ITALIA JUDAICA - Direzione generale per gli archivi
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80<br />
Michele Luzzati<br />
fronte alle loro esigenze <strong>per</strong> altre vie, tollerando ad esempio ampiamente il<br />
debito contadino, e in specie quello mezzadrile. In questa non rosea situazione<br />
la risposta ebraica resta tradizionale, poggia sulla forza d'inerzia della sua specializzazione<br />
bancaria e, forse, su quella mentalità di rentiers, più che di imprenditori,<br />
tipica de<strong>gli</strong> strati su<strong>per</strong>iori della società italiana contemporanea, ormai<br />
assorbita anche dai grandi magnati della banca ebraica.<br />
4. Il governo ducale non tarderà a far pagare il prezzo di questo atteggiamento<br />
«conservatore »: non sono questi, o <strong>per</strong> lo meno non sono soltanto<br />
questi, <strong>gli</strong> Ebrei che esso vuole richiamare nello Stato. Se il banco ebraico riesce<br />
a coagulare intorno a sé un insediamento attivo e produttivo, ben venga il banco<br />
ebraico, ma se <strong>gli</strong> Ebrei che esso richiama non sono in grado di stimolare produzione<br />
e commerci, allora tanto vale rinunciare. E, visto che l'es<strong>per</strong>ienza dei primi<br />
quindici anni di ria<strong>per</strong>tura dei banchi feneratizi ebraici non era stata convincente,<br />
ne<strong>gli</strong> anni '60 del Cinquecento si procede ad una prima stretta. Allo scadere delle<br />
convenzioni il tasso d'interesse annuo, che era stato fino ad allora del 30 %,<br />
viene portato al 20 % 40 , e intorno al 1570 si parlava di ridurlo ulteriormente al<br />
12-14 % 41 . Di fronte a questa prospettiva <strong>gli</strong> Abravanèl nel 1563 si ritirano<br />
da tutti i banchi, salvo da quello di Anghiari che era stato a<strong>per</strong>to nel 1556 42•<br />
I da Rieti chiudono il banco di Colle 43• L'ebreo di Modi<strong>gli</strong>ana fa fallimento e<br />
lascia lo Stato fiorentino 44• Restano i da Pisa - probabilmente trasferitisi<br />
4° Cfr. note 46 e 47.<br />
41 Cfr. in ASF, Magistrato Supremo, filza 4450, c. 244, una lettera, datata 2 set<br />
tembre 1570, di un Francesco da San Miniato in cui si stigmatizzava l'esosità del pre<br />
statore di Empoli che, pur essendo disposto ad accettare il 14 %, era riuscito, con la<br />
corruzione, come si insinua, a prestare al 20 %. Secondo l'autore della lettera sarebbe stato<br />
possibile scendere anche al 12 %.<br />
42 Dopo la scadenza del quindicennio delle concessioni non si hanno più testimonianze<br />
sulla partecipazione de<strong>gli</strong> Abravanèl ai banchi ebraici dello Stato :fiorentino, salvo<br />
che <strong>per</strong> Anghiari (cfr. ASF, Magistrato Supremo, filza 4449, cc. 84 r-85 v, 13 maggio 1567;<br />
la concessione avrebbe dovuto scadere già il 31 marzo 1571, ed è forse <strong>per</strong> questo che<br />
non fu a<strong>per</strong>ta, come pure era stato previsto nel lu<strong>gli</strong>o del 1570. Cfr. ASF, Magistrato Supre<br />
mo, :filza 4450, c. 8 v, l'inchiesta sul banco di questa località).<br />
43 Cfr. ASF, Magistrato Supremo, filza 4449, cc. 80 e 82, 13 maggio 1567, patenti<br />
granducali (<strong>per</strong>messo di non portare il segno) a favore dei titolari e dei ministri del banco<br />
di Colle di Val d'Elsa che hanno :finito il tempo e si occupano dell'« ultimo spaccio de'<br />
loro negozi ».<br />
44 Cfr. ASF, Magistrato Supremo, filza 4450, c. 120: il 15 lu<strong>gli</strong>o 1570 il Commissario<br />
:fiorentino di Castrocaro scriveva che « quanto a quel Raffaello di Elia hebreo o suoi<br />
ministri che prestavano a usura, trovo che si partirono più di sei anni sono di queste<br />
parti, sicondo si intende, falliti ». Con questa lettera si rispondeva ad una richiesta di<br />
informazioni, forse del 30 giugno 1570, su Raffaello d'Elia, che si sapeva aver lasciato<br />
il banco «più tempo fa » (ASF, Magistrato Supremo, :filza 4449, cc. 85 v-86 r). L'indica<br />
zione « più di sei anni sono » smentisce l'ipotesi del Cassuto che il prestatore ebreo si<br />
fosse allontanato da poco <strong>per</strong> aver « avuto sentore di ciò che si preparava » <strong>per</strong> <strong>gli</strong><br />
Ebrei (Gli Ebrei ... cit., p. 108).<br />
Dal prestito al commercio: <strong>gli</strong> ebrei dello Stato Fiorentino nel secolo XVI 81<br />
slotanto ora da Bologna a Prato 45 - a tentare l'avventura. Leone ' Laudadio e<br />
