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Provincia di Carbonia/Iglesias<br />

Vita di mare Al centro, la baia<br />

di Punta Spalmatore e a destra uno<br />

scorcio del borgo di Carloforte<br />

sull’Isola di San Pietro. Nella pagina<br />

a sinistra, pescatori a Cala Sapone<br />

e in basso, tipiche barche a fondo<br />

piatto, chiamate Cius,<br />

sull’isola di Sant’Antioco<br />

una festa tra le più belle e colorate di Sardegna, dove<br />

in suo onore si balla, si canta, e si va in processione su<br />

carri addobbati. Quando i Fenici in navigazione<br />

verso Occidente, videro la rada di Nord Est,<br />

la trovarono ideale per fondare Sulki (signifi -<br />

ca approdo sicuro): la città divenuta fi orente sin dalla<br />

fondazione, verso il 750 a.C., grazie al commercio di<br />

minerali, scavati nelle miniere e poi imbarcati verso altri<br />

porti Mediterranei. Tolomeo la chiamò l’isola “plumbaria”<br />

(isola del piombo), la conquistarono i Cartaginesi usandola<br />

come base navale durante la II guerra punica, fu poi<br />

assoggettata al dominio romano. Tracce di questa storia<br />

sono ovunque, sopra la terra ci sono i resti di un anfi teatro<br />

romano del II secolo, sotto la terra ci sono la necropoli<br />

punica e le catacombe cristiane, e poi su una collinetta<br />

c’è l’area del tophet, luogo di sacrifi ci al dio Baal e alla<br />

dea Tanit. Fra quello che i Fenici hanno lasciato c’è il<br />

segreto della lavorazione del bisso, un fi lato simile alla<br />

seta ricavato dal liquido prodotto da un grande mollusco<br />

bivalve (Pinna Nobilis) che viene poi tessuto in forma di<br />

stoffe preziose. Il procedimento di questa lavorazione si<br />

tramanda di madre in fi glia; per saperne di più c’è il<br />

Museo del Bisso in via Regina Margherita 113.<br />

Percorrendo l’isola lungo la costa orientale si trovano insenature<br />

sabbiose a Maladroxia e Coaquaddus, sulla<br />

costa occidentale invece prevale la roccia, ma le baie di<br />

Cala Sapone e Cala Lunga valgono un’escursione.<br />

A Calasetta, lungo il porto ci si sente come agli antipodi:<br />

ci sono pescherecci colorati carichi di reti e pesci,<br />

pescatori al lavoro che riparano reti e cime, traghetti in<br />

arrivo e partenza sul mare blu increspato, trattorie marinare<br />

dalle rustiche insegne e dagli invitanti profumi; un<br />

porto della fantasia, buono per cantare l’elogio alla fuga.<br />

D’altra parte cosa erano i fondatori di Calasetta<br />

se non fuggiaschi? Comunità di liguri provenienti<br />

dall’Africa a cui fu concesso nel 1769 di stabilirsi<br />

sul Nord dell’isola, di edifi carvi case e di avviare commerci.<br />

Il paese risalta sulla collinetta con le costruzioni<br />

bianche disposte a scacchiera, il progetto è piemontese<br />

anche se poi la lingua è quella di Tabarka o meglio di<br />

Pegli in provincia di Genova, la stessa parlata a pochi

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