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tato in quella circostanza fin troppo lungimirante. Eichmann, come era<br />
già stato mostrato nel film di Alain Resnais, Notte e nebbia, realizzato<br />
cinque anni prima dell’inizio del processo di Gerusalemme, recitò la<br />
sua parte continuando a ripetere di non essere responsabile. Di fronte a<br />
questa linea di difesa la Arendt, in La banalità del male, riconosce che<br />
dal suo punto di vista Eichmann aveva persino ragione, ed è per questa<br />
semplice verità desunta dalle fasi dibattimentali che libro fu attaccato.<br />
La sentenza di morte, decretata in nome di una verità politica, pareva<br />
non tenere conto di quell’altra verità che avrebbe scombussolato il valore<br />
politico contingente della condanna capitale ma a detta della Arendt<br />
– che in tale circostanza sentiva il bisogno di attribuire alla verità dei fatti<br />
un valore “di fatto” e perciò incontrovertibile – avrebbe giovato di<br />
più a un modello di politica sostenibile.<br />
A questo punto, dato che ci stiamo occupando di un film, bisogna<br />
chiedersi: che cosa è accaduto invece con l’intervento di Sivan? Come<br />
procede il suo film, che si basa sul materiale di Hurwitz? In altre parole:<br />
che cosa vi aggiunge di proprio, seguendo in chiave rappresentativa<br />
(operando cioè sulle immagini) la traccia interpretativa della Arendt e<br />
spingendosi ben oltre il reportage per affrontare a volto scoperto la<br />
prassi politica, la dimensione morale, il divenire storico secondo una<br />
chiave filosofica più ampia?<br />
Se la “messa in inquadratura” 1 appartiene a Hurwitz, il montaggio<br />
interno ed esterno di Uno specialista riconducono al modo di Sivan di<br />
stabilire nuove “costringenze” 2 audio-visuali. Qui l’autore, l’altro autore,<br />
ispirandosi alla Arendt, stabilisce nuovi collegamenti tra immagini e<br />
suoni, sostenendo che l’evento storico-giudiziario consumatosi nella<br />
Casa del popolo a Gerusalemme tra il 1961 e il 1962 non tenne conto<br />
del problema della “banalità del male”. Che cosa sceglie Sivan fra i materiali<br />
tutt’altro che grezzi di Hurwitz, e come sceglie di montarli? Ha<br />
un obiettivo principale: quello di creare straniamento nello spettatore.<br />
In Uno specialista viene meno l’aspetto cronachistico, ancorché indagato<br />
da Hurwitz, e prende forma quello simbolico. Vengono ripetutamente<br />
montate inquadrature con tempi morti: i tempi lunghi, interminabili,<br />
paradossali che separano la fine di domande gravi, a Eichmann, dalle<br />
rapide e pronte risposte. L’effetto è quasi comico: Eichmann ha premura<br />
di rispondere, ma per farlo aspetta, quasi insensatamente, di potersi<br />
alzare. In realtà aspetta che sia terminata la traduzione in tedesco in cuffia,<br />
poiché il processo vide l’avvicendamento di più lingue e l’imputato<br />
si trovò a dover attendere che le testimonianze, le accuse e le affermazioni<br />
più tremende gli venissero prima tradotte, passando per un grado<br />
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