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i luoghi dell'architettura - Dipartimento di Architettura - Università ...

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sentimento, <strong>di</strong> un’idea possibile. È dunque<br />

la categoria del possibile, essa<br />

esprime il possibile senza attualizzarlo,<br />

facendolo in modo completo. Ora l’immagine<br />

affezione è nient’altro: è la qualità<br />

o la potenza è la potenzialità considerata<br />

per se stessa in tanto che è<br />

espressa. Allora quel movimento sentito,<br />

quel gesto immaginato, quel volteggio,<br />

<strong>di</strong>venta segno. Il segno corrisponde<br />

dunque all’espressione non alla attualizzazione.<br />

L’affetto è dunque<br />

impersonale e si <strong>di</strong>stingue da tutte le<br />

cose in<strong>di</strong>viduate: non è meno singolare<br />

e può entrare nella combinazione o<br />

congiunzione con altri affetti. Il movimento<br />

sentito è in<strong>di</strong>visibile e senza<br />

parti, ma le combinazioni singolari che<br />

forma con altri affetti formano a loro<br />

volta una qualità in<strong>di</strong>visibile, che non si<br />

<strong>di</strong>vide se non cambiando natura.<br />

L’immagine affezione è la potenzialità<br />

considerata per se stessa intanto che è<br />

espressa. È il risultato <strong>di</strong> questo insieme<br />

<strong>di</strong> oggetti. Ma il funzionamento, l’or<strong>di</strong>ne<br />

e la situazione <strong>di</strong> questo insieme <strong>di</strong> oggetti<br />

risultano non dalla loro esistenza,<br />

né dalla loro natura, ma da un essere<br />

(me) o (quello che ritorna a me) d’un sistema<br />

<strong>di</strong> regole, d’assiomi, che si adattano<br />

successivamente all’insieme ed ai<br />

suoi elementi <strong>di</strong>stinti <strong>di</strong> questo insieme,<br />

o nella pura collezione <strong>di</strong> elementi, dalla<br />

continuità dell’adattamento.<br />

La determinazione <strong>di</strong> una totalità in<strong>di</strong>visibile<br />

è legata nel modo più stretto possibile<br />

al percepire un movimento allo<br />

stato nascente, colto attraverso un impulso<br />

<strong>di</strong> tipo muscolare che segnala<br />

una <strong>di</strong>ssomiglianza dallo stato <strong>di</strong> quiete<br />

e <strong>di</strong> in<strong>di</strong>fferenza precedente. La <strong>di</strong>ssomiglianza<br />

