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i luoghi dell'architettura - Dipartimento di Architettura - Università ...

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62<br />

D O S S I E R<br />

NOTAZIONI E ISTITUZIONI TRA INTERNO ED ESTERNO<br />

Non è improbabile che ogni idea architettonica<br />

e il modo <strong>di</strong> svilupparla contengono<br />

qualcosa <strong>di</strong> ben definito che<br />

non deve andare oltre certi limiti; non è<br />

improbabile, ma nemmeno certo, che<br />

ogni idea in sé contempli una proporzione<br />

simile, ma è anche possibile che<br />

questa proporzione non sia presente<br />

nell’idea o almeno non solo nell’idea<br />

ma anche in noi stessi. Per comprendere<br />

un’opera si cercano le ragioni, si<br />

trova l’or<strong>di</strong>ne, si vede la chiarezza che<br />

è lì per caso, non per una legge o per<br />

una necessità. Quelle che riteniamo siano<br />

le sue leggi, sono forse soltanto<br />

leggi che permettono la comprensione,<br />

senza essere per questo le leggi a cui<br />

deve sottostare l’opera. L’opera è in<br />

grado <strong>di</strong> rispecchiare, ciò che vi si vede<br />

dentro non è altro che l’immagine riflessa<br />

della nostra natura, non in<strong>di</strong>ca il<br />

piano <strong>di</strong> orientamento dell’opera, ma<br />

solo il piano del nostro metodo <strong>di</strong> orientamento.<br />

Che si tratti dello spazio <strong>di</strong> un<br />

opera architettonica o quello <strong>di</strong> un paesaggio<br />

naturale il modo in cui ci colpisce<br />

<strong>di</strong>pende prima <strong>di</strong> tutto dalla nostra<br />

fisicità, è questa che determina il nostro<br />

orientamento e le nostre reazioni.<br />

Esclu<strong>di</strong>amo per ora implicazioni culturali,<br />

sempre e comunque presenti.<br />

Mi muovo, senza interessi precisi; dei<br />

paesaggi scorrono intorno a me in maniera<br />

in<strong>di</strong>fferente, altri, al contrario,<br />

vengono registrati, per qualche motivo<br />

scelti. In linea <strong>di</strong> principio il sud<strong>di</strong>vidersi<br />

<strong>di</strong> un paesaggio in parti più piccole o<br />

più gran<strong>di</strong> non è né una sud<strong>di</strong>visione<br />

temporale - in tempi <strong>di</strong> percezione delle<br />

parti - né una sud<strong>di</strong>visione reale dello<br />

spazio - un suo modo <strong>di</strong> apparire; ma<br />

esiste nella struttura interiore <strong>di</strong> chi<br />

parla e si ascolta.<br />

Paolo Galli<br />

Se tuttavia l’insieme delle sequenze<br />

deve essere unitario, malgrado la molteplicità<br />

dei suoi membri allora deve<br />

esserci in chi osserva, parla e ascolta<br />

quasi contemporaneamente, qualcosa<br />

che unifichi tante molteplicità e che,<br />

imponendole <strong>di</strong> <strong>di</strong>sintegrarsi in una<br />

moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> particolari <strong>di</strong>spersi e<br />

