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ITALIA JUDAICA - Direzione generale per gli archivi

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24 Giuseppe Sermoneta<br />

Nel Cuor del Leone vengono dunque esposte - secondo l'ordine che era<br />

comune nei trattati medievali e cinquecenteschi - le regole <strong>per</strong> creare i « luoghi<br />

mentali», le case, le stanze e <strong>gli</strong> oggetti da porvi, vien chiarito il metodo che<br />

<strong>per</strong>mette di fissare le immagini, di scolpire nella mente come su una tavoletta<br />

di cera o su un fo<strong>gli</strong>o bianco, parole, frasi e discorsi 19• L'autore espone il modo<br />

di combinare le lettere dell'alfabeto che - se usate secondo un certo ordine - ci<br />

<strong>per</strong>metteranno di ricordare una serie infinita di particolari, l'uso delle iniziali<br />

i segni emblematici o «insegne», la traduzione di concetti o di serie numerich<br />

saranno sufficienti a ogni <strong>per</strong>sona colta. Se poi il numero dei concetti da ricordare sarà<br />

ancora aggiore, potremo inserire dieci elementi in ogni loco o, addirittura, due figure<br />

<strong>per</strong> ogm loco; fisser mo . così cinquemila loci ». Il filosofo es<strong>per</strong>to in questa disciplina<br />

potrebe essere propr10 Ptetro da Ravenna, l'autore della Phoenix, seu artificiosa memoria<br />

(Venezia 1491), che affermava «di poter disporre di più di centomila loci che si era<br />

andato costruendo » (P. Rossr, Clavis Universalis ... cit., p. 28).<br />

Potremmo ritrovare un'altra traccia della Phoenix nella esortazione del da Modena<br />

-a non . porre nei . loci figure procaci che, eccitando i sensi, s'imprimono fortemente nella<br />

memo ta: . « fuggi quanto !moi dallo sce<strong>gli</strong>ere come luogo, o come figura qualsivo<strong>gli</strong>a cosa<br />

che st vtetata da?a Torah; non sce<strong>gli</strong>ere né una bella donna, né una prostituta, né la<br />

casa dt . una prostlt ta... anch _ e se qualcuno ha sostenuto che <strong>per</strong> risve<strong>gli</strong>are la memoria<br />

al masstmo e <strong>per</strong> rtcordare st dovranno formare luoghi e figure sconcie o eccessivamente<br />

lai 1 e. La , p ogenie di Giacobbe non è partecipe di certe cose, ché santo è il popolo ».<br />

(L : v ha- Artèh, Porta Seconda, cap. 6, p. 26). Ravenna diceva che era solito collocare<br />

nel l ci fa c ! ulle fo r _mosissime che eccitano la mia memoria. E consi<strong>gli</strong>ava: «colloca nei<br />

luog ?z vergtm belltsstme; la memoria infatti è mirabilmente eccitata dalla collocazione delle<br />

fancmlle » (P. Rossr, Clavis Universalis ... cit., p. 30). All'inizio del trattato (Porta Prima<br />

cap. l, p. 7), da Modena cita il brano - diffusissimo - in cui vengono elencati tutti<br />

coloro che si erano resi celebri <strong>per</strong> la loro memoria eccezionale: Ciro Giulio Cesare<br />

tridate e Carn . eade; la citazi ne di quest'ultimo fa supporre la lettura da ' parte dell'autor<br />

di un trattato cmquecentesco m cui veniva riportato il brano di Plinio il Vecchio in cui<br />

si d!ce di Carneade di Cirene o Charmada di Atene che era in grado di ricordare a memoria<br />

tuttl i volumi della sua biblioteca. Cfr. F. A. YATES, L'arte della memoria ... cit., pp. 19,<br />

40, 215, 237.<br />

1 La terza via, . cioè la creazione di una memoria artificiale, che deve servire di<br />

appoggto alla memorta naturale e che consiste nello stabilire i luoghi nella mente è<br />

l'arg mento fo dament le del trattato; Leòn da Modena lo sviluppa in ogni particolar a<br />

partire . dal dectmo . capttol d lla Porta Prima (Lèv ha-'Arièh, p. 16 ss). Ogni particolare<br />

trova riscontro nel trattati di mnemotecnica di tipo classico (Cicerone e Rethorica ad<br />

Herennium) e medievale, e, naturalmente, nei loro sviluppi umanistico-rinascimentali. Così<br />

- <strong>per</strong> citare i più noti ed evidenti - il paragone tra scrittura e memoria: come la<br />

scrittura ha bisogno di carta, penna e inchiostro e dell'occhio che guida la scrittura e<br />

<strong>per</strong>mette di leggere, così il luogo prende il posto della carta, le immagini il posto della<br />

penna e dell'inchiostro, la virtus imaginativa il posto dell'occhio (Lèv ha-'Arièh Porta<br />

Seconda, cap. 4, pp. 23-32) . cfr. anche passo itato da P. Rossr, Clavis Universali ... cit.,<br />

ap i? . I, _P· 277: « volenti autem scnbere prtmum carta et cera praeparanda est, quibus<br />

loct simillimi sunt etc . ... ». Oppure della giusta grandezza dei loci (Lèv ha-'Arièh, Porta<br />

