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anno 2010 - Istituto studi atellani

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Allo stato attuale delle ricerche, l’assenza di mirate ispezioni archeologiche rappresenta<br />

un ostacolo per ricostruire soprattutto la configurazione dello spazio a pianoterra delle<br />

ali brevi del castello 13 .<br />

Attenendoci così all’indagine autoptica si ricava che il livello inferiore del braccio<br />

sudorientale era frazionato in due ambienti: uno stretto vestibolo, probabilmente voltato<br />

a crociera, era situato in linea con l’ingresso carrabile del fortilizio; a questo vano di<br />

passaggio si affiancava un locale rettilineo, sprovvisto di aperture verso l’esterno.<br />

L’androne d’ingresso aveva una pianta a rettangolo allungato, la cui larghezza era di<br />

poco superiore alla luce del portone. Inoltre l’impronta di una volta dall’andamento<br />

ogivale sulla parete sudoccidentale prova che il vestibolo era coperto da una volta a<br />

botte spezzata, la quale forse continuava anche nel locale adiacente del braccio<br />

sudorientale.<br />

Lato sud del cortile<br />

Il piano superiore, invece, era composto de un’aula che prendeva luce da una finestrella<br />

quadrata munita di sedili e latrina. Nessun elemento indica l’impiego di una copertura in<br />

muratura sul vano nobile di quest’ala del castello 14 , a dimostrazione del fatto che in<br />

questo settore il cantiere sfruttò il falsopiano dell’altura, il cui manto roccioso fu oggetto<br />

di una consistente opera di sbancamento al fine di ospitare al lunga sala sotterranea, un<br />

tempo accompagnata da una volta a botte, che crollò prima del riadattamento del<br />

castello in dimora signorile, operazione datata al XVIII secolo.<br />

La distribuzione e la tipologia degli interventi dimostrano che già allora il braccio<br />

sudoccidentale era l’unica ala del castello ad essere sopravvissuta, e che tre di esse (le<br />

torri settentrionale e orientale, e il bastione mediano del lato nordoccidentale) fossero<br />

oramai isolate rispetto alla zona residenziale. Qualora si escluda il locale ipogeico, che<br />

13 Dal recente saggio (ibidem) apprendo che alcuni saggi di scavo sono stati effettuati di recente<br />

per consentire l’intervento di restauro, ma i risultati delle indagini non sono stati ancora<br />

pubblicati.<br />

14 A tale riguardo si dimostra errata la lettura dell’ala sudoccidentale fornita da F. RUSSO,<br />

Canoni dell’architettura federiciana nel castello di S. Felice a Cancello, «L’Universo», LX<br />

(1980), pp. 139-142, secondo il quale l’organismo architettonico aveva esclusivamente due<br />

livelli d’alzato. Tuttavia anche le ali nordoccidentale e sudorientale possedevano camere<br />

sotterranee, probabilmente di modeste dimensioni, alle quali si accedeva tramite due porte (oggi<br />

distrutte) sistemate ai capi della sala ipogeica del braccio nordoccidentale. Da ultimo, P. F.<br />

PISTILLI, Castelli normanni e svevi in Terra di Lavoro. Insediamenti fortificati in un territorio<br />

di confine, San Casciano V.P. 2003, pp. 187-204.<br />

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