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anno 2010 - Istituto studi atellani

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Non c’è più il marmo, non è detto nulla circa il contesto in cui quello originariamente fu<br />

trovato (luogo, condizioni del terreno, presenza d’altri reperti …) 4 , né il testo della<br />

lapide (pure perduta), composto dai Cenobiti, sopperisce in qualche modo concretamente<br />

a queste carenze. Esso recepisce solo la memoria di una tradizione, la cui<br />

origine è in un’anonima leggenda epicoria. Speculando su questa, alcuni sapientiores<br />

s’ingegnarono di giustificare e motivare il “monimentum”.<br />

La grande figura di s. Paolo, instancabile viaggiatore per la causa evangelica, e la sua<br />

particolare condizione di (per così dire) libero prigioniero, a cui il disponibile<br />

centurione consente, durante la sosta a Pozzuoli, di accettare l’ospitalità dei “fratelli”<br />

cristiani, sembrano venare di verosimiglianza anche l’immaginata ospitalità di un<br />

presbitero atellano. Ma per valutare la tenuta di questa verosimiglianza, bisogna fare un<br />

po’ d’esegesi.<br />

L’accenno, negli Atti degli Apostoli, a “dei fratelli” trovati a Pozzuoli, fa intendere che<br />

trattavasi di una piccola comunità, il cui spazio religioso era sicuramente molto ristretto<br />

in una città dove predominavano i culti di Dei come Atargatis, Dusares, Baal, Mitra,<br />

Juppiter Dolichenus, Cibele …; ed erano presenti anche mercanti Ebrei, che lì<br />

praticavano, tollerati, il proprio culto.<br />

Se questa era la realtà religiosa a Pozzuoli, centro portuale che faceva da perno ad<br />

intense attività commerciali, non pare che ci siano elementi per ammettere, sic et<br />

simpliciter, lo stesso per i “pagi finitimi”. Qualche cristiano nei pagi e nei vici dopo<br />

Pozzuoli vi poteva anche essere e quindi anche ad Atella, ma è difficile che in questa<br />

città qualche fedele potesse intercettare Paolo e la comitiva di cui faceva parte e<br />

prodigarsi allo stesso modo dei Cristiani di Pozzuoli. Infatti, se non facendo caso ad<br />

altre sfumature, riflettiamo sulle parole di s. Luca 5 , cogliamo facilmente l’azione di<br />

viaggio: una volta trascorsi i sette giorni di sosta, “(…) ci incamminammo per Roma” 6 .<br />

Ora, se ci fosse stato un evento che sostanzialmente avesse avuto la stessa portata di<br />

quello accaduto a Pozzuoli o della successiva accoglienza alle porte di Roma 7 ,<br />

sicuramente lo scrupoloso segretario dell’Apostolo ne avrebbe preso debita nota. Ma<br />

non c’è alcun cenno. Del resto, se la sosta a Pozzuoli appare, (indipendentemente dal<br />

riferimento alla comunità di Cristiani ivi presente), più che giustificata dopo il faticoso<br />

viaggio da Malta e per la necessità di approntare i mezzi di trasporto necessari alla<br />

scorta e ai prigionieri, è da pensare che il centurione per motivi di consegna militare,<br />

non poteva esagerare nella sua discrezionalità. In altre parole, non appare ammissibile<br />

che il centurione, per quanto lo stimasse, concedesse a Paolo di accettare ospitalità da<br />

chicchessia, facendo quindi a causa di Paolo tappa ad Atella con un gravame logistico<br />

per sistemare il resto della comitiva ingiustificato, considerato che era a qualche miglio<br />

dalla mansio presso la quale ci si poteva fermare per un ristoro completo sia delle<br />

persone che degli animali: ciò, come accennato precedentemente in nota, secondo<br />

quanto garantito dall’organizzazione statale “iis qui rei publicae causa iter faciunt”.<br />

Lungo il tragitto il convoglio si poteva fermare solo se costretto da eventi imprevisti e<br />

determinanti, che, a quanto pare, non ve ne furono nel tratto Pozzuoli-Roma.<br />

Ora, solo per ipotesi: ammettiamo la presenza del presbitero e che questo, avendolo<br />

visto, riconoscesse Paolo o, in qualche modo, capisse chi era. Delle sette opere di<br />

misericordia, quante il presunto sacerdote ne potette praticare al prigioniero Paolo in<br />

4<br />

Si tenga presente: nella lapide dei Paolotti è detto genericamente che il reperto in questione era<br />

presso la cappelletta di s. Maria de Bruna e venerato come un ricordo di s. Paolo. I sapientiores<br />

vi costruirono intorno la storiella del presbitero borioso.<br />

5<br />

V. cit. in nota n. 3.<br />

6<br />

Atti degli Apostoli, 28-14.<br />

7<br />

“E di là, avendo udite i fratelli le cose nostre, ci vennero incontro sino al foro di Appio, e alle<br />

Tre Taberne. I quali veduti che ebbe Paolo, rendette grazie a Dio, e si consolò” - (Atti degli<br />

Apostoli, 28-14).<br />

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