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ITALIA JUDAICA - Direzione generale per gli archivi

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174<br />

Kenneth R. Stow<br />

mini la conversione de<strong>gli</strong> ebrei era vista come un passo avanti fatto verso la<br />

realizzazione di un ideale escatologico. Per usare una terminologia più moderata<br />

e più moderna potremmo affermare che l'aspirazione utopica ve so la conve sion<br />

anticipò incosciamente la meta dell'emancipazione, che tendera ad assorbire gh<br />

ebrei in un corpo sociale omogeneo 2• Per inciso si dovrà notare che qu : sta<br />

s<strong>per</strong>anza non solo era conforme a molti principi ideologici de _ lla resta raz10ne<br />

cattolica in <strong>generale</strong>, principi tanto noti che non avranno b1sogno d1 essere<br />

ripetuti, ma che rappresentava un primo passo verso la modernità. Mentr _ e il<br />

mondo medievale insisteva nel volersi liberare de<strong>gli</strong> ebrei attraverso l'espuls10ne<br />

o il delitto, <strong>per</strong> il mondo moderno il problema sarà quello di trovare <strong>per</strong> loro<br />

una via di accesso: come cioè <strong>gli</strong> ebrei possano essere assorbiti e contenuti nella<br />

società intesa come un tutto. Pur basandosi sull'ideale religioso della conversione,<br />

la politica dei papi verso <strong>gli</strong> ebrei mirava certamente ad attuarne l'assorbiment <br />

nella società cristiana, alternativa questa che fino a quel momento non era mal<br />

stata presa in considerazione.<br />

Il fervore escatologico che segna l'inaugurazione della nuova politica nei<br />

riguardi de<strong>gli</strong> ebrei - iniziatasi con la bolla Cum nimis absurdum di Paolo IV<br />

nel lu<strong>gli</strong>o del 1555 - si mantenne <strong>per</strong> circa quarant'anni. Non essendosi ottenuti<br />

risultati concreti da un lato, e sotto la spinta di necessità mondane dall'altro,<br />

ne<strong>gli</strong> ultimi anni del secolo siamo testimoni di un rallentamento di questo<br />

processo.<br />

Da allora, fino al diciannovesimo secolo, l'elemento più saliente della politica<br />

del Papato verso <strong>gli</strong> ebrei fu quello di una <strong>generale</strong> ambivalenza: da una<br />

parte, cioè, la costante s<strong>per</strong>anza e <strong>gli</strong> sforzi ininterrotti <strong>per</strong> aumentare il numero<br />

dei convertiti, dall'altra la rassegnazione, altrettanto radicata, ad una <strong>per</strong>manente<br />

presenza ebraica, seppur racchiusa tra le mura del ghetto 3•<br />

Il mantenimento di una situazione così ambigua richiedeva <strong>per</strong>ò regole ben<br />

precise e mezzi di controllo tra i più severi; uno di questi si realizzò attraverso<br />

la politica penale.<br />

E non saremmo lontani dal vero se paragonassimo l'esistenza ebraica nel<br />

ghetto ad una forma di carcerazione consciamente imposta: secondo il linguaggio<br />

teologico cattolico tradizionale <strong>gli</strong> ebrei si sarebbero trovati in condizione<br />

di riconoscere i propri errori, attraverso l'es<strong>per</strong>ienza di uno stato di punizione<br />

loro imposto grazie all'applicazione dei più rigorosi canoni restrittivi. Uno<br />

studio de<strong>gli</strong> effetti che il carcere ebbe sulla comunità ebraica romana (la più<br />

2 K. R. STOW, Catholic Thought and Papa! Jewry Policy, 1555-1593, New York 1977.<br />

3 Contrariamente a quanto si crede, e come dovrebbe essere ormai chiaro dal lavoro<br />

del Browe edito nel 1942, nel Medioevo <strong>gli</strong> sforzi missionari si limitano <strong>per</strong> lo più ad<br />

espressioni ' puramente verbali di s<strong>per</strong>anza. Sull'argomento cfr. P. BROWE, Die ]udenmission<br />

im Mittelalter und die Paepste, Roma 1942; K. R. STOw, Taxation, Community and State:<br />

The ]ews and the Fiscal Foundations of the Early Modern Papa! State. Paepste und Papsttum,<br />

