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anno 2010 - Istituto studi atellani

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comunità si dedicavano alla pirateria, infastidendo il monopolio commerciale etrusco<br />

nel mar Tirreno 22 .<br />

Ritornando alla costa tirrenica siciliana, si deve ricordare che in data 9 aprile 2009 è<br />

stata rinvenuta un’ancora, scoperta in un fondale sabbioso a m 14 di profondità nel mare<br />

di Capo Schinò di Gioiosa Marea (ME) a pochi chilometri ad ovest di Patti. L’ancora<br />

(lunghezza: m 1,96; peso: Kg 270 circa) è della tipologia a cassa senza perno e non<br />

presenta elementi decorativi o iscrizioni; risale all’età romana, ma al momento della<br />

scoperta risultava decontestualizzata 23 .<br />

A tal riguardo è bene segnalare che una zona marina della fascia costiera antistante Patti<br />

Marina è protetta da un vincolo (divieti di ancoraggio, pesca ed immersione), il quale<br />

può contribuire ad una maggiore tutela e conservazione degli eventuali relitti presenti 24 .<br />

4. Dall’antiquaria delle «sommerse rovine» e «frantumi» alle ipotesi sul porto di<br />

Tindari<br />

A Tindari già nella seconda metà del Settecento le rovine abbandonate dell’antica città<br />

suscitavano interesse da parte di viaggiatori e <strong>studi</strong>osi. Ai fini di questa disamina si<br />

devono segnalare le più importanti notazioni, inerenti alla presenza di presunte tracce<br />

archeologiche, collocate nei pressi del mare.<br />

Nella Relazione delle Antichità del Regno di Sicilia, esistenti nelle due Valli di Demona,<br />

e di Noto (1779) e nel Viaggio per tutte le antichità della Sicilia (1781) Ignazio Paternò<br />

Castello riportava dalla tradizione orale la presenza di «sommerse rovine» nel mare di<br />

Tindari, riconducendole al terremoto “pliniano” del I sec. d.C., momento in cui fu<br />

«rovesciata non poca parte delle sue fabbriche». Una simile notizia fu riferita nel<br />

Voyage pittoresque des isles de Sicilie, de Malte et de Lipari (1782) del francese J.<br />

Houel, al quale i locali di Tindari avevano assicurato che era possibile vedere dall’alto<br />

del promontorio tindaritano alcune rovine, sommerse nel mare sottostante, anche se lui<br />

stesso non ebbe modo di rintracciarle 25 . Queste notizie di Paternò Castello e Houel<br />

potr<strong>anno</strong> essere confermate o smentite soltanto grazie alla ricerca subacquea e<br />

archeologica.<br />

L’abate F. Ferrara, Regio Custode d’Antichità, nella sua Memoria sopra l’antica<br />

distrutta città di Tindari in Sicilia (1814) descriveva la spiaggia a ridosso della punta<br />

orientale di Capo Tindari. Dopo aver svolto con ogni evidenza un’autopsia direttamente<br />

sul campo, si accorse che sulla spiaggia era possibile osservare «gli stessi pezzi di vasi<br />

che nel piano superiore», ai quali si aggiungevano pure «resti di fabbriche». Attribuendo<br />

anch’egli la posizione di tali «vestigi» ai disastrosi effetti del terremoto, deduceva la<br />

22 Per le indagini subacquee alle isole Eolie si rimanda a: BOUND 1992; BACCI-MARTINELLI-<br />

OLLÀ-SARDELLA-VANARIA-ZAVATTIERI 2008, pp. 113-117. I recenti ritrovamenti presso il<br />

porto di Lipari risultano ancora inediti, ma già ampiamente annunciati a mezzo stampa. Tra i<br />

vari articoli pubblicati si fa riferimento a La Repubblica, 20 ottobre 2008. Si veda inoltre:<br />

GAMBERINI 1917, pp. 177-191; LIBERTINI 1921, pp. 91-94: pirati di Lipara.<br />

23 La scoperta è stata brevemente comunicata dalla Soprintendenza del Mare ed annunciata dalla<br />

stampa locale (http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/archeologia<br />

sottomarina/sez_news/news_08.htm).<br />

24 AA.VV. 2009, p. 18, n. 5.45: «5-III-2008. Marina di Patti - Sito archeologico. È centrato nel<br />

punto 38°09.273'N - 014°58.079'E, nei pressi di Marina di Patti; nel raggio di 200 m centrato<br />

nel suddetto punto, sono vietati l'ancoraggio, la pesca anche subacquea, le immersioni in apnea<br />

e con bombole ad eccezione dei soggetti autorizzati».<br />

25 PATERNÒ CASTELLO 1817, p. 245: «si dice, che in tempo, che il mare è chiaro, e tranquillo si<br />

vedono ancora le sommerse rovine». È bene ricordare che la prima edizione del Viaggio del<br />

principe di Biscari risale al 1781; PAGNANO 2001, p. 161: «Ci viene riferito, che il Mare in<br />

tempo che è chiaro, è tranquillo, si vedono ancora le sommerse rovine». Appare significativo<br />

che Paternò Castello abbia riportato in due opere questa notizia, tanto nella Relazione ufficiale<br />

per la Regia Custodia, quanto nel suo Viaggio a più ampia divulgazione. HOUEL 1782, p. 5.<br />

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