sconnessi le permetta <strong>di</strong> costituirsi,<br />

come suoi membri, in una indefinibile<br />

totalità. Questa allora è soltanto un termine<br />

<strong>di</strong> una proposizione. Questa proposizione<br />

è una determinazione dell’immagine,<br />

anzi dell’immagine legata<br />

ad un sistema <strong>di</strong> riferimento, sensazione<br />

attuale ed atti.<br />

Un paesaggio è colto come unità; una<br />

serie <strong>di</strong> colline si radunano come in<br />

una sequenza; una veduta lontana è<br />

parte integrante della sequenza. L’insieme<br />

può essere costituito in maniera<br />

tale da contenere in sé, anche se si<br />

estende per un solo momento <strong>di</strong> uno<br />

sguardo, in un certo numero <strong>di</strong> membri.<br />

Ebbene, tali membri non sono ulteriormente<br />

<strong>di</strong>fferenziabili. Le singole colline<br />

esistono nei limiti dell’insieme percepito<br />

in quanto suoi membri, possono artificialmente<br />

essere separate, avulse<br />

dall’insieme che compongono, non costituiscono<br />

elementi <strong>di</strong> senso.<br />

È dunque lecito porsi questa domanda:<br />

perché come e quando termina una<br />

sequenza <strong>di</strong> spazi, <strong>di</strong> paesaggio?<br />

Quando il senso formale è sod<strong>di</strong>sfatto,<br />

quando l’arco <strong>di</strong> un pensiero, un’idea,<br />

appaiono presentati in tutta la loro<br />

chiarezza. Questo è quello che in via<br />

provvisoria chiamiamo immagine.<br />

Un’immagine è <strong>di</strong>stinta dalla sua forza,<br />

dalla sua novità, dalla sua maniera <strong>di</strong><br />

prodursi e <strong>di</strong> sparire, dalla sua epoca;<br />

insomma dalla sua situazione mentale.<br />

Ma questa in<strong>di</strong>pendenza non è né assoluta<br />

né costante. Ci sono delle fasi durante<br />

le quali è <strong>di</strong>pendente. Tutti i caratteri<br />

della situazione si rapportano in fondo<br />

alla durata e alla transizione<br />

dell’immagine ai suoi effetti trasmissivi.<br />

Cosa determina l’unità? Un sentimento,<br />

uno stato? Ci sono dunque delle<br />

parti - dei valori - dei proce<strong>di</strong>menti <strong>di</strong><br />

comparazione fra certi raggruppamenti<br />

e un oggetto materiale, mobile senza<br />

alterazione. Ma quali sono i limiti o quali<br />

sono i legami <strong>di</strong> questa unità? Quando<br />

nella continuità del paesaggio scelgo<br />

delle cose o dei punti particolari.<br />

Quando B segue A l’uno viene dopo<br />

l’altro - c’è dunque qualcosa <strong>di</strong> non<br />

qualunque in questo or<strong>di</strong>ne? Cosa è<br />

che fa B davanti A? È una omogeneità<br />

<strong>di</strong> natura? È un’unità <strong>di</strong> coscienza? È<br />

una durata? È paragonabile al campo<br />

<strong>di</strong> un colpo d’occhio o alla continuità <strong>di</strong><br />

un suono prolungato o un riflesso?<br />

Qui intorno, in una strada <strong>di</strong> campagna,<br />

c’è un punto speciale: i muri che<br />

l’accompagnano curvando attraverso<br />

le colline <strong>di</strong>ventano altezze molto <strong>di</strong>verse,<br />

da un lato sporgono gli ulivi, dall’altro,<br />

il più alto, sovrasta un gruppo <strong>di</strong><br />

lecci, in fondo alla curva in <strong>di</strong>scesa un<br />

cipresso contro un pezzo <strong>di</strong> cielo, in<br />

breve uno stato <strong>di</strong> cose attuali. Ma c’è<br />

anche il brillante degli ulivi, la compattezza<br />

scura dei lecci, il teso della curva,<br />

il muschioso del muro, le macchie<br />

<strong>di</strong> luce, il palpitante del cipresso, il sonoro<br />

del selciato. Là ci sono delle pure<br />

qualità o potenzialità singolari, dei puri<br />

possibili in qualche sorta. Sicuramente<br />

le qualità potenziali si rapportano agli<br />

oggetti, allo stato delle cose come alle<br />

loro cause. Ma ci sono degli effetti molto<br />

speciali: tutti insieme non rinviano<br />

che a se stessi e costituiscono<br />

l’espresso dello stato delle cose, intanto<br />

che le cause per loro conto non rinviano<br />

che a loro stesse costituendo lo<br />

stato delle cose. Il muro altissimo dal<br />

quale qualcuno si sporge può essere la<br />

sua espressione <strong>di</strong> vertigine, ma non la<br />

crea. Poiché l’espressione esiste anche<br />

senza giustificazione, essa non <strong>di</strong>viene<br />

espressione perché si aggiunge<br />

qualcosa con il pensiero. Sicuramente<br />

le qualità potenziali giocano un ruolo<br />

anticipatore, preparano l’avvenimento<br />

che potrebbe realizzarsi, il muro inclinato<br />

potrebbe franare, la luce sparire, il<br />

cipresso ondeggiare per la comparsa<br />

del vento. Ma in se stesse, mentre<br />

esprimono, esse sono già l’avvenimento.<br />

L’espresso, vale a <strong>di</strong>re l’affetto, è un<br />

complesso perché è composto da ogni<br />

sorta <strong>di</strong> singolarità che ora riunisce,<br />

ora separa. Il brillante degli ulivi, l’elastico<br />

del cipresso, il teso della curva, il<br />

vasto del cielo, sono delle qualità positive<br />

che non rinviano che a se stesse.<br />

Contemporaneamente, nelle varie parti<br />

del mio corpo si compiono dei micromovimenti<br />

che si riuniscono nella sensazione<br />

globale <strong>di</strong> un movimento che<br />

corrisponde all’espressione della commozione<br />

<strong>di</strong> tutte le mie parti.<br />

Non si può nascondere che è una sensazione<br />

<strong>di</strong>fficile da definire, perché<br />

essa è sentita piuttosto che conosciuta:<br />

concerne il nuovo dentro l’esperienza,<br />

il recente, il fugace, e pertanto<br />

l’eterno. Se si vuole è una coscienza<br />

imme<strong>di</strong>ata e istantanea tale e quale è<br />

implicata in tutto coscienza reale, che<br />

non è mai, a ben guardare, né imme<strong>di</strong>ata,<br />

né istantanea. Questa non è una<br />

sensazione, un sentimento, un’idea,<br />

ma la qualità <strong>di</strong> una sensazione, <strong>di</strong> un<br />

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