Sec ? nda, cap. 6, p. 25; P. Rossr, Clavis Universalis ... cit., p. 22: « loca debent esse facta<br />

et tta formata quod non sint nimis parva, nec nimis magna », della giusta distanza tra<br />

le lettere, dell'immobilità dei loci ecc.<br />

Aspetti del pensiero moderno nell'Ebraismo italiano 25<br />

in immagini fantastiche e la fissazione nella mente di quelli che siamo soliti<br />

chiamare i giochi di parole, i rebus e <strong>gli</strong> incastri 20• Così se il pubblico ebraico<br />

della Venezia del tempo vorrà ricordare una parola difficile come « metafisica »,<br />

pensi a un letto (in ebraico mittàh) oppure alla prola italina met à e a un<br />

. .<br />

dottoressa (una « fisica ») che vi giace -sopra, e sara certo di non diment1cars1<br />

della « scientia scientiarum ». Mantova, poi, diverrà un buon piatto di manna<br />

(in ebraico: man = Manna, tovàh = buon a), e Patne un uomo c fugge (in<br />

. . .<br />

ebr. palìt = profugo, scampato). Ferrara mfme, 1tal1anamente, e pm semphce-<br />

21<br />

mente, sara ' una « d onna d' 1 f erro » .<br />

2o Lèv ha-'Arièh, Porta Seconda, capp. 1-3, pp. 18-22; capp. 7-8, pp. 26-29. Ibid.,<br />

Porta Terza, capp. l ss.: «delle figure da porre nei loci, prese dal mondo vegetale e<br />

animale, delle figure umane e di quelle de<strong>gli</strong> astri, del come ricordare le particelle della<br />

frase, dei gero<strong>gli</strong>fici etc . ... ».<br />

21 Lèv ha-'Arièh, Porta Terza, cap. 8, pp. 41-42: « CO'Sì farai... <strong>per</strong> i nomi propri...<br />

anche se non avrai veduto materialmente il soggetto. Forma una immagine sulla base del<br />

significato del nome stesso, in ebraico o in un'altra lingua. Per ricordare Roma immagina<br />

qualcosa che sia in alto (rùm in ebraico equivale ad «alto »), pe Mar:tova un buon<br />

piatto di manna (man-tovà uguale «manna buona »), <strong>per</strong> Ferrara mmagma una donna<br />

di ferro, <strong>per</strong> Firenze un cesto di fiori e <strong>per</strong> Platone un uomo m fuga, un profug<br />

. ?<br />

(palìt = profugo) ». Più avanti (Porta Terza, cap. 10, p. 44) il da odena parlera<br />

.<br />

delle figure mentali, delle insegne e delle iniziali che fungono da strumenti <strong>per</strong> rtcordare<br />

vocaboli non ebraici· il problema consiste nell'impossibilità - da parte dell'ascoltatore o dello<br />

studioso - di apoggiare il suono a un significato o a una immagine conosciuta: « <br />

difficile appoggiare (a un loco), o intmagazzinare vocaboli privi di significato, oppure nomt<br />

di località e di genti di cui non conosciamo la lingua ... Per i vocaboli di particolare lunghezza<br />

cerca di avvicinarli a un nome che abbia un significato in ebraico, o nella lingua che<br />

conosci ... così, se vorrai ricordare come viene chiamata la metafisica in greco, poniti in mente<br />

un «letto » (in ebraico: mittàh) e su di esso un uomo, o una donna che ci giaccia sopra.<br />

Oppure intmagina in italiano, « mezza dottoressa » ( = metà-fisica) ».<br />

.<br />

Ne<strong>gli</strong> esempi riportati dal da Modena è da vedere la radice concettuale della nasctta<br />

dell'indovinello barocco nella letteratura ebraica del Sei-Settecento in Italia. Infatti l'enigtna<br />

mnemonico o la figura così formata intendono chiarire il rapporto tra concetto ( = significato)<br />

e intmagine ( = significante). Il concetto adrà ppogiato ad una im<br />

. agine, : qu _<br />

: sta<br />

acquisterà un'importanza che era assente nella pstcologta anstotehca: da qm anche il r1evo<br />

dato alla figura retorica e all'invenzione nella sfera discorsiva (nel parlato e nello scntto);<br />

attraverso l'immagine visiva (il fantasma della psicologia aristotelica) si crea una relazione<br />

tra concetti ed espressioni diverse, e su questa regola si fonderà la retorica e la poetica<br />

barocca dell'altro autore di cui subito tratteremo, Jehudàh del Bene. Le regole <strong>per</strong> «formare <br />

figure, che <strong>per</strong> Leòn da Modena hanno valore strueti tec nici, «<br />

, .<br />

trovati » o scopo <br />

ricordare diverranno ben presto «trovate », mvenzzom a se stanti, se ne dimenttchera<br />

l'origine, ' fondata sulla psicologia medievale, mentre ne verà mes so in revo il valore<br />

. .<br />

inventivo e innovativo il carattere originale, destinato a riflettersi Immediatamente nella<br />

lingua, nella trovata stillstica, nella creazione retorica e nella particolare poetica del barocco.<br />

Visto in questa prospettiva, Leòn da Modena è il primo letterato ebreo che fonda<br />

teoricamente e tenta <strong>per</strong>sino di mettere in pratica in alcune sue composizioni poetiche le<br />

trovate quali il genere letterario detto del verso a significato doppio, dell'enigma, della<br />

embleatica figura dello «scherzo letterario ». Generi o «tipi » questi ch e a<br />

. rann ? a fortuna unica nell'Italia ebraica. A Venezia, a Mantova, a Padova e a Ferrara, il Lev ha- Arte h<br />

divenne con tutta probabilità un manualetto modello che conteneva le regole <strong>per</strong> formare

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