Mosè, fi<strong>gli</strong> dell'ormai s<br />
_<br />
omparso Abramo di Isacco, accettano di prestare, al<br />
20 %, a Pescia, a Empoli e a San Giovanni Valdarno <strong>per</strong> 15 anni e <strong>per</strong> una tassa<br />
annua che raggiungeva ora i 110 scudi 46; e restano a<strong>per</strong>ti anche il banco di Monterchi<br />
( ove la tassa è raddoppiata, l'interesse, <strong>per</strong> i clienti locali, è ridotto al<br />
20 % e la condotta è limitata a sei anni) 47 e quello di Pisa, che è <strong>per</strong>ò, come<br />
vedremo, un caso particolare.<br />
er ri ? s sumere a ronte di una richiesta iniziale, nel 1547-48, dell'a<strong>per</strong><br />
. ?<br />
n:ra di dodicl banchi e di una ulteriore richiesta, fra 1556 e 1559, <strong>per</strong> l'a<strong>per</strong>tura<br />
.<br />
d1 altr1 tre banchi, all'inizio de<strong>gli</strong> anni '60 essi erano probabilmente soltanto<br />
dici: de dei da Rieti (Pisa e Colle), quattro de<strong>gli</strong> Abravanèl (Empoli, San<br />
G10vanm Valdarno, Pesc1a _ e Anghiari), due della società Abravanèl - da Pisa di<br />
Bologna (Arezzo e Prato), e due (Monterchi e Modi<strong>gli</strong>ana) ciascuno nelle mani<br />
di una fami<strong>gli</strong>a.<br />
el 156 i banchi erano ridotti a sei: tre dei da Pisa (Empoli, Pescia e<br />
San G1ovanm Valdaro), uno dei da Rieti (Pisa). uno de<strong>gli</strong> Abravanèl (Anghiari)<br />
e uno d1 _ Samuele di Emanuele da Sant'Angelo, già fattore di Isacco Simone da<br />
C1terna, che aveva rinunziato alla titolarità (Monterchi) 48• Tutto questo in uno<br />
Stato che contava più di mezzo milione di abitanti.<br />
. L'es<strong>per</strong>ienza dei banchi dello Stato fiorentino si avviava rapidamente all'esaurimento.<br />
Sebbene avessero ottenuto di aprire uno «sportello » una volta<br />
45 Sui da Pisa che dalla Toscana si erano trasferiti a Bologna alla :fine del '400 fr. M. LuzzATI, l l : gami ... cit. Le prime testimonianze sulla loro stabile, nuova presenz<br />
I Toscana, e probabilmente a Prato, risalgono al 1567, quando ottennero l'esenzione dall<br />
obbligo<br />
_<br />
del segn ? : cfr. ASF, Magistrato Supremo, filza 4449, cc. 80 r, 82 v, 85 r, 86 v-<br />
87 v. Il 1° febbrai ? 1565, quando ebbe inizio la condotta di San Giovanni Valdarno (cfr.<br />
nota 46), Leone di Abramo da Ptsa<br />
_<br />
era detto ancora Bononie moram trahens.<br />
• 46 , La concessone pe Pescia e Empoli ab?andonate <strong>gli</strong> Abravanèl, è del 31 agosto<br />
<br />
1564, l a<strong>per</strong>tura de1 banch1 era prevista <strong>per</strong> il giOrno successivo (ASF, Magistrato Supremo,<br />
a 449, cc. 74 r-76 r; cfr. U. CAssuTo, Gli Ebrei ... cit., p. 108 nota). Il banco di San<br />
G10vanm V aldrno venne a<strong>per</strong>to il l 0 febbraio 1565, dopo che <strong>gli</strong> uomini di quella comunità<br />
avevano dato, 19 novembre 1564, l'autorizzazione necessaria (ASF, Magistrato Supremo,<br />
filza 4449, cc. t8 v-79v; U. CAssuTo, Gli Ebrei ... cit., p. 108, nota). Quanto ai banchi di<br />
copartipaio ? e fra <strong>gli</strong> Abravanèl e i da Pisa di Bologna, quello di Arezzo era in liquidaziOne<br />
m pr1m1 di<br />
_<br />
maggio<br />
_<br />
del 1567 (ASF, Magistrato Supremo, filza 4449, c. 80 r e c. 82 r)<br />
_ .<br />
e no fu rta<strong>per</strong>to; quello di Prato, in liquidazione già il 16 novembre 1563 (ibid., cc. 71-72 r),<br />
t<br />
_<br />
rno a funztonare, come si evince da<strong>gli</strong> atti del processo del 1570, ma soltanto nei giorni<br />
di me!ato, come uccursale di Empoli; e ciò, forse, già alla :fine del 1564.<br />
ASF, Magzstrato Supremo, filza 4449, cc. 76-77; La concessione è del 17 novembre<br />
1564, giorno stsso da cui decorreva la condotta. La proprietà del banco era <strong>per</strong>ò<br />
passata da I<br />
_<br />
acco Stmone da C1terna a Samuele di Emanuele da Sant'Angelo, già suo<br />
fattore. Ultertor segno della stretta sui banchi era l'obbligo <strong>per</strong> l'ebreo di prestare senza<br />
? ego . fino a cmquta scudi alla Comunità di Monterchi, senza <strong>per</strong>cepire interessi <strong>per</strong><br />
1 pr1m1 quattro mes1 e al 20 % una volta scaduto il quadrimestre.<br />
48 Si vedano le « patenti » con l'autorizzazione a non portare il segno, concesse<br />
.<br />
ai prestatori nella primavera-estate del 1567 in ASF, Magistrato Supremo, filza 4449,<br />
cc. 80 r-88 r.