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anno 2010 - Istituto studi atellani

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RECENSIONI<br />

LEOPOLDO SANTAGATA, Aversa e la cultura, Aversa <strong>2010</strong>.<br />

Aversa e la cultura è il titolo del libro pubblicato da Leopoldo Santagata, che,<br />

ultranovantenne, continua la sua “ricerca” meritoria, meravigliando per la sua lucidità. Il<br />

testo, presentato da Antonio Santagata, si suddivide in tredici capitoli che ripercorrono<br />

la storia “culturale” dalle origini fino ai nostri giorni. Puntando l’obiettivo su vari aspetti<br />

del percorso, Santagata ricostruisce lo sviluppo dell’embrione, preesistente alla venuta<br />

dei Normanni, che, ingrandendosi grazie alla presenza costante sia del papato che<br />

dell’impero, diventa importante punto di riferimento, oltre che militare, soprattutto<br />

educativo e formativo.<br />

Forte dell’azione costante delle “scuole”, che da sempre h<strong>anno</strong> agito sia nella cattedrale<br />

che nel monastero di San Lorenzo, Aversa ha avuto due fonti del “sapere”, che h<strong>anno</strong><br />

contribuito molto nel tempo a dare identità ad un agglomerato urbano che trova nel<br />

substrato del classicismo greco-latino e soprattutto nel cristianesimo la filigrana della<br />

sua storia. Inoltre, assistito dalle cure di principi e papi, il borgo si accresce di chiese ed<br />

opere d’arte, assumendo un ruolo di primo piano, anche per la penetrante opera degli<br />

ordini religiosi francescano e domenicano. Un nuovo corso si istaura al tempo degli<br />

Angioini con la costruzione di chiese e ospedali e l’organizzazione delle confraternite.<br />

A questi succedono gli Aragonesi che d<strong>anno</strong> vita ad una vivace azione culturale per i<br />

meriti di filosofi quale Luca Passicio e di poeti quale Giovanni Aloisio, che si sono<br />

serviti addirittura di stamperie aversane, operanti fin dal 1493. Con la dominazione<br />

spagnola si regista una certa decadenza, anche se in città non mancano personaggi che si<br />

distinguono quali Paolo Pacello, Giovanbattista Del Tufo o lo sviluppo delle sacre<br />

rappresentazioni. In questo stesso tempo si cominciano a consolidare le Opere Pie che,<br />

pur essendo di minore valenza, sono importanti perché, organizzando le confraternite di<br />

arti e mestieri e i monti di pietà, permettono di fare l’utile senza trascurare la<br />

conoscenza, se è vero che tante congreghe possedevano biblioteche.<br />

Nel 1700, pur in un periodo di generale crisi economica e spirituale, Aversa continua a<br />

risplendere grazie ai francescani, che riescono a conservarla come centro di raffinata<br />

cultura per l’azione dei Francolino, Cappella, Scaglione, Serao, Tozzi, per la luce che<br />

viene dal Seminario, per l’isituzione dell’Annunziata e soprattutto per le Accademie,<br />

che vedevano protagonisti personaggi di rilievo quali Patricelli, De Mura, Malvasio, i<br />

teologi De Fulgore, Diana e Luppoli: senza contare che proprio in quel tempo, oltre a<br />

molti pittori, assurgono a fama i suoi musicisti più importanti Cimarosa, Jommelli e<br />

Andreozzi. Nell’ ’800 nuovi fremiti culturali percorrono la città che, oltre a registrare la<br />

presenza di Michele De Chiara, poeta e scrittore, vede la sua scuola freniatica illuminare<br />

la scienza medica e potenziare le istituzioni scolastiche con San Lorenzo, le scuole<br />

primarie, il ginnasio e la fioritura di tanti latinisti al Seminario vescovile. Nel ‘900,<br />

mentre la scienza medica fa da guida con Saporito, Motti e Cascella, Aversa <strong>anno</strong>ta<br />

esponenti culturali di valore in varie discipline quali Rosano, Caianiello, Pirozzi,<br />

Ruberti. In campo religioso si segnalano dell’Aversana, Tirozzi e Meles, mentre tra<br />

artisti e pittori rifulgono Pastore, Ruta, Parmeggiano, Vitale e Selitto.<br />

Il volume, dotato di una abbondante bibliografia e da un indice analitico, si conclude<br />

con due capitoli dedicati alla pubblicistica, agli storici e cronisti nostrani, di cui riporta<br />

un lungo e dettagliato elenco e termina con un’ attenta disamina della cultura<br />

contemporanea in Aversa. Santagata constata “un’ossatura culturale molto solida” che,<br />

anche grazie alle tante associazioni e all’ampio impianto scolastico, ne manifesta la<br />

vitalità dell’impegno e del pensiero, i quali, a dispetto di nichilismo, scientismo e<br />

ateismo, continuano ad alimentare quel filone classico e cristiano che, come sottolinea<br />

lo storico Ferruccio Prazzo è diventato per noi non solo prezioso ma appare come “la<br />

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