figure, laonde con sua direzione fece vari lavori, che essendo disegnati, e guidati da quell’eccellente Pittore, riuscivano ottimamente». Oggi la collaborazione con Solimena è accertata nei monumenti funebri dei principi di Piombino, eseguiti a partire dal 1701 nella chiesa di S. Diego all’Ospedaletto a Napoli. Ma il rapporto con Solimena emerge da molte sculture di Colombo, come osserva Letizia Gaeta 12 , che stabilisce un confronto tra l’angelo dell’Annunciazione di Colombo a Sant’Arsenio nel Cilento e quello di Solimena nella Resurrezione della Galleria del Belvedere di Vienna. Il rapporto tra pittori e scultori nella Napoli barocca può essere ulteriormente indagato sulla base dei documenti resi noti, in questi anni, da Elio Catello 13 e Vincenzo Rizzo 14 . Non va trascurato, inoltre, che alcuni artisti operavano sia come pittori, sia come scultori: è il caso di Domenico Antonio Vaccaro, o del poco noto Eugenio Biancardi, ricordato dal Perrone 15 come pittore di statue presepiali, che firma anche una tela nella chiesa di S. Maria delle Grazie a Melito di Napoli 16 . Giacomo Colombo è autore di numerose statue lignee, nelle varie province del Regno di Napoli e persino in Spagna, ma il suo catalogo è oggetto di revisione a causa di errate attribuzioni formulate in passato. Una delle opere espunte, sulla base del restauro che ha messo in luce i caratteri peculiari di Paolo Di Zinno, è il gruppo della Visitazione di Capracotta in Molise 17 . Tra le opere di nuova attribuzione, invece, ricordiamo la Madonna col Bambino del convento di S. José, a Medina del Campo (Valladolid) 18 . Intanto sono emerse altre opere firmate, come quelle segnalate da Franco Pezzella nell’agro aversano 19 , oppure l’Immacolata acquisita dal Museo de Bellas Artes di Bilbao 20 . Anche il catalogo di Michele Trillocco, attivo a Napoli tra il Sette e l’Ottocento, <strong>anno</strong>verato dal Napoli Signorelli 21 tra gli autori di accessori per il presepe, è da rivedere. La ricostruzione deve partire necessariamente dalle opere firmate, come il Cristo alla Colonna della chiesa dell’Assunta a Positano, datato 1798; ed un Crocifisso di 12 L. GAETA, Pittori e scultori, op. cit., pp. 145-146. 13 E. CATELLO, Lorenzo Vaccaro scultore argentiere, in «Napoli Nobilissima», 1982, pp. 8- 16; E. e C. CATELLO, La Cappella del Tesoro di San Gennaro, Napoli 1977, p. 88; E. CATELLO, Francesco Solimena: disegni e invenzioni per argentieri, in Scritti e documenti di Storia dell’Arte, Napoli 1994, pp. 233-239; idem, Francesco Solimena e la scultura del suo tempo, in «Ricerche sul ’600 napoletano», 2000, pp. 7-15; A. CATELLO, Un progetto di Solimena per una statua d’argento, in Angelo e Francesco Solimena: due culture a confronto, atti del convegno, Napoli 1994, pp. 101-104. 14 V. RIZZO, Notizie su Gaspare Traversi ed altri artisti napoletani del ’700, in «Napoli Nobilissima», 1981, pp. 19-38; idem, Uno sconosciuto paliotto di Lorenzo Vaccaro e altri fatti coevi napoletani, in «Storia dell’Arte», n. 49, 1983, pp. 211-230. 15 A. PERRONE, Cenni storici sul presepe, Napoli, tipografia fratelli Contessa 1896. 16 M. DI MAURO, In viaggio. La Campania. Ricerche e attribuzioni alla scoperta delle opere e degli artisti, Napoli 2009, p. 70. 