XIX, Stuttgart 1982; ID., The Popes and the ]ews, Catholic Restoration and Beyond, in<br />

The World History of the ]ewish People, 1985.<br />

Delitto e castigo nello Stato della Chiesa: <strong>gli</strong> ebrei nelle carceri romane 175<br />

numerosa nello Stato pontificio) porterà dunque a chiarire maggiormente le linee<br />

della politica di restaurazione, o<strong>per</strong>ata dal Papato nei riguardi de<strong>gli</strong> ebrei e,<br />

nello stesso tempo, a verificare la reazione da parte ebraica a tale politica.<br />

Un esame della politica carceraria nello Stato pontificio <strong>per</strong>mette di gettar<br />

luce anche su un altro fattore, quello della povertà. Studi, come quelli di Geremek<br />

e Delumeau hanno messo l'accento sullo sproporzionato aumento della povertà<br />

urbana in questo <strong>per</strong>iodo 4• Molti povèri -finivano ìn prigione <strong>per</strong> debiti; tra<br />

questi vi erano anche ebrei. L'esame della presenza ebraica nelle carceri si dimo­<br />

stra quindi come un elemento anche rivelatore nei riguardi del problema specifico<br />

della povertà ebraica.<br />

l. Le fonti di questo studio<br />

Le fonti <strong>per</strong> lo studio del problema de<strong>gli</strong> ebrei nelle prigioni romane possono<br />

essere divise in due categorie. La prima è costituita dai «mandati di scarcerazione<br />

», emessi a nome del Cardinal camerlengo. L'autorità che li rilasciava era<br />

quasi sempre il governatore della prigione, come di norma anche <strong>per</strong> i non ebrei.<br />

Questi mandati sono raccolti nelle filze di Diversorum del Camerlengo dell'Archivio<br />

di Stato di Roma 5•<br />

Per il <strong>per</strong>iodo che va dal 1560 al 1660 ho trovato circa centodieci mandati.<br />

Essi sono estremamente ricchi di notizie. Oltre al nome del debitore contengono<br />

spesso anche quello del creditore e ci rivelano l'ammontare del debito. Talvolta,<br />

includono i detta<strong>gli</strong> dell'accordo <strong>per</strong> il pagamt:lnto del debito e delle spese di<br />

mantenimento sborsate durante il <strong>per</strong>iodo di incarcerazione. Quasi sempre la cifra<br />

menzionata risulta essere di 33 giulii; il che rinforza l'ipotesi che ha origine<br />

in un testo del 1622 6, e indica come costo <strong>per</strong> il mantenimento di un ebreo imprigionato<br />

<strong>per</strong> debiti la cifra di un giulio <strong>per</strong> diem. Implicitamente, dallo stesso<br />

documento apprendiamo che il tempo massimo trascorso da<strong>gli</strong> ebrei in prigione<br />

<strong>per</strong> debiti era di un mese. Il fatto è ovvio: il creditore, che, di solito era obbligato<br />

a pagare il costo della carcerazione <strong>per</strong> debiti, dopo un mese rischiava quasi<br />

sempre di pagare una cifra su<strong>per</strong>iore a quella che <strong>gli</strong> era dovuta dal debitore.<br />

Un fattore che non si ha il modo di riscontrare esaminando i singoli mandati<br />

è se i debitori venissero incarcerati <strong>per</strong> più di un debito contemporaneamente,<br />

come occasionalmente potremmo dedurre dall'esame di due e più testi concernenti<br />

il medesimo debitore. È difficile determinare la misura esatta del debito indi-<br />

4 J. DELUMEAU, Vie économique et sociale de Rome dans la seconde moitié du XVJe<br />

siècle, Roma 1959, pp. 403-415; B. GEREMEK, La popolazione marginale tra il medioevo<br />

e l'età moderna, in «Studi storici », IX (1968), pp. 623-640; V. PAGLIA, «La pietà dei<br />

carcerati » .. . cit., pp. 45-54.<br />

5 ARcHIVIO DI STATO DI RoMA, [d'ora in poi ASR], Camerale I, Diversorum del Camer­<br />

lengo [d'ora in poi Div. Cam. ], bb. 410-412, 417-422, 425, 431-440, 457-475.<br />

6 ASR, Camerale II, Ebrei, b. 2, f. 147.

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