ITALIA JUDAICA - Direzione generale per gli archivi

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Renata Segre
Se questi sono so l tanto ri fl essi evanescenti d i un'espu l sione ormai consu­
mata, governare Ancona f ra i l 1566 e i l 1572 signi f ica invece gestire un _ puno
crucia l e d e ll a po l itica ebraica ponti f icia. D'a l tro canto, esten d ere a ll a s1gnona
d i Correggio l 'or d ine d i espu l sione d eg li ebrei, d ecretato d a Pio V, è un d overe
d i sovrano catto l ico. G ià prima, quan d o si trattava d i a d eguare l o status
deg l i e brei d i Correggio a que ll o c h e i l papa aveva d e f inito ne ll a Romanus
pontifex, i l car d ina l e aveva scritto ai suoi nipoti:
«Che non si faccia diligenza per pagar gli hebrei, né s'ardisca perciò d'intimar loro
la bolla del Papa, mi pare grand'errore il nostro, ... m'offerisco io di c ncorre i piuttost
ch'aspettare che N. sre apra gli occhi sopra la no tra neggenza e , c1 rep tl contum c
et dispreggiatori della dignità sua... Questa è materia dove . il Papa e supenore tutt . l l
christiani, ma tanto più a quelli che, quasi membra pross1 e al capo _ , _ sonno chi mau a
parte di tutte le sue deliberationi ( co e, er pura . gra a della _ D1vma Mae ta, _ sono
anchora io), et poiché della casa nostra 10 m1 truovo il pm vecchio et per ogm rispetto
son tenuto ad haver cura di quel governo »,
li so ll ecitava a pren d ere l e necessarie misure 15• E tornava su ll 'argomento con
estrema urgenza d ue mesi d opo l 'emanaziane d e ll a Hebreorum gens:
« Gli ebrei non possino, se volimo esser christiani et catholici _ et non ugonotti,
esser più tolerati nel modo che sono stati tolerati fin ? ad sso et . 10, che ono pure
patrone d'una parte di quello Stato et cardinale, posso dire d essere zll queato m tutte le
censure de la bolla In Coena Domini, che è cosa da far paura zn temporalzbus e:
spiritualibus fino a' turchi; però, se vi pare ch'io . d ba . ess n; in quello Sta o di
qualche autorità, dovrese fare i modo che, n ? n h . diro fsi miei commandamenu, ma
li miei racordi et pregh1 fossero m qualche constderauone » .
Se come signore d i Correggio i l car d ina l e usa questo tono, come governatore
d i A ncona ne usa uno d iverso: suo compito istituziona l e è in f atti potenziare
l a ripresa d e ll o sca l o a d riatico, c h e l a strage d ei marrani 17, con l e sue
d isastrose ripercussioni po l itic h e (boicottaggio d e l porto, svi l uppo concorrenzia
l e d i Pesaro, eso d o d i capita l i, partenza d i case mercanti l i ottomane) h a
gravemente compromesso. Que ll o ce no 1 l ecito , a lrov - toeare f avorire
g l i ebrei - si ren d e necessano qu1 . « De gm de1 l evantlm cos1 . come
d eg l i ita l iani d'A ncona non manc herò pren d ermi cura », scrive con tono rassi-
15 BAV, Barb. Lat. 5795, ff. 76 v-77 v, Roma, 25 settembre 1568.
16 Ibid., Barb. Lat. 5765, f. 52 r, non datato (ma di poco posteriore a una lettera
datata Roma, 24 aprile 1569, ibid., f. 49 r, e relativa allo stesso argome to).
17 R. SEGRE, Nuovi documenti sui marrani d'Ancona (1555-1559), m « Michael »,
IX (1985), pp. 130-159.
1a Per ben due volte in meno di un anno il cardmale di Correggio scrive al fururo
. . . . .
granduca di Toscana Francesco Maria, per chiedergli _ di liberae dalla . sua galer apitan
Benedetto da Nola, « che vi serve ormai da otto anni per un heve dehtto », a riChiesta di
amici « cui non può dispiacere ». Nella seconda lettera giustifica l s a nsistenza con la
speranza, che gli ha fatto balenare un fratello neofita del Nolan?, di riuscire a persuaderlo
a battezzarsi. BAV, Barb. Lat. 5795, f. 17 v, Roma, 17 lugho 1568; Barb. Lat. 5765,
.
