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ITALIA JUDAICA - Direzione generale per gli archivi

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82<br />

Michele Luzzati<br />

alla settimana anche a Prato e sebbene alcuni di loro risiedessero in questa città,<br />

i da Pisa si erano cautelati aprendo un banco a Mantova fin dal 1566 49 • A Pescia<br />

probabili irregolarità amministrative conducevano nel 1569 alla sostituzione del<br />

responsabile della gestione del banco 50• Nella stessa Pescia, a San Giovanni<br />

Valdarno, a Empoli e a Monterchi, nonché a Prato, si moltiplicavano le violazioni<br />

di capitoli da parte dei banchieri 51 •<br />

Quando nel giugno del 1570 l'ormai granduca Cosimo, suo fi<strong>gli</strong>o Francesco<br />

ed i loro più stretti collaboratori - che fin dal 1567 avevano reintrodotto<br />

l'obbligo del segno 52 - decisero di ghettizzare <strong>gli</strong> Ebrei e, di conseguenza, di<br />

eliminare quello strumento di privilegio che era rappresentato dai banchi, questi<br />

ultimi erano ormai moribondi.<br />

Anghiari era vicino alla scadenza; Monterchi anche, ma ciò nonostante fu<br />

posta sotto processo, <strong>per</strong> violazione dei capitoli, la sua attività. E soprattutto<br />

furono posti sotto processo i banchi dei da Pisa: Pescia, Empoli (con Prato) e<br />

San Giovanni Valdarno. Ovviamente i prestatori furono trovati colpevoli; le pene<br />

a cui avrebbero dovuto essere condannati non furono comminate, ma i banchi<br />

furono chiusi senza appello e, come tutti <strong>gli</strong> altri Ebrei dello Stato, scaduti i<br />

<strong>per</strong>iodi di privilegio - che spesso consentirono di continuare a risiedere nelle<br />

varie località fino al 1572 53 -, anche i prestatori avrebbero dovuto sce<strong>gli</strong>ere<br />

fra l'emigrazione dallo Stato o la segregazione nel ghetto di Firenze.<br />

Le medesime disposizioni emanate <strong>per</strong> <strong>gli</strong> Ebrei dello Stato fiorentino<br />

vennero estese alla fine del 1571 allo Stato senese, i cui Ebrei furono concentrati<br />

nel secondo ghetto, quello di Siena 54• In nessun altro territorio toscano soggetto<br />

direttamente all'autorità granducale avrebbero più potuto risiedere <strong>gli</strong> Ebrei,<br />

anche se non era negato loro il diritto di soggiornare temporaneamente, specie<br />

<strong>per</strong> esigenze di commercio, in qualsiasi località dello Stato 55 •<br />

49 Cfr. M. LuzzATI, I legami ... cit., e ARCHIVIO DI STATO DI MANTOVA, Archivio Gonzaga,<br />

Libri dei decreti, reg. 48, cc. 45 v-46, 27 aprile 1566 (data alla quale i da Pisa<br />

risultano ancora abitare a Bologna).<br />

5° Cfr. ASF, Magistrato Supremo, filza 4450, c. 26 r: si trattava dell'ebreo bolognese<br />

Emanuele di Davide da Sforno sul quale, nel processo del 1570, si raccolse un fitto<br />

dossier di lamentele relativo anche ad attività speculative svolte al di fuori del prestito:<br />

cfr. ibid., cc. 190, 201, 202, 212, 213 v, 214, 215, 217, 218, 239-240. Proprio a Pescia<br />

si erano già avuti problemi nel 1559, quando l'amministratore del banco, « Joseph da<br />

Reggio ebreo », se ne era «andato con Dio e portatone li denari et le scritture »: la<br />

denuncia era fatta da uno dei titolari del banco, don Jacob Abravanèl, che si trovava<br />

allora a Firenze (ASP, Commissariato, filza 72, c. 53 r [secondo un'altra numeraz. c. 337 r ],<br />

30 novembre 1559).<br />

5 1 ASF, Magistrato Supremo, filza 4450, cc. 177-246.<br />

52 U. CAssuTo, Gli Ebrei... cit., pp. 101-103.<br />

53 ASF, Magistrato Supremo, filza 4449, cc. 101 e seguenti. Per Pisa cfr. anche<br />

M. LuZZATI, Dall'insediamento... citato.<br />

54 U. CAssuTo, Gli Ebrei ... cit., p. 111; M. CASSANDRO, Gli Ebrei ... cit., p. 30.<br />

55 L. CANTINI, Legislazione ... cit., p. 255.<br />

Dal prestito al commercio: <strong>gli</strong> ebrei dello Stato Fiorentino nel secolo XVI 83<br />

