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Paesaggi Archeologici della Sicilia Sud-orientale - La Sicilia in Rete

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Rosol<strong>in</strong>i: la preistoria ed il paesaggio<br />

co <strong>della</strong> tradizione <strong>in</strong>digena, e una fascia periferica che, soprattutto nell'area settentrionale<br />

e <strong>in</strong> quella che guarda la pianura di Gela, appare co<strong>in</strong>volta da fenomeni di<br />

contatto con popolazioni di orig<strong>in</strong>e italica 39 . Così a Lent<strong>in</strong>i le capanne rettangolari<br />

<strong>in</strong>fossate ricordano quelle del Palat<strong>in</strong>o.<br />

<strong>La</strong> fase <strong>della</strong> colonizzazione greca rappresenta uno dei momenti di frattura<br />

nella storia <strong>della</strong> <strong>Sicilia</strong> e <strong>in</strong> quella degli Iblei. Ciò che contraddist<strong>in</strong>gue i nuovi arrivati<br />

non è tanto una superiorità tecnica o culturale, ma un’organizzazione <strong>in</strong>terna<br />

compatta e strutturata che porta ad un’occupazione e ad uno sfruttamento sistematico<br />

del territorio. Ad una società debolmente stratificata e fluida, che solo nel momento<br />

di Pantalica aveva raggiunto un grado di coesione, si contrappone una società<br />

urbanizzata basata sulla polis e sul possesso del territorio.<br />

Il primo contatto tra Greci e <strong>in</strong>digeni, precedente l'<strong>in</strong>stallarsi delle colonie, è<br />

probabilmente di tipo commerciale, basato su un rapporto paritario, che consente<br />

uno scambio culturale. È emblematico di questa fase il racconto sulla fondazione di<br />

Megara: l'ecista <strong>La</strong>mis, «fondò Thapsos e venne a morte, mentre i suoi, espulsi da<br />

Thapsos, eressero Megara denom<strong>in</strong>ata Iblea, poiché il re dei Siculi Iblone aveva<br />

loro concesso la terra, anzi ve li aveva condotti di persona» (Tuc., VI, 5). Ancora<br />

una volta le valli e le cave costituiscono gli assi privilegiati di diffusione dei prodotti<br />

greci. <strong>La</strong> necropoli <strong>della</strong> Valle del Marcell<strong>in</strong>o recepisce gli stimoli allogeni<br />

già alla metà del VIII secolo, e negli ultimi decenni del medesimo vasi greci raggiungono<br />

il centro <strong>in</strong>digeno di Modica (Tomba di Via Polara). A questa rapida penetrazione<br />

fa seguito la fase di colonizzazione che vede rapidamente conquistate<br />

dai Greci le aree migliori attorno agli Iblei con la fondazione di Siracusa (334<br />

a.C.), Lent<strong>in</strong>i (328 a.C.), Megara e Gela. È <strong>in</strong>teressante che quando Siracusa cerca<br />

di raggiungere la costa meridionale non proceda lungo la costa, ma tagli dall'<strong>in</strong>terno<br />

procedendo attraverso la Valle del Ciane e i passi f<strong>in</strong>o a Palazzolo fondando<br />

Akrai, prosegua fondando Kasmene, e <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e si assicuri la costa meridionale con<br />

Camar<strong>in</strong>a 40 . Non <strong>in</strong>teressa qui il problema <strong>della</strong> natura di queste colonie (militare,<br />

commerciale, agricola), ma il fatto che nella storia degli Iblei si ripeta l'uso precipuo<br />

delle valli associato a quello dei siti arroccati facilmente dom<strong>in</strong>abili. Nello<br />

stesso tempo, l'asse siracusano taglia gli Iblei <strong>in</strong> due settori: quello centro settentrionale<br />

o è sotto controllo greco (chorai di Lent<strong>in</strong>i, Megara, Siracusa con Eloro), o<br />

mostra una rapida recezione di materiale greco già nel VII-VI secolo nelle necropoli<br />

di Licodia Eubea, di Rito presso Ragusa e di Neaiton. Il settore meridionale<br />

sembra essere maggiormente impermeabile alla diffusione <strong>della</strong> cultura greca 41 .<br />

39 Cfr. LA ROSA 1989, p. 94; ALBANESE 2003.<br />

40 A. DI VITA, <strong>La</strong> penetrazione siracusana nella <strong>Sicilia</strong> sud-<strong>orientale</strong> alla luce delle più recenti<br />

scoperte archeologiche, <strong>in</strong> Kokalos, II.2, 1956, pp. 177-205; ristampato <strong>in</strong> A. DI VITA, Da Siracusa<br />

a Mozia. Scritti di archeologia siciliana, Padova 1998.<br />

41 MANENTI cds.<br />

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