Il mondo ebraico nei cardinali della Controriforma 125
curante; e ne l 1572 d à precise disposizioni a l suo l uogotenente: « Mi piacerà
sempre c h e si osservino i privi l egi d e' l evantini, accioc h é non si f inisca d i ruinar
a f atto quella l oggia » 19•
Le d ue comunità e braic h e d i Ancona ( l 'ita l iana e l a l evantina) stanno
in f atti f aticosamente risa l en d o l a c h ina: Alla f ine d e l 1568 g l i e b rei ita l iani d i
Ancona avevano corrisposto l a l oro quota d i 70 scu d i per l a Casa d ei catecumeni
d i Roma, spiegan d o a l car d ina l e Sir l eto:
«che siamo talmente estenuati et mai ridutti che non è possibile che per l'avvenire
sopportiamo tal peso, ché sonno tanti li altri ordinarii et straordinarii che pur sol
quelli con fattica possiamo sopportare » 20•
C h e questi l amenti non f ossero meramente strumenta l i si e bb e mo d o d i
veri f icare l 'anno seguente, quan d o, per ottenere c h e nella « l oro mesc h inità »
g l i e b rei versassero un arretrato d i 24 scu d i, l e autorità giunsero a incarcerarne
a l cuni d ei più notab i l i 21 •
Da poc h i mesi l a b o ll a d i espu l sione d i Pio V aveva f orma l mente d ecretato
questa po l itica: g l i e brei potevano restare in d ue so l e città d e ll o Stato pontif
icio: una era Ancona, dove l a l oro presenza si rive l ava in d ispensa b i l e per
mantenere aperta l a va l vo l a d eg l i scam b i con i l Levante, ma d ove nessuna cura
d oveva essere tra l asciata per impe d ire c h e questa esigenza d e l potere tempora l e
ff. 37 v-38 v, Roma, 24 aprile 1569. Che si tratti forse di Elia ben Menahèm ha-Rofè'
di Nola, convertitosi proprio circa annum Domini 1568 e divenuto « M. Giovan Paolo
Eustachio Nolano, già hebreo, hor christiano, professar della lingua santa e studioso
delle sacre lettere », come si definisce nel frontespizio di una sua opera? (cfr. F. PARENTE,
Il confronto ideologico... cit., pp. 319-320). Con particolare calore il cardinale racco
manda al suo luogotenente ad Ancona Isacha Celebi hebreo: «dove potete nelle cose
giuste giovargli, non manchiate farlo, che a me sarà caro », BAV, Barb. Lat. 5795, f. 16 v,
Roma, 14 luglio 1568. In una lettera al « levantino » Flaminio Celebi il cardinale parla
con rispetto di un « fratello Celebi » da lui avviato sulla retta via. Se il riferimento
è a Isacha, se ne potrà dedurre che questi si sarebbe convertito poco prima di morire.
In ogni caso merita segnalare un brano della lettera a esemplificazione di un testo di
letterarura « conversionistica » notevole per le espressioni affettuose verso un inferiore:
« Mentre tl1 conoscerai il beneficio che Dio ti fa in chiamarti alla via della vera salute
io mai non ti mancherò, anzi ti riceverò, et fin bora ti ricevo, come tu desideri, neÌ
luoco di tuo fratello, il quale mi giova di credere che con la bontà, la quale io tengo
che fosse in lui, habbia interceduto anchor già per te ». Ibid., Barb. Lat. 5766, f. 16 r,
non datato (ma databile: Roma, fine 1571).
19 Ibid., f. 75 r, non datato (ma databile: Roma, luglio 1572); f. 64 r, Roma, 5
luglio 1572: entrambe indirizzate al luogotenente di Ancona, Corso. Lo stesso pontefice
confermava i privilegi e le grazie ai levantini di Ancona il 23 febbraio 1573, cfr. Bullarum
... Sanctorum Romanorum Pontificum Taurinensis editio ... , VIII, 1863, pp. 32-39.
20 « L'hebrei italiani d'Ancona » a Filippo Florio (loro avvocato e procuratore a
Roma), Ancona, 7 novembre 1568, ibid., Vat. Lat., 6416, f. 29 r.
21 Francesco Baglioni a G. Sirleto, Ancona, 23 novembre 1569, ibid., Vat. Lat. 6190,
parte I, f. 234 r.