Ma se il Granducato di Toscana sembrava chiudere qualsiasi discorso di uti­<br />

lizzazione . d ll'ele ento ebraico <strong>per</strong> tonificare la sua economia, alcuni spira<strong>gli</strong> venivano<br />

lasciati a<strong>per</strong>ti, come accadde ad esempio a Pisa, che, come abbiamo visto<br />

era la città ove più numerosi, <strong>per</strong>centualmente d in assoluto, erano <strong>gli</strong> Ebrei<br />

5. Maggior centro commerciale dello Stato dopo Firenze, sede dell'unica<br />

Università del dominio fiorentino e, da<strong>gli</strong> anni sessanta, sede dell'Ordine dei<br />

Cavalieri di Santo Stefano, Pisa aveva visto fiorire, dal 1547 il banco feneratizio<br />

dei da Rieti 56• La presenza del Monte di pietà accanto al banco ebraico aveva<br />

consentito a quest'ultimo di caratterizzarsi in modo diverso da<strong>gli</strong> altri banchi<br />

ebraici, legati soprattutto al piccolo prestito al consumo a favore dei contadini<br />

e de<strong>gli</strong> strati inferiori della popolazione. La clientela del banco pisano era infatti<br />

s ss anche medio-alta, comprendendo sia studenti, sia membri del patriziato<br />

cittadino, e consentiva ai titolari di destinare somme relativamente ingenti ad<br />

o<strong>per</strong>azioni di maggior respiro che il semplice mutuo al consumo. Questa particolare<br />

condizione del banco di Pisa è testimoniata da una supplica che nell'autunno<br />

del 1564 il titolare, Angelo di Laudadio da Rieti, fece <strong>per</strong>venire al principe<br />

Francesco <strong>per</strong>ché <strong>gli</strong> confermasse - come di fatto avvenne - un privilegio<br />

concesso da suo padre, il duca Cosimo; il privilegio prevedeva <strong>per</strong> Pisa un tasso<br />

del 20 % e l'assicurazione che il banco sarebbe rimasto nelle mani dei da Rieti a<br />

tempo indeterminato, e cioè a beneplacito del duca . Il da Rieti spiegava che la<br />

conferma del principe Francesco, che aveva assunto responsabilità di governo ac­<br />

canto al padre, lo avrebbe reso più sicuro « che un altro Ebreo non cercasse<br />

?'impet ar quel luo ? o », co e dire che la piazza di Pisa era tanto appetibile da<br />

md . urre Il titolare a ndurre di un terzo il tasso di interesse, a patto che <strong>gli</strong> venisse<br />

assicurata la <strong>per</strong>manenza nella condotta 57• E c'è da credere che il gioco al<br />

ribasso el ba . nchiere . pisano abbia influito sulla successiva decisione di costringere<br />

anche gh altn banchi dello Stato fiorentino a prestare al 20 e non più al 30 %.<br />

La speciale concessione di Cosimo al da Rieti, poi confermata da Francesco<br />

si trasformò in un boomerang allorché i Medici decisero, nel 1570, di chiuder<br />

tutti i banchi ebraici: se nei casi in cui i capitoli non erano scaduti fu necessario<br />

aprire un processo <strong>per</strong> violazione dei patti, <strong>per</strong> Pisa, dove il banco era « a<br />

beneplacito » del sovrano, bastò una lettera della massima autorità dello Stato<br />

in data 30 giugno 1570, <strong>per</strong>ché Angelo da Rieti fosse costretto a chiudere, senz<br />

fiatare, il prestito feneratizio 58• La sospensione dell'attività feneratizia a Pisa<br />

, .<br />

5 Sul banc di Pis fra 1547 e il 1570 cfr. M. LuzzATI, Prestito ... cit. e In., Dal-<br />

l znsedtamento... c1t. Fra 1 pegm del banco pisano si ritrovano <strong>per</strong>fino arazzi forse rubati.<br />

cfr. ASP, Co111missariato, filza 81, cc. 385 v, 27 giugno 1567. Per i « gentilÌmornini » eh<br />

avevano ottenuto prestiti dal banco dei da Rieti, cfr. nota 59.<br />

.<br />

:; ASF, Magistrato Supremo, filza 4449, cc. 77 v-78 r, 2-5 ottobre 1564.<br />

ASF, Magistrato Supremo, filza 4449, cc. 94 v-95 v. Cfr. U. CAssuTo, Gli Ebrei...<br />

c t., pp. 107-108 e pp. 392-393, ove è pubblicato il documento; il Cassuto, nella presun­<br />

ZIOne he la condotta fosse «a termine » e non «a beneplacito », ha erroneamente indicato<br />

come illegale la denuncia dei capitoli del banco di Pisa.

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