17 D. CATALANO, Scultura lignea in Molise tra Sei e Settecento: indagini sulle presenze napoletane (Colombo, Di Nardo, De Mari, D’Amore), in L. Gaeta (a cura di), La scultura meridionale in età moderna nel suoi rapporti con la circolazione mediterranea, atti del convegno tenutosi a Lecce (9-11 giugno 2004), Galatina 2007, pp. 223-226. 18 M. M. ESTRELLA, La escultura napoletana en España: comitentes, artistas y dispersión, in L. Gaeta (a cura di), La scultura meridionale in età moderna nel suoi rapporti con la circolazione mediterranea, atti del convegno tenutosi a Lecce (9-11 giugno 2004), Galatina 2007, pp. 105-106. 19 F. PEZZELLA, Sculture lignee di Giacomo Colombo nell’agro aversano, in «Consuetudini aversane», n. 27-28 (apr.-sett. 1994), pp. 23-31. 20 M. M. ESTRELLA, op. cit., pp. 105-106. 21 F. Strazzullo (a cura di), Tradizioni sacre popolari e scultura del '700 a Napoli. Da un manoscritto di P. Napoli Signorelli, Napoli 1968, p. 38; P. NAPOLI SIGNORELLI, Vicende della coltura nelle Due Sicilie, Napoli, presso V. Orsini, 1811, p. 273. 128
ubicazione ignota, che in passato fu erroneamente assegnato al Bottigliero 22 . In queste opere lignee possiamo riscontrare un modellato nervoso ma tenero ed un intenso patetismo, che da un lato mostra il retaggio della tradizione classicista, e da un altro l’influenza determinante di Giuseppe Sanmartino. Nel Cristo alla colonna, inoltre, si rileva «lo splendido incarnato di un nitore alabastrino, nella linea dell’eredità di Francesco De Mura ed in consonanza evidente con la tavolozza cromatica neoclassica» 23 . Cesa, S. Cesario. Giacomo Colombo, S.Antonio da Padova Altra opera documentata di Michele Trillocco è il Cristo risorto del Museo Diocesano di San Severo 24 , commissionato da mons. Farao alla fine del ’700. Piena aderenza ai modi di Michele dichiara il fratello Gennaro, autore di una Madonna del Carmine, nella chiesa del Carmine a San Severo 25 ; di un S. Michele Arcangelo, nell’omonima chiesa di 22 Gennaro Borrelli, che non ebbe l’occasione di vedere il Crocifisso dal vivo, ne venne a conoscenza attraverso Antonio Lebro, che lo disse firmato da Matteo Bottigliero (cfr. G. BORRELLI, Il presepe napoletano, Roma 1970, p. 189). In seguito Teodoro Fittipaldi, osservando l’opera dal vivo, vi rilevò la firma inequivocabile di Michele Trillocco (cfr. T. FITTIPALDI, Sculture di Matteo Bottigliero in Campania, in «Campania Sacra», n. 4, Napoli 1973, p. 244, nota 3). 23 T. FITTIPALDI, Scultura napoletana del Settecento, Napoli 1970, p. 201. Anche Letizia Gaeta insiste sul rapporto tra Michele Trillocco e Francesco De Mura, proponendo un confronto tra il Cristo alla colonna di Trillocco a Positano, e quello di Francesco De Mura transitato sul mercato antiquario a New York (L. GAETA, Pittori e scultori a Napoli tra ’600 e ’700, in «Kronos», n. 10, 2006, p. 154). 24 M. Pasculli Ferrara, comunicazione orale. 25 L’opera fu eseguita da Gennaro Trillocco nel 1794, in sostituzione di un quadro di analogo soggetto, come attestano le ricerche documentarie di R. Papa (Pie pratiche in onore di Maria SS. del Carmine a Sansevero, ivi, 1914 o 1915), riprese da A. Gambacorta (Storia dell'arte in Capitanata nel secolo XVIII. Opere firmate, bibliografia, referenze fotografiche e documenti, in 129
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