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Una terra preziosa A lato, l’entrata della miniera di Porto<br />

Flavia presso Masua. Nella foto in basso, a sinistra,<br />

l’isolotto di Pan di Zucchero alto 132 metri.<br />

A destra in basso, l’insenatura della Caletta all’interno<br />

della baia di Cala Domestica; fi no agli anni Quaranta<br />

fu un porto d’imbarco per i minerali estratti ad Acquaresi<br />

Sardegna 2008<br />

e del viola fi no alla candida apparizione dell’isolotto di<br />

Pan di Zucchero, alto 132 metri, un tempo sfruttato a fi ni<br />

minerari è adesso meta di freeclimber.<br />

Di fronte al faraglione, si trova l’entrata del sito minerario<br />

di Porto Flavia, unico nel suo genere perché la galleria<br />

scavata nella montagna sbocca dopo 600 metri sulla falesia<br />

a picco sul mare. L’ardimentosa opera fu realizzata<br />

nel 1924 per consentire il trasporto automatizzato dei<br />

minerali, convogliati mediante un sistema di nastri trasportatori<br />

e bracci mobili direttamente nella stiva delle navi<br />

alla fonda presso l’apertura della miniera (informazioni e<br />

visite: Igea telefono 0781.491300). Da qui bastano due<br />

chilometri per giungere a Nebida, dove un sentiero<br />

realizzato lungo la scogliera consente viste<br />

magnifi che sulle rocce e sugli atolli di materiali<br />

metalliferi affi oranti dal mare, seguendo la<br />

passeggiata panoramica lungo il percorso della vecchia<br />

ferrovia si arriva davanti ai ruderi della laveria Lamarmora<br />

con grandi archi e alte ciminiere. È uno degli edifi ci<br />

più interessanti del patrimonio di archeologia industriale<br />

all’interno del parco geominerario, le cui tracce sono disseminate<br />

ovunque: terre rosse e nere, ciminiere di mattoni<br />

come torri assediate da macchie di cisto e fi chi d’india,<br />

scheletri di macchinari, dominati dalla natura con i suoi<br />

silenzi e i gli intensi profumi portati dal vento. Si torna<br />

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