />

sono diventate invisibili. Non perché qualcuno le occulti: non le<br />

vediamo più perché le abbiamo già viste troppe volte. E uno dei problemi<br />

è: come rendere queste immagini visibili? Credo che la sola<br />

maniera per ri-vedere queste immagini sia affermare la loro invisibilità;<br />

per fare questo non devo mostrarle in modo generico al pubblico,<br />

ma far sì che siano parte di un atto individuale. In Uno specialista,<br />

per esempio, le immagini dei campi di sterminio girate dagli americani<br />

nel 1945 vengono mostrate in presenza di uno dei colpevoli.<br />

Sono molto preoccupato della mancanza di un limite dell’uso<br />

dell’immagine a fini didattici; mostrare troppe volte un’immagine significa<br />

cancellarla. Ci sono immagini dello sterminio che vengono<br />

mostrate in televisione due, tre o quattro volte l’anno e così finiscono<br />

per perdere senso. Per dare un senso all’immagine è necessario non<br />

vederla sempre, non mostrarla.<br />

PS: Ma noi vediamo molto, non è vero che non vediamo niente.<br />

Certo, non è necessario vedere un film sulle vittime per parlarne. Ma<br />

allo stesso tempo non credo che le vedremo mai abbastanza, quelle<br />

immagini, e ogni volta che le guardiamo siamo scossi; piuttosto direi<br />

che è necessario pensare, dobbiamo riflettere sull’importanza degli<br />

effetti della shoah... non dobbiamo per forza guardare delle immagini<br />

per parlarne, però sono importanti.<br />

ES: Sono completamente d’accordo con te, ma penso che dicendo<br />

che dobbiamo guardare le immagini ancora non diamo una risposta<br />

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