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confronti, anzi. Esisteva un grande interesse verso la musica e in genere<br />
la cultura dell’America Latina. Il solo segno che li distingueva era un accento<br />
molto forte, che non rappresentava certo un problema. Eppure<br />
negli anni sono diventati profondamente israeliani, si sono integrati totalmente.<br />
Non era tanto la cultura israeliana a interessarli; anzi, con quel<br />
tipico snobismo latinoamericano, consideravano gli israeliani un po’<br />
rozzi, non particolarmente colti, ma volevano che i loro figli fossero<br />
israeliani. Perché? Non volevano che fossimo ebrei. Può sembrare assurdo<br />
ma è un punto estremamente importante, e non conta se è vero o<br />
no e in quale parte della mitologia familiare rientra. I miei genitori erano<br />
convinti che essere ebrei in giro per il mondo comportasse un’inevitabile<br />
dualità – si è ebrei italiani, ebrei francesi e cosi via... – e non volevano<br />
questo per noi. Noi dovevamo essere interamente israeliani. Del<br />
resto il fondamento principale del sionismo è la cancellazione dell’ebraismo<br />
dall’identità nazionale. Nell’immagine fabbricata dai sionisti<br />
l’ebreo è una persona debole, un perseguitato, un pauroso, che pensa<br />
solo ai commerci, che non sta mai a casa... Il sionismo sotto molti aspetti<br />
è vicino all’antisemitismo.<br />
Puoi spiegare meglio questo punto?<br />
Il sionismo ha inventato un popolo, chiamandolo “popolo ebraico”,<br />
contro l’ebraismo. Prima si parlava di popolo ebraico, o popolo di<br />
Israele, ma questa espressione non implicava un’idea di popolo in senso<br />
giuridico. Il sionismo ha utilizzato in qualche modo la definizione di popolo<br />
data da Mussolini, ovvero un gruppo di persone che combattono<br />
insieme. L’invenzione di un popolo, che non è comunque una specificità<br />
del sionismo, in un certo modo va contro la realtà ebraica, la storia<br />
ebraica, e soprattutto contro l’ebraismo. I sionisti consideravano gli<br />
ebrei dei deboli, li definivano con disprezzo “orientali”. Il cuore del sionismo<br />
è l’Europa dell’Est ma quando Theodor Herzl, il fondatore del<br />
sionismo, parla degli yiddish li descrive come primitivi, barbari, gente<br />
piena di superstizioni, li definisce “barbuti” con lo stesso tono che oggi<br />
l’Occidente riserva all’Islam. Per i sionisti gli yiddish incarnano “l’orientale”,<br />
pur essendo europei dell’Est. In Occidente allora non esisteva<br />
la figura dell’ebreo orientale in quanto arabo.<br />
Oggi posso dire che mi interessa la riflessione binazionale in Israele<br />
e al tempo stesso mi definisco un antinazionalista. Però sono consapevole<br />
che esiste una realtà nazionale, che il sionismo è riuscito a creare<br />
“l’israelitudine” e gli israeliani. Nel bene e nel male. Abbiamo una lingua<br />
e una cultura che non sono quelle ebraiche, anche se si continua a<br />
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