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i luoghi dell'architettura - Dipartimento di Architettura - Università ...

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38<br />

D O S S I E R<br />

sezione longitu<strong>di</strong>nale<br />

sull’au<strong>di</strong>torium.<br />

Parallelamente all’attuale<br />

sede della Facoltà <strong>di</strong><br />

<strong>Architettura</strong> si <strong>di</strong>spone<br />

il nuovo corpo delle<br />

aule e quello con<br />

le aule seminariali e<br />

gli stu<strong>di</strong>oli dei docenti;<br />

al <strong>di</strong> là della piccola<br />

calle, interna al progetto,<br />

si <strong>di</strong>spongono i tre corpi,<br />

leggermente ruotati l’uno<br />

rispetto all’altro,<br />

contenenti le principali<br />

funzioni ad uso pubblico:<br />

bar, ristorante,<br />

libreria, sala espositiva,<br />

la grande hall,<br />

sala conferenze<br />

e au<strong>di</strong>torium.<br />

La sala dell’au<strong>di</strong>torium<br />

si incastra tra due<br />

<strong>di</strong> questi ultimi volumi<br />

evidenziando la possibilità,<br />

richiesta dal bando,<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>viderla in due<br />

spazi capaci <strong>di</strong> funzionare<br />

autonomamente.<br />

bientali –ritornando su un tema che<br />

dopo aver dominato gli e<strong>di</strong>toriali della<br />

Casabella degli anni cinquanta dovrebbe<br />

acquisire una rinnovata autenticità e<br />

pregnanza- costituiscono i dati inelu<strong>di</strong>bili<br />

della nostra conoscenza, dati che<br />

caratterizzano il DNA <strong>di</strong> ogni stu<strong>di</strong>o architettonico<br />

e urbano, dati senza i quali<br />

non è possibile articolare nessuna ipotesi<br />

<strong>di</strong> costruzione <strong>di</strong> una teoria e in ultima<br />

analisi <strong>di</strong> una necessaria e cosciente<br />

“scienza del progetto”.<br />

E affinché questa particolare <strong>di</strong>sciplina<br />

scientifica fondata su dati certi e risultati<br />

sempre variati e <strong>di</strong>versi, acquisisca<br />

una <strong>di</strong>mensione metodologicamente<br />

corretta e, conseguentemente, il valore<br />

imprescin<strong>di</strong>bile <strong>di</strong> un sapere trasmissibile,<br />

è opportuno, o meglio, è consigliabile<br />

utilizzare, nei casi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, esempi<br />

emblematici tratti da testi e contesti<br />

<strong>di</strong> chiara intangibile bellezza dove la<br />

stratificazione e la sovrapposizione<br />

storica forniscano imme<strong>di</strong>atamente la<br />

consapevolezza che il progetto costituisce<br />

prima <strong>di</strong> tutto la risoluzione <strong>di</strong> un<br />

tema urbano.<br />

Per tali motivazioni le esercitazioni che<br />

da alcuni anni stiamo conducendo coinvolgono<br />

sempre aree centrali e significative<br />

escludendo a priori gli interventi<br />

in zone periferiche e degradate che<br />

pure rappresentano l’oggetto nella<br />

maggior parte dei casi reali legati all’agire<br />

contemporaneo. Una lettura attenta<br />

sull’architettura storica, così<br />

come una qualsiasi analisi che coinvolga<br />

la città consolidata, non vi è dubbio,<br />

facilita lo stu<strong>di</strong>o, la conoscenza e l’osservazione<br />

del contesto, abituando,<br />

nelle prassi progettuale, a servirsi delle<br />

tracce, delle <strong>di</strong>rezioni, delle partiture<br />

esistenti come strumento guida e or<strong>di</strong>-<br />

natore <strong>di</strong> un comporre liberato tanto<br />

dall’arbitrio quanto dall’emulazione<br />

acritica <strong>di</strong> fenomeni <strong>di</strong> moda. Inoltre,<br />

nella convinzione con<strong>di</strong>visa 1 che “l’architettura<br />

sia maestra <strong>di</strong> se stessa” e<br />

nella, non più ovvia certezza, che la<br />

scrittura architettonica si inveri nel <strong>di</strong>segno,<br />

appare improbabile chiedere nella<br />

fase dell’appren<strong>di</strong>mento la restituzione<br />

grafica e quin<strong>di</strong> lo stu<strong>di</strong>o, <strong>di</strong> contesti<br />

anonimi, monotoni, squalli<strong>di</strong>, persino<br />

volgari, come purtroppo accade <strong>di</strong> osservare<br />

in molte fasce <strong>di</strong> nuova espansione.<br />

Viceversa attraverso il rilievo e la<br />

traduzione in ortogonale <strong>di</strong> <strong>luoghi</strong> <strong>di</strong><br />

straor<strong>di</strong>nario e comprovato valore storico-ambientale,<br />

quin<strong>di</strong> architettonico, si<br />

innescano evidenti processi <strong>di</strong> assimilazione<br />

<strong>di</strong> idee e manufatti che il tempo ha<br />

evidentemente <strong>di</strong>stillato; il <strong>di</strong>segno dell’esistente<br />

non si invera allora in una<br />

semplice rappresentazione, assimilando<br />

e restituendo attraverso l’accostamento<br />

<strong>di</strong> linea a linea, lo stu<strong>di</strong>o analitico<br />

<strong>di</strong> un brano urbano su cui è possibile intervenire<br />

avendo compreso l’intima<br />

struttura compositiva che ne governa<br />

l’assieme.<br />

Il concorso per la progettazione della<br />

nuova sede dell’Istituto Universitario <strong>di</strong><br />

Venezia, sul Canale della Giudecca, si<br />

inserisce perfettamente in questa visione<br />

<strong>di</strong>dattico-programmatica costituendo<br />

un caso <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o che è stato a lungo<br />

utilizzato. Per ponderare in modo <strong>di</strong>retto<br />

il valore della proposta e della conseguente<br />

partecipazione al concorso, è<br />

sufficiente scorrere e analizzare alcune<br />

immagini del progetto che è stato redatto<br />

come guida <strong>di</strong> una sperimentazione<br />

progettuale che ha coinvolto studenti e<br />

docenti afferenti a più corsi. Forse l’esito<br />

finale, come è visibile nelle illustra-<br />

39<br />

D O S S I E R

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