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anno 2010 - Istituto studi atellani

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via maestra per conservare la nostra eredità morale e per restare saldi di fronte ad un<br />

futuro burrascoso”.<br />

GIUSEPPE DIANA<br />

MARIA CRESCENZA CARROCCI, Pontecorvo Sacra. Ricerche storiche,<br />

presentazione di Cosimo Damiano Fonseca, Montecassino <strong>2010</strong>.<br />

Il volume pubblicato da Maria Crescenza Carrocci, in una sintesi breve e con stile<br />

preciso espone tutte le questioni che riguardano Pontecorvo Sacra. Il libro presenta una<br />

dotta presentazione di Cosimo Domenico Fonseca, Accademico dei Lincei, già rettore<br />

magnifico dell’università degli Studi della Basilicata, nella quale scrive che il lavoro<br />

«riprende una consuetudine che dal ‘600 in poi ha contrassegnato la ricognizione del<br />

patrimonio edilizio di natura religiosa, quella cioè che individuava e illustrava gli<br />

itinerari della fede in parte con intenti devozionali in parte con finalità erudite, ancorché<br />

con strumenti e metodologie differenziate e variegate rispondenti alle temperie culturali<br />

del tempo. Si aggiunga, nel caso di Pontecorvo, l’esistenza di uno zoccolo storiografico<br />

di tutto rispetto che va da La medievale Pontecorvo del canonico Don Tommaso Sdoja<br />

alla monografia Pons Curvus del secolo IX al secolo XIV di don Gian Michele Fusconi<br />

alla numerosa serie di saggi, di <strong>studi</strong> particolari, di note specifiche non rare volte frutto<br />

di scoperte arcaistiche e di mirate compagnie di scavo. E ultimo, ma non ultimo aspetto,<br />

gli stretti legami con l’Abbazia di Montecassino, nella cui signoria territoriale gravitò<br />

con indubbi arricchimenti della sua tradizione spirituale e religiosa». Esaminando il<br />

libro si rileva che si articola su un duplice registro, quello della situazione politica e<br />

l’atro della vita religiosa. L’Autore ha dinanzi un materiale copioso: l’ iniziale stesura<br />

ad opera dello Sdoja, nel contesto di quella storiografia erudita protesa ad accertare i<br />

fatti, a puntualizzare gli avvenimenti, a circondare il documento, di una peculiare<br />

sacralità, indissolubile e reciproca del factum e del verum del primitivo “ponte curvo”.<br />

La storia religiosa ha un fascino particolare perché è storia di civiltà, così affermava<br />

l’abate d. Placido Lugano su L’Osservatore Romano il 29 novembre 1931, per la storia<br />

delle Diocesi in Italia (pag. 35). Essa abbraccia l’arco di tempo dal XI al XX secolo, e<br />

rilevano i fatti che portarono alla realizzazione della varie chiese sorte sul territorio. Il<br />

volume si pregia anche della Prefazione di don Faustino Avagliano, che sulla scia dei<br />

suoi predecessori, tanto si prodiga per la conservazione del patrimonio librario di questo<br />

centro internazionale di vita spirituale e di <strong>studi</strong> a cui convergono da ogni parte del<br />

mondo gli <strong>studi</strong>osi. L’abbazia isolata e solenne è, ancora oggi, uno dei principali punti<br />

di riferimento dell’ideale europeo e che dalle sue mura continua a difendere l’unità<br />

culturale classica e cristiana. Nella suddetta Prefazione è descritta che il territorio di<br />

Pontecorvo fu, per parecchi secoli fino alla soglie del Cinquecento, per lo più<br />

dipendente dalla giurisdizione temporale di Montecassino. Il volume è suddiviso in due<br />

parti così scandite: nella prima, si traccia un quadro della situazione politica del luogo,<br />

attraverso l’analisi di una documentazione che porta il nostro autore a ricostruire la vita<br />

del centro, che vide sul territorio pontecurvense eserciti in lotta, nello scontro tra<br />

Federico II e il papato, tra Manfredi (figlio naturale di Federico II) e Carlo d’Angiò,<br />

nelle guerre per la titolarità del regno di Napoli, sino a Innocenzo III, che nel novembre<br />

1485 mutò radicalmente lo status della terra di Pontecorvo sottraendolo al dominio di<br />

Montecassino e inserendola tra i territori dello stato della Chiesa. Nel 1806-1815<br />

Napoleone Bonaparte sottrasse Pontecorvo allo Stato Pontificio assegnandolo come<br />

Principato al maresciallo Carlo Giovanni Battista Bernadotte, futuro re di Svezia. Ma<br />

dopo il congresso di Vienna, colla Restaurazione Pontecorvo insieme a Benevento<br />

ritornò allo Stato della Chiesa e continuò ad essere una enclave pontificia nel regno<br />

meridionale. Con l’impresa garibaldina e l’annessione del regno delle Due Sicilie al<br />

regno d’Italia, il 7 dicembre 1860, Pontecorvo entrò ufficialmente e definitivamente a<br />

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