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anno 2010 - Istituto studi atellani

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politica, gli amministratori, l'associazionismo, gli <strong>studi</strong>osi e quanti appassionati alle<br />

sorti del territorio locale. Dobbiamo inventare, con l'aiuto degli esperti e con il<br />

coinvolgimento di tante energie locali, brillanti e fresche, un modello di gestione che<br />

risponda a tutta una serie di bisogni, primo dei quali quello di rendere visibile il sito<br />

culturale - archeologico atellano nei circuiti culturali e turistici che contano. Occorrono<br />

fantasia e creatività per trasformare la "materia prima" che la storia ci ha donato (la<br />

tradizione culturale delle Fabulae Atellanae; i resti archeologici; ecc.). Un potenziale<br />

che deve essere sapientemente messo a sistema. Del resto solo con un intelligente lavoro<br />

di promozione di quanto finora fatto si può sperare di attrarre altri capitali con cui<br />

continuare la campagna di scavi. Le risorse a disposizione ci h<strong>anno</strong> consentito di<br />

condurre indagini su una superficie limitata che tuttavia ci ha confermato che nel<br />

sottosuolo ci sono le risposte che attendono il territorio e tutti quelli che non h<strong>anno</strong><br />

smesso mai di credere nei "tesori" del sottosuolo. Non dobbiamo affatto abbandonare la<br />

speranza di ritrovare l'anfiteatro. Nel corso di uno dei tanti incontri che periodicamente<br />

svolgiamo con la Soprintendenza Archeologica, il responsabile di zona dott. Angelo<br />

Stanco, persona disponibile e competente, mi ha tra l'altro riferito che il ritrovamento di<br />

un secondo (il primo è quello del Castellone) edificio termale pubblico, dalle ampie<br />

proporzioni, fa riflettere non solo sulla grandezza della città ma anche sulla possibile<br />

vicinanza del foro dal momento che queste strutture solitamente sorgevano proprio a<br />

ridosso del centro cittadino. E se il foro è nei paraggi, altrettanto lo sono la basilica, il<br />

tempio, il teatro e altri complessi che solitamente animano la parte centrale delle città<br />

dell'epoca. Quanto basta, insomma, a non frenare l’ambizione e la brama di conoscenza<br />

che nutriamo verso la civiltà atellana da cui orgogliosamente discendiamo.<br />

Il dibattito è aperto e ancora una volta chiama in gioco il senso di responsabilità e la<br />

capacità di sintesi e di risposta della classe dirigente atellana affinché il baricentro<br />

dell'antica città ritorni ad essere il cuore pulsante della cultura, dell'economia e dello<br />

sviluppo locale trasformando un sogno irraggiungibile in una visione concreta, per il<br />

beneficio dei posteri.<br />

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