appartiene all’istante ed è relativa<br />

alla sensazione determinata dal-<br />

64<br />

D O S S I E R<br />

l’immagine, oppure è <strong>di</strong> natura più profonda<br />

e durevole. Essa è potenzialmente<br />

infinita. È da considerare che esista<br />

una <strong>di</strong>ssomiglianza interiore giacché io<br />

mi parlo. Senza <strong>di</strong>ssomiglianza non esiste<br />

linguaggio. Il linguaggio interiore<br />

crea un altro nel medesimo. Qui è determinante<br />

l’analisi della sostituzione dall’espresso<br />

al constatato.<br />

Ma non c’è grandezza senza or<strong>di</strong>ne,<br />

vale a <strong>di</strong>re senza passaggio e senza<br />

tensione interna che è la sensazione <strong>di</strong><br />

passaggio e <strong>di</strong> accomodamento proprio<br />

del cambiamento. Qualcosa in me trattiene-produce.<br />

Questa valutazione-organizzazione<br />

è il fatto capitale. È quello<br />

che io aggiungo alle percezioni registrabili<br />

che costituisce l’unità, che lega in un<br />

ritmo agli elementi più <strong>di</strong>sparati. Non<br />

appena c’è ritmo c’è scambio; il perché<br />

e il come <strong>di</strong> questo scambio è il segreto<br />

stesso del ritmo. Questo scambio non<br />

avviene da uomo ad uomo, ma da funzioni<br />

a funzioni.<br />

La non <strong>di</strong>stinzione fra interno ed esterno<br />

comporta però una struttura oppositiva<br />

fondamentale: quella fra il limitato<br />

dell’or<strong>di</strong>ne dell’esperienza (limite del<br />

mondo, del corpo, delle sensazioni) e<br />

l’illimitato del sistema che in quell’orizzonte<br />

si inscrive. Il limitato è l’or<strong>di</strong>ne<br />

della realtà, l’illimitato l’or<strong>di</strong>ne delle<br />

astrazioni, l’illimitato l’or<strong>di</strong>ne delle<br />

combinazioni, permutazioni, varianti<br />

degli elementi <strong>di</strong> cui è destinato a comporsi<br />

un sistema globale senza <strong>di</strong>stinzione<br />

fra interno ed esterno.<br />

Noi facciamo <strong>di</strong> una cosa un problema<br />

e introduciamo una notazione che permetterà<br />

per analogia un perché, un<br />

come, un quanto. Noi creiamo delle facoltà,<br />

proprietà ecc. - noi trasformiamo<br />

in cause quello che altro non è che una<br />

pura notazione associazione. Una notazione<br />

consiste in sostanza nel sostituire<br />

un atto qualunque e il suo fenomeno<br />

riproducibile a volontà, all’eccitazione<br />

naturale per la quale una<br />

rappresentazione qualunque è chiamata.<br />

Una nozione soggettiva è la notazione<br />

<strong>di</strong> un coor<strong>di</strong>namento particolare.<br />

Ma tutti i coor<strong>di</strong>namenti sono da noi<br />

conosciuti sotto la forma <strong>di</strong> un’accomodazione<br />

più una variazione. Ogni ritmo<br />

è dovuto alla possibilità <strong>di</strong> sostituire<br />

uno sviluppo <strong>di</strong> certe sensazioni con<br />

un tipo <strong>di</strong> azione che riproduca questa<br />

successione. È una modalità <strong>di</strong> azione<br />

che costruisce, e in questa costruzione<br />

il sentimento <strong>di</strong> questa azione interviene,<br />

e c’è una specie <strong>di</strong> reciprocità.<br />

La pluralità dei lecci - in alto oltre il<br />

muro - è colta come un avvenimento<br />

unico. Come se gli alberi fossero al posto<br />

delle puntature a terra del volteggio<br />

<strong>di</strong> ballerino. Le posizioni che ha occupato<br />

nel suo movimento fatto <strong>di</strong> slanci,<br />

rotazioni, traslazioni, sono 2 - 1.3.4 -<br />

5.6. si svolge su tre curve contrapposte<br />

che formano una linea continua dolce.<br />

Se chiudo gli occhi sento <strong>di</strong> aver colto il<br />

ritmo, sento un movimento unico, come<br />

se il mio corpo avesse imparato questo<br />

movimento e lo sapesse riprodurre attraverso<br />

la successione delle sensazioni<br />

muscolari provate. Ogni puntatura<br />

ed ogni <strong>di</strong>stensione genera un impulso<br />

a continuare una domanda tale che il<br />

punto successivo è prodotto dall’avvenimento<br />

albero e dall’io risposta. Ogni<br />

punto <strong>di</strong>venta risposta e domanda.<br />

Ogni colpo genera uno stato. Produce<br />

ben altro che un’impressione, produce<br />

una mo<strong>di</strong>ficazione.<br />

Una pluralità <strong>di</strong> avvenimenti successivi<br />

e in<strong>di</strong>pendenti è colta come un tutto.<br />

Noi assimiliamo gli eventi prescelti agli<br />

intervalli che li separano e che supponiamo<br />

riempiti da eventi semplici silenziosi<br />

- invisibili - <strong>di</strong> valori uguali a quelli<br />

dati. Il che equivale a riconoscere o a<br />

definire l’unità. In un modo analogo assimiliamo<br />

gli uni agli altri gli eventi dati<br />

o colti nel loro apparire se essi <strong>di</strong>fferiscono<br />

per intensità in modo molto semplice.<br />

Gli atti <strong>di</strong> queste condensazioni<br />

formano un insieme, una successione,<br />

compresi in una sola trasformazione <strong>di</strong><br />

energia, una sola emissione.<br />

E questa sola emissione è definita da<br />

questo: che essa risponda ad una sola<br />

sollecitazione.<br />

Una successione <strong>di</strong> elementi sembra un<br />

ritmo, ma non è propriamente un ritmo.<br />

Illumina un ritmo in me - vale a <strong>di</strong>re che<br />

sono portato ad legare questi elementi<br />

<strong>di</strong>stinti me<strong>di</strong>ante una legge delle mie<br />

funzioni - questa legge è un’unità - e<br />

questa unità potrà essere ritrovata in<br />

successioni molto <strong>di</strong>verse. È una successione<br />

<strong>di</strong> elementi <strong>di</strong>stinti che può<br />

aver luogo in un solo modo nel tempo.<br />

Ma tutti i tempi successivi corrispondono<br />

ad un simultaneo. Questo stesso simultaneo<br />

sarà riducibile ad un segno.<br />

Quando si susseguono degli avvenimenti,<br />

quali che siano, se sono <strong>di</strong>stinti<br />

può accadere <strong>di</strong> essere indotti a percepirli<br />

come se ogni avvenimento fosse la<br />

risposta all’avvenimento precedente. Si<br />

<strong>di</strong>rà che questo avvenimento è compreso<br />

fra due punti. Esso è dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong><br />

grandezza <strong>di</strong> un arco riflesso e noi presupponiamo<br />

internamente una specie<br />

<strong>di</strong> propagazione. Un movimento del<br />

corpo aspetta un contro movimento<br />

che lo faccia continuare o fermare. Una<br />

nota aspetta un’altra o non l’aspetta;<br />

l’unità si intuisce dalla traiettoria della<br />

sua curva, è l’arco <strong>di</strong> una curva dalla<br />

variazione naturale, regolare. Quando<br />

c’è <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne non sappiamo che cosa<br />

