ITALIA JUDAICA - Direzione generale per gli archivi
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76<br />
Michele Luzzati<br />
prietà de<strong>gli</strong> Abravanèl. Infine, quinta società, dal 15 settembre 1548 si sarebbe<br />
a<strong>per</strong>to un banco anche a Monterchi (fra Arezzo, Borgo San Sepolcro e Città di<br />
Castello) <strong>per</strong> iniziativa di Isacco Simone di Abramo da Citerna 25• Per tutti i<br />
banchi era prevista una condotta quindicennale.<br />
Non conosciamo la tassa annua fissata <strong>per</strong> l'esercizio del prestito a Pisa,<br />
Prato ed Arezzo; ma <strong>per</strong> le altre località queste erano le cifre imposte: Colle di<br />
Val d'Elsa 60 scudi; Borgo San Lorenzo, Borgo San Sepolcro, Cortona, San<br />
Giovanni Valdarno e Castrocaro 200 scudi cumulativamente; Pescia 31 scudi,<br />
probabilmente come Empoli; Monterchi, 10 scudi.<br />
Pur tenendo conto del fatto che Arezzo, Prato e Pisa erano centri più popolosi<br />
e più ricchi di tutti <strong>gli</strong> altri, è ben difficile che l'a<strong>per</strong>tura di questi banchi<br />
potesse apportare all'erario fiorentino una cifra su<strong>per</strong>iore ai 1000 scudi annui.<br />
Sembra <strong>per</strong> questo abbastanza evidente che la ria<strong>per</strong>tura dei banchi ebraici non<br />
sia stata dettata da esigenze di natura fiscale.<br />
Si trattò piuttosto, al di là del desiderio di ricompensare o di premiare<br />
<strong>per</strong> i loro servizi alcuni Ebrei, della volontà di ovviare, con uno strumento che si<br />
riteneva adatto all'uopo, alle eventuali difficoltà economiche di alcuni centri dello<br />
Stato. Ma, visto che si lasciavano poi liberi i singoli centri di accettare o non<br />
accettare il prestito ebraico, la necessità del suo impianto non doveva apparire<br />
imprescindibile. Sicché, come terza ragione <strong>per</strong> l'a<strong>per</strong>tura dei banchi, è possibile<br />
che si sia pensato che il prestito, anche se non strettamente necessario,<br />
avrebbe potuto servire da volano <strong>per</strong> le economie locali.<br />
In effetti Borgo San Lorenzo, Borgo San Sepolcro, Castrocaro, Cortona e<br />
Pescia, cioè quasi il 50 % dei centri in cui era stata prevista l'a<strong>per</strong>tura dei banchi<br />
ebraici, si rifiutarono di acco<strong>gli</strong>erli 26• Ma con la sola concessione ducale si era<br />
messo in moto un meccanismo « <strong>per</strong>verso » (<strong>per</strong>verso nel senso che non sarebbe<br />
più stato facilmente controllabile): fin dal primo momento cominciava attorno<br />
ai banchi non quella disputa chiara e netta fra difensori da una parte e detrattori<br />
dall'altra che ha fin troppo ipnotizzato <strong>gli</strong> studiosi, ma un gioco complesso<br />
di attacchi e difese che poteva veder contrapposti Ebrei prestatori ad altri Ebrei<br />
prestatori; Ebrei prestatori ad Ebrei non prestatori; abitanti di una stessa località<br />
divisi, politicamente e socialmente, sul problema di autorizzare o meno l'a<strong>per</strong>tura<br />
del prestito ebraico; comunità fra loro in contrasto <strong>per</strong> avere il banco; e<br />
ancora poteri centrali contro poteri locali; forze ecclesiastiche contro altri<br />
settori del mondo della Chiesa e via dicendo, in un caleidoscopio di atteggiamenti<br />
mai semplicisticamente riconducibili a rigide prese di posizione 27•<br />
25 Ibid., cc. 41 r-58 r. La concessione è del 14 agosto 1548.<br />
26 Ibid., c. 60 r, 28 maggio 1549. Per Pescia, che non è inclusa nell'elenco delle<br />
località rinunciatarie, cfr. nota 28.<br />
27 M. LuzzATI, Ebrei, Chiesa locale, « Principe » e popolo: due episodi di distru<br />
:done di immagini sacre alla fine del Quattrocento, in «Quaderni storici », 54, XVIII (1983),<br />
pp. 847-877.<br />
Dal prestito al commercio: <strong>gli</strong> ebrei dello Stato Fiorentino nel secolo XVI 77<br />
