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che circolano oggi in Europa noi li facevamo già nel 1977-1978. Ci hanno<br />

arrestati ma visto che eravamo ragazzi di buona famiglia la cosa si è<br />

risolta subito. È sempre così con i figli della borghesia... Questa esperienza<br />

e la militanza in Peace now! hanno contribuito a radicalizzare le<br />

mie posizioni.<br />

In che senso parli di assurdità dell’ultralaicismo? Nel tempo il tuo rapporto<br />

con la religione è cambiato?<br />

È cambiato piuttosto il mio rapporto con la laicità usata come arma<br />

contro la religione. Tempo fa ho scritto un articolo su un giornale israeliano<br />

in cui mi schieravo contro la scelta di fare il Gay Pride a Gerusalemme.<br />

Le mie non sono ragioni religiose: non posso sentire parlare di<br />

tolleranza in una città dove si pratica una discriminazione continua nei<br />

confronti degli arabi. In casi del genere il discorso laico è soltanto opportunismo,<br />

o scelta di convenienza. Un po’ come nel dibattito sul velo, dove<br />

la laicità che decide di negarlo si trasforma in uno strumento di oppressione<br />

senza interrogarsi sulle opportunità, sui singoli casi, su che cosa<br />

significhi. Non voglio adesso dire che sono per il velo ma di fronte alla<br />

realtà del mondo contemporaneo credo che sia necessario rivedere il<br />

concetto di laicità. Senza parlare poi delle ipocrisie e delle ambiguità che<br />

lo circondano. L’Europa e l’America sono in Afghanistan a combattere<br />

perché le donne si liberino dal burqa; il fatto che tutte lo portino ancora,<br />

con ancora maggiore accanimento, non viene preso in considerazione,<br />

così come non vengono mai messi in questione gli eventi che hanno condotto<br />

a una certa realtà, non ci si chiede chi ne è responsabile né a cosa<br />

potrebbe davvero servire. Ancora un altro esempio: si parla moltissimo<br />

dell’Iran, e il punto centrale sono sempre le donne, che forniscono l’alibi<br />

per una nuova guerra. Nessuno però dice mai nulla sull’Arabia Saudita,<br />

un regime spaventoso, che non ha mai fatto un gesto quando gli iraniani<br />

hanno combattuto per liberarsi dallo scià. Tornando a Israele, penso che<br />

il problema anche qui non sia la religione in sé. La questione sta nella definizione<br />

stessa di Stato ebraico e nel suo rapporto con la democrazia. In<br />

teoria si tratterebbe di uno Stato laico ma chi decreta la chiusura dei negozi<br />

o dei cinema il venerdì sono i deputati al parlamento, non i religiosi...<br />

Chi tiene in ostaggio la religione è la laicità, a partire dalla fondazione<br />

di Israele, con la quale il sionismo ha voluto uno Stato ebraico in opposizione<br />

all’ebraismo, che non aveva caratteristiche nazionaliste.<br />

Andiamo un momento indietro. Qual era l’atmosfera culturale che si respirava<br />

a casa tua? E com’era invece la tua scuola elementare, che genere<br />

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