aspettare; non possiamo costruire il<br />

meccanismo che potrebbe permetterci<br />

allo stesso modo <strong>di</strong> produrre o percepire<br />

l’avvenimento. Ora quello che ci interessa<br />

capire meglio è una relazione fra<br />

gli atti e gli effetti sensibili - una sorta <strong>di</strong><br />

reciprocità fra causa ed effetto.<br />

È ciò che genera un modo, un sistema<br />

completo, chiuso - conservativo - <strong>di</strong><br />

scambi <strong>di</strong> tempi contro atti, <strong>di</strong> potenziale<br />

contro energia cinetica. Questo lo si<br />

può fare soltanto associando qualche<br />

funzione <strong>di</strong> percezione alla meccanica<br />

<strong>di</strong> una sollecitazione muscolare.<br />

La regolarità degli atti o delle sensazioni<br />

raggiunge il meccanismo sensoriale e<br />

muscolare. La regolarità è ciò che si riconosce,<br />

si coglie, si riproduce in una successione.<br />

Non c’è il ritmo delle onde. È<br />

quello che aggiungo, che io aggiungo<br />

alle percezioni registrabili che costituisce<br />

il ritmo delle onde od altro. È il coor<strong>di</strong>namento<br />

dei muscoli del saltatore che<br />

permette <strong>di</strong> entrare nel volteggio della<br />

corda colto come regolarità. Ogni suo<br />

colpo assume il valore <strong>di</strong> un <strong>di</strong>spositivo<br />

<strong>di</strong> scatto <strong>di</strong> un atto muscolare, assume il<br />

valore <strong>di</strong> una previsione. Ma non è la ripetizione<br />

a creare il ritmo; al contrario è<br />

il ritmo a permettere la ripetizione o a<br />

crearla. È un atto unico <strong>di</strong> emissione e<br />

consumo <strong>di</strong> energia.<br />

Se voglio superare un ruscello abbastanza<br />

largo devo prendere slancio.<br />

Non conto i passi della rincorsa ma<br />

sono quelli necessari per liberare<br />

l’energia richiesta dalla larghezza del<br />

ruscello. Se considero tutto il meccanismo<br />

come un insieme appare una specie<br />

<strong>di</strong> trasformazione fra A e B addu-<br />

cendo B il movimento e il movimento<br />

adducendo B. Questo insieme è una<br />

successione <strong>di</strong> atti compresi in una sola<br />

trasformazione <strong>di</strong> energia - una sola<br />

emissione. E questa sola emissione è<br />

definita solo in quel modo per raggiungere<br />

il suo scopo.<br />

Solo una successione particolare sviluppa<br />

e <strong>di</strong>stende la tensione secondo<br />

la <strong>di</strong>rezione e la curva voluta. La previsione<br />

<strong>di</strong> raggiungere il punto B dall’altra<br />

riva fa vedere soltanto i punti necessari<br />

per il salto e non tutto il terreno intorno,<br />

come uno sguardo che cerca un<br />

volto tra la folla.<br />

Si è detto che la percezione è in qualche<br />

modo in<strong>di</strong>pendente dal suo oggetto.<br />

È quello che io aggiungo che gioca<br />

un ruolo fondamentale. Le con<strong>di</strong>zioni<br />

oggettive-soggettive della percezione<br />

possono giocare il ruolo <strong>di</strong> una pressione.<br />

Si resiste a questa pressione sia<br />

con una sorta <strong>di</strong> forza <strong>di</strong> azione o <strong>di</strong><br />

inerzia. La visione chiara è la corrispondenza<br />

<strong>di</strong> un punto dell’immagine a<br />

un punto dell’oggetto. Riconosco l’immagine<br />

attraverso una tensione muscolare<br />

statica - come una marca che<br />

il desiderio ha - un’azione provvisoria<br />

per tenere luogo <strong>di</strong> quella definitiva. È il<br />

segno <strong>di</strong> un movimento possibile, è la<br />

coor<strong>di</strong>nazione dei micro movimenti, la<br />

commozione <strong>di</strong> tutte le mie parti è materia<br />

<strong>di</strong> espressione. Tradotto nel nostro<br />

funzionamento è la con<strong>di</strong>zione essenziale<br />

della nostra azione. L’azione<br />

<strong>di</strong>venta un tipo, e la sua analisi deve<br />

fornire la struttura in cui va inserito tutto<br />

ciò che è conoscenza, sensibilità,<br />

or<strong>di</strong>ne del movimento, ritmo. Un’azione<br />

composta comprende sensibilità coscienza<br />

pensiero, non è istantanea.<br />

Essa richiede un adattamento peculia-<br />

65<br />

D O S S I E R

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