Così vediamo, <strong>per</strong> cominciare, che mentre a Castrocaro, Borgo San Lorenzo,<br />
Borgo San Sepolcro e Cortona si <strong>per</strong>sistette nel rifiuto di acco<strong>gli</strong>ere i banchi<br />
ebraici, Pescia ritornò sulle primitive decisioni. La ragione fu assai semplice. Non<br />
appena conosciuta la decisione negativa di quella comunità, si fece avanti un<br />
centro vicino, Borgo a Buggiano, che sidichiarò disposto ad acco<strong>gli</strong>ere <strong>gli</strong> Ebrei 28•<br />
Bastò questo <strong>per</strong>ché, minacciata nei suoi interessi di capitale della Valdinievole,<br />
Pescia si decidesse a lasciare aprire il banco 29• Nella Romagna fiorentina, dove<br />
il banco avrebbe dovuto aprirsi a Castrocaro, si tergiversò fino al 1555, quando<br />
- tramontata la possibilità di accettare la proposta de<strong>gli</strong> Abravanèl - si fece<br />
avanti Raffaele di Elia, un ebreo che probabilmente veniva dalla Romagna non<br />
fiorentina. Il banco non fu tuttavia a<strong>per</strong>to a Castrocaro, bensì nel principale<br />
centro concorrente, Modi<strong>gli</strong>ana, che avrebbe avuto <strong>gli</strong> stessi capitoli di Colle di<br />
Val d'Elsa e avrebbe pagato la stessa tassa, 60 scudi; unica differenza, la durata<br />
di soli sei mesi all'inizio, e poi a beneplacito del duca di Firenze 30• Il ben noto<br />
campanilismo italiano, e in particolare toscano, faceva il gioco dei prestatori<br />
ebrei. Se ne ha un altro esempio con l'a<strong>per</strong>tura, nel 1556, di un banco ad<br />
Anghiari, nella Val Tiberina, che toccò, con condotta quindicennale e con<br />
tassa di 50 scudi, ancora a<strong>gli</strong> Abravanèl 31• Ma se Anghiari accettò fu certo<br />
<strong>per</strong> far dispetto alla città dirimpettaia ed acerrima nemica, Borgo San Sepolcro,<br />
che non ne aveva voluto sa<strong>per</strong>e di acco<strong>gli</strong>ere <strong>gli</strong> Ebrei.<br />
Già da questi esempi si può constatare come il banco feneratizio fosse strumento<br />
di arduo controllo e facile a sfuggire di mano. I capitoli delle condotte,<br />
anche se di una ossessiva minuzia, riservavano poi altre sorprese. Vediamone<br />
un esempio.<br />
Le prime due concessioni, quelle ai da Rieti <strong>per</strong> Pisa e Colle di Val d'Elsa,<br />
non consentivano ai titolari dei banchi di o<strong>per</strong>are in aree molto ampie: quella<br />
di Pisa si estendeva probabilmente soltanto fino ai sobborghi della città; quella<br />
di Colle alle sette mi<strong>gli</strong>a dal centro in cui aveva sede il banco 32• Né diversa<br />
doveva essere la situazione <strong>per</strong> Arezzo e Prato, i cui banchi erano stati concessi<br />
alla società Abravanèl da Pisa. Ma quando, alla fìne del 1547, <strong>gli</strong> Abravanèl<br />
28 ASF, Magistrato Supremo, filza 4449, c. 62 v. La facoltà di fenerare era stata<br />
concessa, come ovunque, « salvo tamen beneplacito et accedente consensu comunitatis et<br />
hominum diete terre Piscie »; ma visto « qualiter prenarrati homines non assentiti sunt<br />
reci<strong>per</strong>e et accettare dictos hebreos in dieta terra Piscie », « intellecto qualiter comunitas et<br />
homines castri Burgi Buggiani Vallis Nebule assentiunt reci<strong>per</strong>e dictos hebreos in dieta<br />
eorum castro », in data 6 agosto 1549 l'autorizzazione venne trasferita a Borgo a Buggiano.<br />
29 Lo si deduce, fra l'altro, da una disposizione del 28 marzo 1551 con la quale<br />
viene nominato il depositario dei pegni scaduti del banco di Pescia (ASF, Magistrato<br />
Supremo, filza 4449, cc. 62 v-63 r).<br />
3 0 ASF, Magistrato Supremo, filza 4449, cc. 65 v-66 v, 22 novembre 1555. Cfr. anche<br />
S. H. MARGULIES, La fami<strong>gli</strong>a . .. cit., pp . 152-153 ; U. CAssuTo, Gli Ebrei ... cit., p. 88.<br />
31 ASF, Magistrato Supremo, filza 4449, cc. 66 v-67 r, 20 marzo 1556 e c. 67 v,<br />
18 aprile 1556 <strong>per</strong> la nomina del depositario dei pegni.<br />
32 Ibid., c. 3 r.