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anno 2010 - Istituto studi atellani

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Lojacono», impiegata come area portuale dai Tindaritani 30 . I toponimi, segnalati nella<br />

planimetria del sito, si riferivano all’estrema punta nord-orientale del promontorio di<br />

Tindari, zona probabilmente difficile da oltrepassare già in antichità ed oggi quasi<br />

totalmente priva di spiaggia, a causa dell’erosione marina. Tuttavia si deve <strong>anno</strong>tare che<br />

questa collocazione ipotetica del porto non si discosta eccessivamente dalla località<br />

Valle, la zona presunta dei «frantumi» e avanzi, menzionati da Ferrara e Giardina;<br />

anche le conclusioni di Scaffidi trovavano spunto dal dettagliato tentativo di valutazione<br />

dei danni del terremoto del I sec. d.C.<br />

Pianta semplificativa del sito di Tindari con l’indicazione di Roccia S. Filippo e Roccia<br />

Lojacono (SCAFFIDI 1895, p. 73)<br />

Nella monografia Tindari: cenno storico descrittivo (1921) E. Badolati, osservando la<br />

conformazione geologica del promontorio di Tindari, proponeva l’ipotesi della presenza<br />

presso la spiaggia di Marinello di «costruzioni portuali, avanzi di navi», occultate a<br />

causa del bradisismo e da riscoprire grazie a grandi scavi nel banco sabbioso, ancor oggi<br />

non avvenuti. Pochi anni dopo P. Giannelli nel suo articolo Tindari (1925), fino ad ora<br />

ignorato dalla critica, affermava che «presso il lato nord del promontorio» e in presenza<br />

di acque calme si potevano addirittura vedere «ammassi di pietre e tronchi di colonne»,<br />

da lui associati ad antichi edifici crollati a mare. Quest’affermazione può<br />

verosimilmente riaprire l’ipotesi di strutture sommerse a nord del Capo Tindari, seppur<br />

non sia attualmente possibile definirne la presunta destinazione (porto, impianto a mare,<br />

abitato, ecc.). Si deve tralasciare l’accenno di C. Di Bartolo, presente nel fascicolo de Le<br />

cento città d’Italia illustrate (1927), comunque citato in nota 31 .<br />

30 SCAFFIDI 1895, pp. 73 (planimetria), pp. 76-77: «[…] formando forse una piccola insenatura,<br />

tra la Roccia S. Filippo e la Roccia Lojacono, la quale serviva di piccolo porto alle navi<br />

Tindaritane»; pp. 75-79: terremoto.<br />

31 BADOLATI 1921, p. 108: «Questo fenomeno [bradisismo] è molto evidente a Tindari ove la<br />

parte sopravvanzata dell’antico porto è completamente interrata a causa del lento ma costante<br />

sollevamento della spiaggia»; p. 109: «Forse scavando nei sedimenti che attualmente occupano<br />

quella che fu una volta parte del porto potrebbero tornare alla luce, costruzioni portuali, avanzi<br />

di navi, rocce forate da litodromi o cosparse da conchiglie fossili […]». GIANNELLI 1925, p.<br />

1300: «Ancor oggi, quando il mare è calmo e le acque limpide lasciano trasparire il fondo,<br />

presso il lato nord del promontorio, si vedono ammassi di pietre e tronchi di colonne che certo<br />

dovevano appartenere agli edifizi crollati della soprastante città». DI BARTOLO 1927, p. 15:<br />

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